#Venezia74 – Le fidèle, di Michaël R. Roskam

Con abile sintesi le pochissime inquadrature dell’incipit, nella maglia sgranata dei ricordi, ci descrivono l’infanzia di Gino, detto Gigi, alla francese. Con Adèle Exarchopoulos. Fuori concorso

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Con abile sintesi le pochissime inquadrature dell’incipit, nella maglia sgranata dei ricordi, ci descrivono l’infanzia di Gino, detto Gigi, alla francese. La sua è stata difficile, tormentata dalla paura e dai cani che il padre allevava per renderli aggressivi.
Gigi ora forse vende automobili, questo è quanto racconta a Bibi, pilota di auto da corsa. Gigi si innamora di Bibi e il loro è un amor fou e travolgente. Ma Gigi non vende auto è un rapinatore e insieme ai suoi amici forma una banda di abilissimi professionisti. Gigi è costretto a dire la verità a Bibi, poi qualcosa va male, poi la galera e la malattia.
In una edizione un po’ avara di cinema di genere Le fidèle, del belga Michaël R. La fidèleRoskam, ispirato ad una storia reale accaduta tra gli anni ‘80 e ‘90, spicca nella sezione del Fuori concorso per essere un film nel quale, con riuscita operazione chirurgica di innesto di generi, si fondono il moderno gangster movie con il melodramma che guarda alla antica storia del melodramma criminale. Nonostante questo retroterra consolidato Roskam inserisce nel suo racconto, sempre appassionante e mantenuto su un alto registro di tensione, elementi che sembrano aprire nuove prospettive che radicano la storia nella frammentata realtà che ci appartiene. Le corse in auto di Bibi che fa un mestiere solitamente affidato agli uomini e poi la malavita che ormai non sembra avere confini in una specie di multinazionale del crimine, in questo contesto si consuma l’amore assoluto dei due amanti che non sembrano volere arretrare mai, neppure davanti all’irrimediabile.
Tutto questo fa di La fidèle un film nonostante tutto compatto, nel quale la tensione del racconto non sostituisce la scrittura che conferisce spessore psicologico ai personaggi. Il cinema di Roskam, sembra farsi duro e tenero, mai cinico e mai gratuito e la travolgente intensità del racconto, le invenzioni narrative, catturate nella fotografia sempre intensa perché sempre saturata nei suoi colori che sembrano autunnali, lasciano senza respiro.
Dall’amore ai corpi degli amanti e poi nel corso dello svolgersi del racconto i segni della sofferenza. Roskam lavora proprio sulle sembianze, sui corpi dei due protagonisti segnandone il calvario esistenziale. Matthias Schoenaerts ormai attore che non ha bisogno di dare prova delle proprie qualità e Adèle Exarchopoulos, già in La Vie d’Adèle, prestano i loro corpi a questo melodramma il cui tema centrale sembra essere quello di una ricerca della più assoluta e incondizionata forma d’amore. Roskam non perde colpi e con la precisa chirurgia di cui si è detto, mette in piedi un film dall’impianto ferreo e appassionante attingendo ad una ricca tradizione del cinema di genere. Un cinema tutto sommato coraggioso che si forma proprio nel sapersi appropriare dei segni distintivi dei generi e nel riuscire a rendere credibili le trasformazioni dei personaggi attraverso i nello svolgersi del dramma amoroso. Gigi, dubbioso, ma deciso, ammorbidisce la sua tempra per salvare l’amore con Bibi, lei dal canto suo, non

La fidèle_1smette mai di amarlo nonostante le sue oscure sparizioni e i dubbi sulla sua vera vita. Un film che fa di tutto per essere incontenibile, quasi smisurato, così come lo è nel trasmettere i sentimenti vissuti tra i due protagonisti, così appare nella forma in cui ci viene offerto. Sembra che quasi tutto diventi iperreale e gigantesco, non c’è minimalismo, l’amore, in ogni senso, così come travolge i due protagonisti della storia, sembra travolgere le immagini. Un cinema che sembra estraneo ad ogni logica europea, che deriva dritto dritto dalla tradizione americana, di cui mutua non soltanto i temi, ma anche le forme estreme della visione. Roskam, a modo suo, confeziona un film visionario, destinato ad una più che probabile emarginazione distributiva. In tempi di moderazione anche l’amor fou a causa della sua distruttiva forza, diventa eccessivo perfino sullo schermo.

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