#Venezia74 – Ex Libris. The New York Public Library, di Frederick Wiseman

Il cinema di Wiseman nasce là dove cominciano a delinearsi trame di relazione. È tutta dialettica in movimento. È politica, pura e necessaria. In concorso

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Nel cinema di Wiseman non c’è spazio per il privato. O forse è meglio dire che il privato è uno spazio a sé, non può offrirsi allo sguardo, resta inviolabile, impenetrabile. Nel momento in cui venisse svelato, già sarebbe altro. Neanche nei film in cui l’aspetto emotivo ha un peso determinante, come Domestic Violence, Wiseman può inoltrarsi nelle sfere più intime, individuare il personaggio, isolandolo dal contesto. Se si concentra sul singolo, è solo per uno spostamento di fuoco dell’attenzione nel più generale quadro d’osservazione. È perché la complessità delle cose è data dai frammenti, dal modo in cui questi si compongono, si sovrappongono o si oppongono. Il cinema di Wiseman nasce là dove il mondo prende a declinarsi al plurale, si istituisce, nel senso letterale del termine, solo quando cominciano a delinearsi trame di relazione, quando, nell’incontro o nello scontro, si formano i collettivi, i gruppi spontanei, i nuclei sociali, e poi, risalendo lungo la piramide, gli schieramenti, tutte le forze armate, i sistemi di controllo e di potere. Sì, d’accordo, le istituzioni e i loro meccanismi di funzionamento, ma non è l’apparato amministrativo a interessare di per sé, come fosse l’oggetto di un freddo studio scientifico. Interessano gli infiniti modi in cui si articola la convivenza, la loro ricaduta concreta, viva, effettiva. E i luoghi che sono il teatro di questa articolazione, lo spazio fisico che detta i ritmi e le traiettorie, ma che al tempo stesso è sempre la risultante degli attraversamenti, delle persone e delle idee che circolano tra le stanze, per le scale, lungo le mura.

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ex libris2Dunque, dopo l’università di Berkeley, dopo il quartiere di Jackson Heights, ecco la New York Public Library, la terza biblioteca degli Stati Uniti e uno dei luoghi fondamentali della vita culturale newyorchese. Come al solito, Wiseman attraversa in lungo e in largo il suo “set”, è testimone dei consigli di amministrazione e delle riunioni gestionali, delle discussioni sui piani finanziari, sull’entità del budget e i tagli dei fondi comunali (ogni mondo è paese), sugli investimenti da fare, sulle finalità stesse di un’istituzione che, pur trovandosi a gestire fondi pubblici e privati, deve per forza di cose rispondere alla propria vocazione sociale, persino assistenziale (ad esempio, è giusto lasciare che i senzatetto entrino nella biblioteca, per dormire al caldo?). Ma ancor più, Wiseman racconta i mille appuntamenti di cui vive la biblioteca, gli incontri con gli ospiti (Elvis Costello, Patty Smith…), le presentazioni, i dibattiti, i gruppi di studio, le tantissime attività pratiche: dall’insegnamento della lingua braille per i non vedenti alle registrazioni per audiolibri, dai centri deputati all’approfondimento della cultura e laa storia delle comunità afroamericane ai servizi per l’infanzia, dai concerti alle videoteche. A poco a poco, seguendo le tracce della Public Library lungo le circa cento succursali disseminate in tutta la città, Wiseman disegna quasi una vera e propria mappa di New York, strada per strada, incrocio per incrocio, portando avanti il percorso già avviato con In Jackson Heights. A riprova di come il suo cinema lavori sempre anche sul tessuto urbano, in una connessione costante tra l’edificio, l’architettura, e il contesto in cui si inserisce e si espande. E ciò che viene fuori è la realtà di una città ancora in conflitto, in cui le tensioni razziali e sociali si confondono in un groviglio inestricabile. Le “figure sessuali” della cultura ebraica dei Deli, la straordinaria lezione di una ragazza su Marx, Lincoln e i pensatori sudisti assertori della schiavitù (come George Fitzhugh, che nella sottomissione dei neri vedeva un superamento dello sfruttamento capitale-lavoro) le considerazioni sul “mercato” falsato e la sottomissione economica delle comunità nere, e poi i venti di ribellione. Bisogna usare la lingua come un manganello, dice un poeta e a poco a poco Ex Libris mostra un incredibile cuore black, vibrante e rabbioso. Perché nel cinema di Wiseman sono i problemi ad aver corpo, densità concreta. I protagonisti sono le idee, i dialoghi, gli accordi e gli scontri. È tutta dialettica in movimento. È politica, pura e necessaria.

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