#Venezia74 – The Leisure Seeker. Incontro con Paolo Virzì e il cast del film

A vent’anni da Ovosodo Virzì torna al Lido con il suo film più ambizioso, The Leisure Seeker, accompagnato da Helen Mirren e Donald Sutherland. Il film arriverà nelle sale italiane il prossimo gennaio

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Nel 1997 Paolo Virzì era un giovane regista che, sbarcato quasi per caso al Lido con il suo terzo film. Ovosodo, conquistò tutti aggiudicandosi il Leone d’Argento. Dopo venti anni, e tanti film e premi, il regista livornese torna a Venezia con il suo film più ambizioso, The Leisure Seeker, accompagnato da due grandi star internazionali come Helen Mirren e Donald Sutherland. Quasi imbarazzato dall’entusiasmo della sala stampa, Virzì si sente in dovere di giustificare la nascità di quest’opera: “Questo progetto nasce da un gioco con i miei co-sceneggiatori e con i ragazzi di Indiana e Rai Cinema. Il libro era molto appettitoso, cosi pieno di questa vena di anarchia che mi entusiasmava. Mentre lo leggevo ero sicuro che da quella storia potesse uscire fuori un bel film. All’inizio mi turbava confrontarmi con una nuova lingua, con paesaggi che non sono miei. Quando proposi come protagonisti Helen e Donald l’ho fatto come una forma di protezione. Loro mi hanno preso alla sprovvista rispondendomi subito sì. A quel punto sono stato praticamente costretto a prendermi coraggio e a fare questa pazzia. Alla fine la Route 1 che percorrono Ella e John non è troppo diversa dalla Statale 1, l’Aurelia, che ho percorso cosi tante volte nella mia vita.”

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Il film, tratto dal romanzo omonimo di Michael Zadoorian è un piccolo libro puramente americano, un testo che, con tutte le sue singolarità ha conquistato Virzì. “La storia è attraversata da tanti elementi di fascino come il Cinema On the Road, la letteratura, la musica e i paesaggi. Questi ingredienti c’erano già tutti nel libro che ho amato soprattutto per la sua vena sarcastica, per il suo inno alla ribellione. Quando ho deciso di adattarlo, ho avvicinato la storia al mio gusto, al mio amore per l’empatia. Da qui è nata l’idea di dare una diversa profondità ai personaggi.”

Nota a margine è stata fatta sulla campagna elettorale delle ultime presidenziali americane, evento che compare nel viaggio di Ella e John.La campagna elettorale ci stava circondando ed era chiaro a tutti che fosse qualcosa di profondamente importante per la storia americana. Abbiamo preso al balzo l’idea di inserire la nostra storia in questo contesto forse per arricchire il viaggio di Ella e John di una nuova sfumatura: La fuga da un’America che non riconoscono più.”

Oltre all’elemento politico, però, il film tocca temi ancora più importanti. Argomenti che lo stesso Virzì non si tira indietro dall’affrontare: “Io non credo che nel cinema debbano esserci film a tema ma solo belle storie. E’ ovvio che il nostro film affronta temi importanti come quello della libertà. Noi autori abbiamo condiviso sempre le scelte dei nostri personaggi. Scelte piene di dignità. Non prendo posizione ma devo ammettere di aver amato la ribellione amorevole e coraggiosa di Ella e John, culminata in un finale grandioso

Prima di consegnare il regista al bagno di folla, anche i due grandi attori, con approcci diametralmente diversi (Helen Mirren ancora entusiasta, Donald Sutherland più sornione), hanno raccontato la loro storia d’amore con il loro Paolo.Anni fa, mentre lavoravo sul set di Caligola, mi innamorai di Tinto Brass, un uomo straordinario. Ora invece mi sono innamorato di Paolo. ammette diverta Mirren. Credo che registi e autori stranieri possono dare uno sguardo limpido e fresco alle storie americane perchè guardano quel mondo senza pregiudizi e condizionamenti politici e culturali. Pensate alla purezza di Un uomo da marciapiede. Paolo ha riempito il film della sua personalità, della sua umanità. Non credo che nessuno autore potesse fare questo film oltre a lui.

Sutherland, invece, incalzato di più sul suo rapporto con il Cinema italiano, ci tiene a sottolineare l’universalità del lavoro di Virzì.Non ho mai visto Paolo come un regista italiano ma come un autore universale. Quando è arrivato proponendomi questa idea non ho pensato che stavo per fare un film italiano ma ho scelto di interpretare una storia che credevo unica. Io ho lavorato spesso in Italia sia con autori stranieri che con autori italiani, alcuni importantissimi. Per questo non faccio distinzioni.”

 

 

 

 

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