#Venezia74 – Lean on Pete. Incontro con Andrew Haigh e il cast

Andrew Haig non è un personaggio sconosciuto dopo Weekend del e 45 anni, a Venezia porta nella principale sezione del Concorso, il suo ultimo lavoro Lean on Pete.

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Andrew Haigh non è un personaggio sconosciuto e il suo nome ha cominciato a circolare dopo il film Weekend del 2011 e, successivamente, con 45 anni. A Venezia porta nella principale sezione del Concorso, il suo ultimo lavoro Lean on Pete. Haigh incontra il pubblico insieme a Charlie Plummer, protagonista assoluto del film e Chloë Sevigny.
Sin dalle prime domande resta evidente la natura classicamente intesa dell’operazione produttiva messa in piedi per Lean on Pete. Il film è tratto dal romanzo La ballata di Charley Thompson di Willy Vlautin e Haigh dice di avere riconosciuto, proprio in questo Andrew Haigracconto il senso di una gentilezza che ha il sapore della classicità narrativa americana. La storia lo ha affascinato, trovando qualcosa di veramente originale nel racconto di un ragazzino che viaggia non verso ovest, ma verso est.
Alla domanda se ritiene che la storia del film possa essere considerato un racconto di formazione risponde: Non l’ho mai considerato come un racconto di formazione. Il personaggio è poco più di un ragazzo che non ha una famiglia e deve risolvere da solo i suoi problemi.
Qualche domanda spetta anche al giovane protagonista Charlie Plummer che racconta di avere letto il copione e di averlo trovato eccellente e di avere completato la sua preparazione per il personaggio grazie alle lunghe chiacchierate con il regista. La curiosità ha spinto a chiedergli come avesse ottenuto il ruolo di protagonista e il giovane attore

Charlie Plummersottolinea di non avere sostenuto alcun provino. Venuto a conoscenza della formazione del cast, nonostante fosse intimidito dalla possibilità sulla quale puntava, ha mandato un nastro registrato al regista, il quale, impressionato dalle qualità recitative, ne ha chiesto un altro che lo ha definitivamente convinto a comprenderlo nel cast. Alla domanda se si fosse preparato al ruolo approfondendo il profilo di personaggi senza casa come lo è Charlie per gran parte del film, risponde di non avere seguito alcuna preparazione particolare e in realtà questa è una domanda ricorrente, ma, dice Plummer, non ho fatto alcuna ricerca in questo senso. Il mio personaggio, aggiunge, non si considera un senza tetto.
Il film è anche il racconto di uno stretto rapporto tra il ragazzo e il cavallo, il Lean on Pete del titolo e a questo proposito Haigh oltre a sottolineare la necessità quasi terapeutica, ormai consolidata, tra uomini e animali, gli piace soffermarsi sulla lunga sequenza dell’attraversamento del deserto durante la quale Charlie racconta la sua vita al cavallo che lo accompagna. Per me – spiega Haighquando Charlie parla con il cavallo sottolinea la sua tristezza, la sua solitudine. Charlie è sempre alla ricerca di qualche persona che possa consolarlo, persone che possano sentire e comprendere il suo dolore. Ero molto dubbioso su quella sequenza ma poi ho verificato che funzionava. Per quanto riguarda il Chloë Sevignytrattamento della storia, conclude è stato coinvolto anche lo scrittore del romanzo dal quale il film è stato tratto. Sono stati operati necessariamente dei tagli sulla storia, ma molto è stato decisio insieme a Vlautin. Abbiamo passato molto tempo insieme – racconta Haigh – Willy Vlautin è una persona molto disponibile e anche in questo caso lo ha dimostrato. Quando io avevo pronte per parti le bozze della sceneggiatura le mandavo a lui per conoscere la sua opinione e devo dire che mi sembrava contento del lavoro che era stato fatto.
Le citazioni da Steinbeck sono confermate anche da Haig che conferma la discendenza di questa storia dai racconti dello scrittori americano e conclude riaffermando che in fondo nel suo film, nessuno è veramente malvagio e questa forse in fondo è stata l’unica fortuna vera per Charlie.

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