#Venezia72 – L’esercito più piccolo del mondo, di Gianfranco Pannone

Presentato fuori concorso, il lavoro di Pannone è un affettuoso abbraccio ai giovani che decidono di mantenere vivo il corpo delle Guardie Svizzere. Fuori concorso

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Leo, René e Michele sono accomunati dall’essere celibi, diplomati ed aver svolto il servizio militare in Svizzera: questi sono, infatti, i requisiti per poter entrare a far parte del più pittoresco esercito del modo, le Guardie Svizzere. Michele è l’unico che parla italiano essendo figlio di genitori italiani, mentre René e Leo vengono dalle campagne della svizzera tedesca. Pannone segue tutto il loro percorso di reclute, che dura otto mesi, dall’arrivo al giuramento di fedeltà al Papa e ne registra, con intimità di sguardo, impressioni e perplessità.
Per tutti, e anche per lo spettatore, la prima impressione è certamente quella dello stupore: svolgere il proprio servizio fra le stanze affrescate da Raffaello e Michelangelo non può certo lasciare indifferenti. Queste stanze, però, sono ormai vuote da quando Papa Francesco ha deciso di non stabilircisi ma di restare alla residenza cardinalizia Domus Sanctae Marthae, ed allora dà altrettanta emozione svolgere il servizio notturno sui tetti, a pochi metri dalle finestre del Papa.
Con il passare delle settimane e dei mesi, allo stupore iniziale cominciano ad affiancarsi altre emozioni legate alla presa di coscienza dell’unicità del proprio ruolo ed così le reclute si confidano, ad esempio, di non dire ai giovani italiani con i quali stringono amicizia di essere Guardie Svizzere, ma semplicemente studenti, per non entrare in una spirale di curiosità che renderebbe impossibile qualunque interazione; oppure di sentirsi come le attrazioni di uno zoo nel servizio all’esterno, di fronte ai turisti di cui non riescono a vedere il viso ma solo i tablet e gli smartphone.
René, forse per i suoi studi di teologia, è quello più portato all’introspezione ed è quello che riesce a riassumere nella maniera migliore il senso della sua esperienza (e quindi il senso del film), quando dice che la divisa multicolore delle Guardie Svizzere (forse disegnata da Michelangelo) deve essere un monito all’apertura verso le diverse realtà che compongono il mondo di oggi, in linea con l’atteggiamento di apertura portato da Papa Francesco.
Il senso del lavoro, commissionato dal Centro Televisivo Vaticano, non è certo quello dell’inchiesta, ma di un affettuoso abbraccio a giovani in formazione che, con la loro “vocazione”, mantengono in vita un corpo secolare alla ricerca, come la stessa Chiesa, di nuove vie per relazionarsi con il mondo dopo l’arrivo di Papa Francesco.

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