#Venezia74 – The Shape of Water. Incontro con Guillermo del Toro e il cast

Accanto ai protagonisti, il regista messicano parla sul suo ultimo film in Concorso, dove c’è amore e odio, mostri e divinità, storia e fantasia, ma soprattuto tanta acqua

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L’esperienza di assistere alla conferenza stampa di The Shape of Water di Guillermo del Toro – in concorso alla 74 Mostra di Venezia – è stata come sopravvivere a un’onda gigante. Nel bel senso. Dopo l’arrivo del regista e del cast – le stra-sorridenti Sally Hawkins e Octavia Spencer e il meno entusiasta ma ugualmente mitico Richard Jenkins – nella sala si è scatenato proprio uno tsunami; quasi tutti i giornalisti presenti – di solito tranquilli, circospetti e già stanchi – hanno cominciato a fischiare e applaudire come si fossero spinti da una marea di entusiasmo irrazionale. Tanto che l’organizzazione del Festival ha dovuto pregare per il silenzio; la conferenza doveva pure cominciare e il tempo continuava a scorrere, come l’acqua.

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Per la fortuna dei presenti, l’intensità dell’incontro non fa altro che aumentare. Sin dalla prima domanda – riguardo alla storia d’amore tra Elisa (Sally Hawkins) e questa inquietante creatura acquatica prigioniera dal governo, in mezzo alla guerra fredda – Guillermo del Toro ci fa vedere di che pasta è fatto: “La creatura non ha nome, volevo che avesse la possibilità di diventare cose diverse. Per alcune persone è una divinità, per altre una creatura scura e mostruosa; per Elisa, è un miracolo. La verità è che all’inizio volevo chiamarlo Charlie the Tuna, come il cartone animato, ma poi mi sono pentito!” Sally Hawkins continua a sorridere accanto a del Toro, finche qualcuno le chiede come è stato per lei interpretare Elise: “Con Guillermo è stata pura sincronia. Un giorno ero a casa facendo questi disegni, immagini oniriche e mitologiche che mi venivano in mente; all’improvviso mi chiama la mia agente e mi dice “Guillermo del Toro ha un personaggio per te, una donna che s’innamora di un uomo-sirena, è tipo una favola”. Non ci credevo, è stato speciale, la magia succede quando meno lo aspetti”. Belle parole alle quali il regista aggiunge: “È vero, i miracoli esistono. Io ho conosciuto Sally ai Golden Globes 2014, ero molto ubriaco e sono riuscito a parlare e pure a lavorare con lei!”

L’incontro segue il suo flusso e la marea adesso è più calma. Mentre il

guillermoregista parla della fotografia del film, il fatto che la sala sia tutta in tono blu non sembra più un caso: “Il design e la fotografia per me sono importantissimi. Come avete visto, nel film c’è tanto verde, e ci sono soltanto poche cose rosse: Il Cinema, il paio di scarpe di Elise e il sangue. Poi, le pareti sembrano sempre bagnate e gli appartamenti di Elise e di Giles hanno soltanto una finestra condivisa, perché volevo che fossero un personaggio diviso in due”.

All’improvviso, l’acqua e lo zucchero incominciano a salire: è ora delle lacrime. Richard Jenkins si scioglie e confessa: “In questo momento della mia vita essere parte di qualcosa di così meraviglioso, non ho parole … e poi c’è Sally Hawkins, ti voglio bene Sally, vorrei che fossi la mia figlia”. Sally non sorride più: “Dai, mi fai commuovere, è reciproco…”. Meno male che c’è Octavia Spencer ad alleggerire un po le cose: ”Riguardo al mio personaggio, penso che Zelda sia molto contenta di avere una migliore amica che non possa parlare!”

Guillermo del Toro comincia a salutarci, ma ci lascia un’ultima riflessione: “Il film è ambientato nel 1962, ma penso sia molto contemporaneo. Tutta quest’idea assurda di “Make America great again” per me è molto spaventosa. Oggi abbiamo gli stessi problemi d’allora: razzismo, sessismo, omofobia … col film volevo mostrare che scegliere la paura invece dell’amore è sempre un disastro. L’amore è il sentimento più forte di tutti, lo diceva Dio e anche i Beatles. Non possono essere entrambi sbagliati, vero?” A questo punto, l’immersione è totale.

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