Venezia74 – Downsizing, il film d’apertura. Incontro con Alexander Payne, Matt Damon e Cast

L’ultimo film di Alexander Payne, in concorso alla mostra del Cinema, porta con sé il discorso della fine del mondo, con un mix tra sci-fiction, commedia nera e coscienza planetaria

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Il topico dell’imminente fine del mondo è qualcosa che, forse, dovrebbe preoccupare tutti; almeno, bisognerebbe dedicargli un pensiero ogni tanto, in caso ci si trovasse impreparati e fuori forma. Prendendo quest’argomento che ciclicamente diventa una vera paranoia, il regista Alexander Payne presenta Downsizing, film d’apertura del Concorso alla 74 Mostra di Cinema di Venezia, con protagonisti Matt Damon, Kristen Wiig, Christopher Waltz e Hong Chau. Nella conferenza stampa al Lido, però, nessuno sembra molto preoccupato della faccenda; anzi, dal primo intervento di Damon e Payne, si scioglie ogni ombra di pesantezza e la conversazione diventa, come capita spesso con la presenza della star americana, qualcosa di più simile a una chiacchierata fra amici al mare.

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Introdotto come un film di sci-fiction e anche come una commedia d’umorismo nero, l’idea centrale di Downsizing può sembrare “pesante” ma forse non così fantastica: visto che le risorse stanno per esaurirsi e l’apocalisse sociale/ecologico si avvicina, uno scienziato norvegese decide di portare avanti la sua più grande scoperta, la capacità di comprimere gli esseri umani fino a 12 cm di altezza per poi creare una comunità dove si consumano meno risorse e così salvare il mondo. Tipo Tesoro, mi sono ristretti i ragazzi ma con attivismo sociale e coscienza planetaria. Matt Damon è il primo a stabilire il polso dell’incontro: “Per me, questo è un film molto ottimista, forse il più ottimista di Alexander. È molto bello far un film dove il tuo personaggio sostiene la tua stessa causa. C’è molta speranza nel film e nei suoi personaggi”.

Mentre la conferenza si svolge coi soliti complimenti tra regista e cast, una giornalista esprime il suo disagio; per lei, il film è tutto tranne allegro e ottimista e contribuisce ad affermare lo stereotipo degli immigranti poveri che finiscono male e i bianchi ed europei che sicuramente avranno un lieto fine. Questa volta è lo stesso regista ad alleggerire il discorso: “Il film può essere ottimista oppure no, dipende da chi lo guarda, non posso sapere come reagirà ogni persona, m’interessa più la storia che il discorso politico-sociale. Vi ho dato una bella risposta ambigua, vero?” Poi, l’attrice Hong Chau aggiunge: “Penso che ciò che amiamo di più del cinema di Alexander Payne sia il suo senso dell’umorismo, il fatto che ci faccia ridere e passare un bel momento. Non c’è bisogno di essere così seri”.

Quando spunta l’argomento della rigorosità scientifica, l’onestà del regista continua a scatenare le risate generali: “Sì, abbiamo consultato un paio di scienziati per vedere se questa vicenda di comprimere persone era veramente possibile, ma fino a un certo punto. Poi, mentre la storia andava avanti abbiamo detto “lasciamo perdere!”, forse non è possibile… la rigorosità non ci interessava più, soltanto raccontare una bella storia!” La domanda successiva, che fa riferimento a una possibile citazione a Chéjov nella idea centrale del film, sembra quella giusta: “Sì, non lo ho fatto proprio apposta ma confesso di essere un grande fan di Chéjov, per me è un onore!”

L’incontro finisce con l’argomento della fine del mondo quasi sparito e con la domanda che prima o poi si aspettava arrivasse: “Se voi aveste la possibilità di diventare piccoli come i personaggi nel film, lo fareste?” Il regista e Matt Damon se la ridono. L’attrice Kristen Wiig, invece, dice l’ultima battuta della conferenza e esprime in modo entusiasta il suo desiderio: “Se posso essere onesta, io tutto il contrario, se potessi diventerei più grande!”

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