#Venezia75 – Saremo giovani e bellissimi. Incontro con Letizia Lamartire e il cast

La regista che esordisce alla Settimana della Critica ci racconta il suo progetto tra immagini e musica, rapporti madre-figlio ma come “coetanei”, nuove sensibilità femminili del cinema italiano

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E’ approdato al Lido nella Settimana della Critica l’esordio al lungometraggio di Letizia Lamartire, giovane ex studentessa del Centro Sperimentale di Roma, Saremo giovani e bellissimi. L’opera, interpretata da Barbora Bobulova, Massimiliano Gallo e i giovani Alessandro Piavani e Federica Sabatini, racconta la storia di una madre e un figlio, Isabella e Bruno, avvolti nel loro rapporto fuori dai canoni, estremamente appassionato e morboso, calato quasi in una situazione di dipendenza reciproca. In tutto il film, però, la colonna portante è la musica, che si aggiudica il posto di protagonista e di filo conduttore che guida i personaggi e anche noi spettatori.
Abbiamo avuto l’occasione di incontrare il cast e la regista.

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Lamartire risponde subito alla prima domanda chiarendo il fatto che il soggetto di questo film non sia partito da lei ma da Marco Borromei, collega del Centro Sperimentale. Il soggetto è stato affidato in seguito a lei per l’innesto musicale che già da principio era presente nell’opera e che quindi bene si collegava alla sua formazione in Conservatorio. Confessa però di essersi da subito innamorata dei personaggi a tal punto da sentirgli suoi. Inoltre questo progetta andava a suggellare insieme la connessione tra musica e immagine, le grandi passioni di Letizia.
Spostando poi l’argomento sulla nuova normativa proposta del Festival che intende dare ad ambo i sessi eguali diritti con la massima chiarezza e limpidità, Letizia ha chiamato questa esperienza con due chiare parole, “Grande Fortuna”, la fortuna di aver realizzato un film subito dopo il diploma, la fortuna di aver incontrato i produttori della CSCProduction cha le hanno dato in mano sia la possibilità di realizzare il film sia il privilegio di poter collaborare con i suoi compagni. La sua immagine di produzione è infatti la “semplicità” del lavorare insieme tranquillamente, ragazzi e ragazze, senza alcuna ripercussione. Riconosce però che questa sua fortuna le è data grazie anche ad un lavoro fatto in precedenza dalle donne che hanno fatto e continuano a farle forza per permettere anche a lei di essere qui oggi.
Si è poi parlato del contributo che dona la musica al film, che sembra scandire bene la differenza generazionale tra Isabella, sembra avvolta da musica pop italiana anni 90 e Arianna, giovane leader di un gruppo new wave. A confermarci questo tentativo è stato il musicista e compositore Matteo Buzzanca che ci assicura che il lavoro svolto con la musica è stato fatto in modo tale da caratterizzare i personaggi e da distinguerli in base alla storia del film.

Il film mostra il rapporto madre figlio come quello di due coetanei che giocano a flirtare, con le gelosie e i litigi, gli abbracci notturni e le uscite insieme. E’ facile quindi immaginare un rapporto incestuoso che ad un centro punto del film si può supporre, ma la regista smentisce subito l’intenzione, non volendo comunque privare lo spettatore di agire con la propria libera interpretazione, ci lascia la sua versione dei fatti. Lei ha voluto rappresentare un legame d’amore materno inusuale, contraddistinto da una vicinanza fisica e da un rapporto così vicino ed intenso da essere capace di creare un universo a sé per i personaggi.
Proprio questo possesso e questa gelosia è interpretata dalla regista come una forza che spinge i personaggi a svolgere una rinascita personale dopo una presa di coscienza. Il vero motore del film rimane comunque Isabella, il personaggio con il carattere più instabile e immaturo, la bambina intrappolata nel corpo di un adulta che fa sì che il film sia scandagliato non da “cosa succederà” ma da “come reagirà Isabella”.

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