#Venezia75 – Monrovia, Indiana. Incontro con Frederick Wiseman

Per presentare il suo nuovo documentario Monrovia, Indiana, Frederick Wiseman incontra la stampa in occasione del 75° Festival del Cinema di Venezia. Fuori Concorso

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Su oltre 150 ore di girato, in dieci settimane di riprese, Frederick Wiseman ha selezionato le due ore abbondanti di durata del suo ultimo film Monrovia, Indiana presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, Fuori Concorso, un documentario che racconta l’America profonda, quella parte del Paese che nelle ultime elezioni presidenziali ha votato in massa per Trump. Ma mostrare il nocciolo duro dell’elettorato del candidato repubblicano, qui il suo consenso ha raggiunto il 65%, è soltanto una delle motivazioni che hanno convinto il regista statunitense, che aveva l’intenzione di andare oltre questo aspetto, facendo conoscere la vita di un paesello dove nessuno tra l’altro parlava di politica.

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“Questo film è nato nella primavera del 2017, già prima mi ero interessato di piccole città, come ad esempio un posto del Colorado, ma stavolta volevo raccontare il Midwest. Monrovia l’ho trovata per caso, grazie ad un amico, è una città agricola, dove il paesaggio rappresenta una parte molto importante, infatti sul paesaggio avevo almeno un centinaio di formati tra cui scegliere. La scelta delle location è stata invece piuttosto casuale, certo volevo vedere la scuola, il comune, i centri d’aggregazione insomma, che potessero dare un’idea della vita del luogo. Tutti mi hanno dato il loro assenso, grazie all’ottimo contatto che avevo dentro la comunità, questo permette di aprire molte porte.”

Monrovia, come ha spiegato il regista, è un posto non industrializzato e dedito all’agricoltura, con alcuni proprietari arricchiti grazie all’esportazione, che si trova a circa 40 chilometri da Minneapolis. L’intento era quello di raccontare un posto dove non ci fosse troppa disoccupazione, come appunto i centri industriali, colpiti in maniera pesante dalla delocalizzazione delle aziende, ed in cui la mancanza di lavoro è massiccia.

“Questo è un mondo che si è autocontenuto, in cui credono nella famiglia, nella religione, un mondo che sembra interessato solo a sé stesso, quello che ho notato è la mancanza di curiosità verso l’esterno, non sentivo ad esempio parlare della guerra in Libia o del Medio Oriente, i discorsi vertevano per lo più sui macchinari agricoli, sui ricordi. Non so se si può dire che sia un posto che stia morendo, sta probabilmente cambiando, il dubbio che divideva la popolazione era tra l’espandere la città o lasciarla così com’è.”

La sua regola nel girare documentari è ben nota e non cambia neanche stavolta. Secondo Wiseman, l’importante è fare un ottimo lavoro sul soggetto che si è scelti di affrontare, poi ci sono centinaia di persone che fanno documentari e centinaia di metodologie, quanto a lui ribadisce di essere interessato a raccontare la vita quotidiana americana e di essere poco bravo nelle cose della politica.

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