#Venezia74 – La vita in comune. Incontro con Edoardo Winspeare

Sulla bella terrazza altezza spiaggia dell’Excelsior il regista salentino ha raccontato la genesi di La vita in comune, la sua prima “commedia disperata”. In Giornate degli Autori

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In occasione del suo ultimo film, La vita in comune, Edoardo Winspeare ha incontrato i giornalisti sulla splendida terrazza altezza spiaggia dell’Hotel Excelsior. L’ultima opera del regista salentino è ambientata nel desolato paese di Disperata e segue le vicende della famiglia “Rrunza”, allargandosi però su tutto il contesto del piccolo paesino. “L’idea del film“, racconta Winspeare, “è nata innanzitutto in relazione al paesino da cui provengo che si chiama Depressa in realtà…Volevo raccontare la realtà di un piccolo paese abbandonato come ne abbiamo tanti in Italia, abitato da personaggi scalcagnati però gran sognatori. Per me le periferie d’Italia sono molto più interessanti dei grandi centri. Tra l’altro l’Italia è composta principalmente da realtà regionali, non ha grandissimi centri.”
La vita in comune è una commedia caratterizzata da molti aspetti favolistici, non ci sono grandi conflitti e un’aria di incanto pervade tutta la pellicola. “Io sono salentino ma anche per metà ungherese e sono cresciuto avendo a che fare con la cultura ebraica. Devo dire che mi ha influenzato molto, mi piace raccontare con leggerezza anche le cose serie. Ero sicuro infatti che non l’avrebbero mai preso ad un grosso festival. Però ad esempio, per me la gente non è mai completamente cattiva ed anche i cattivi hanno sicuramente degli aspetti positivi. Sarà utopistico ma tutti siamo un po’ utopistici secondo me. Io considero questo film un po’ il figlio di In grazia di Dio che però era molto più drammatico. Diciamo che questa è una commedia disperata.”

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La vicenda ruota attorno ai due fratelli “Rrunza”, Angiolino e Pati, alla moglie di quest’ultimo, Eufemia e allo sfortunato Sindaco Pisanelli, che tutto il paese vuole cacciare via. “Conosco gli attori benissimo. Innanzitutto Eufemia (Celeste Casciaro) è mia moglie. E poi Angiolino e Pati (Antonio Carluccio e Claudio Giangreco) li conosco da una vita, hanno sempre fatto i banditi per me, ad esempio erano i mafiosi ne I galantuomini. Antonio Carluccio era l’autista di un gruppo che si chiamava Zoe, che avevo fondato anni fa. Infine il Sindaco Filippo Pisanelli (Gustavo Caputo) è un mio carissimo amico da sempre.”

E poi la Puglia ovviamente, grande protagonista nelle belle inquadrature del regista che si è detto innamoratissimo della sua terra, anche se col tempo il suo sguardo si è fatto più disincantato. “Ho avuto a che fare col passare del tempo con i politici locali, e poi anche se la Puglia è un paese più avanzato rispetto ad altre parti del Sud Italia, ha ancora molto bisogno di progresso culturale. Come tutta l’Italia in realtà. Nel film ci sono i due consiglieri comunali che vogliono costruire il Grand Hotel sulla spiaggia. Noi abbiamo        in assoluto uno i paesaggi più belli del mondo e al contempo la più bassa consapevolezza di essi.”
Il bel paesaggio pugliese è stato anche scelto dall’attrice Helen Mirren che doveva fare un piccolo cameo nel film, una tedesca che chiede informazioni. “Ma poi Virzì me l’ha rubata… (per The Leasure Seeker, film in concorso a Venezia)” scherza Winspeare sorridendo.

Per caratterizzare ancora di più il film all’interno della regione in cui è ambientato, ovviamente l’uso del dialetto è fondamentale. Tutti i personaggi infatti parlano il salentino stretto del luogo con un’attenzione particolare alle diverse inflessioni. “Io non riesco a prescindere dal linguaggio e infatti ci sono stato attentissimo. Il sindaco ad esempio parla il dialetto dei notabili. Il punto è che in Salento a differenza di Bari, tutti parlano dialetto. Solo che c’è il dialetto dei signori e quello dei contadini. C’è anche il dialetto delle donne.”

Winspeare ha poi concluso dicendo di essere molto affezionato al ruolo del Sindaco Pisanelli,  personaggio bistrattato nonostante le sue grandi responsabilità. Pisanelli nel film insegna italiano nel carcere di Lecce che per il regista è un luogo importante: “Quel carcere è migliore di molti altri. Io stesso ci ho fatto corsi di Cinema e la direttrice Rita Russo appena può invita personaggi importanti, ci sono molti laboratori artigianali. Nella nostra troupe c’erano infatti anche dei detenuti veri.”

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