#Venezia73 – Assente Keywan Karimi, il regista iraniano di Drum

E’ stato condannato a sei anni di carcere (poi “ridotti” a uno dopo il processo d’appello) e a 223 frustate, per aver offeso governo e religione, per il documentario Writing on the City

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Keywan Karimi, il giovane regista iraniano di origini curde selezionato con la sua opera prima, Drum, alla 31° Settimana Internazionale della Critica, non potrà essere a Venezia. Condannato a sei anni di carcere (poi “ridotti” a uno dopo il processo d’appello) e a 223 frustate, per aver offeso governo e religione, a causa del suo documentario Writing on the City, che “raccontava” i graffiti della città di Teheran dalla Rivoluzione islamica alla rielezione di Ahmadinejad.
Il regista non è stato ancora incarcerato, ma di fatto il suo status somiglia in tutto e per tutto a quello di un uomo agli arresti domiciliari, impossibilitato a lasciare il Paese. Un caso, il suo, che ha scatenato la sollevazione della comunità cinematografica internazionale. 

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Drum è la storia di un avvocato di mezza età che vive e lavora da solo in un appartamento squallido. In un giorno di pioggia, un uomo gli affida un pacchetto: il giorno dopo, al suo ritorno a casa, l’avvocato trova l’appartamento saccheggiato e inizia a ricevere le minacce di qualcuno che vuole quel pacchetto. Né la sua ragazza né il suo migliore amico sono in grado di aiutarlo a risolvere il mistero, ma l’uomo resiste alle irruzioni, alle visite indesiderate, ai tentativi di corruzione. Quando la sua fidanzata viene pugnalato a morte, la sete di vendetta dell’avvocato diventa più forte di ogni altra cosa. 

Qui di seguito la lettera di Keywan Karimi letta prima della proiezione ufficiale:Welcome and thank you all very much for coming to see our film.
DRUM is the child of the times of crisis and limbo. A child who is perhaps somewhat disturbed, sick, or even a hyperactive child. In any case, this is a child of conflict.
DRUM treats the subject of fear, because it is also a child born from the limbo and crisis that has recently marked my life.
Facing the fear of impending imprisonment, I had two wishes: that my mother would survive the claws of cancer, and that I would be able to make my first feature film. Today, my two wishes have been granted: my mother was healed and DRUM will make its world premiere here today.
Without the team behind DRUM, this film could never have made it to the screen today. The effort and perseverance of this group, who knew the situation of the director, gave me the necessary energy. Under the conditions that I was in and still am, where I risked imprisonment at any moment, who would dare bet on me as a filmmaker? It really was a dangerous gamble. I would like to thank my producer Francois D’Artemare for bringing us all together and believing in me. His courage made me brave. Courage was my only option.

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