#Venezia75 – The Ballad of Buster Scruggs, di Joel e Ethan Coen

La serie tv dei Coen targata Netflix è un’antologia di racconti western, la cui forma inafferabile ricorda certe piccole parabole, in perfetta simbiosi con la piattaforma online. In Concorso

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Con la sceneggiatura di Suburbicon dimenticata nel cassetto e col richiamo a certe atmosfere di Three Billboards Outside Ebbing, Missouri, l’arrivo dei Coen sui grandi schermi del Lido era già da tempo preannunciato. The Ballad of Buster Scruggs è il resoconto di 25 anni di racconti riposti ancora una volta in un cassetto nonché la prima serie tv dei fratelli americani (in veste di soli produttori per la serie Fargo).

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“Nelle storie siamo sempre noi ma non siamo noi, succede sempre a loro e a me ma mai davvero a me.” A pronunciare questa frase è un personaggio di The mortal remains, strano episodio del film ambientato in una carrozza che non si può mai fermare. Queste parole esplicitano il senso di un’antologia western che di senso ne ha poco, una buffa raccolta di racconti comici e grotteschi ma anche drammatici e misteriosi. Nelle storie siamo sempre noi ma non siamo noi. Una storia spesso e volentieri veicola una morale da applicare a noi stessi, anche e soprattutto perché siamo fuori dagli eventi, dal libro, dallo schermo o da qualsiasi veicolo scelto per insegnare. Proprio un libro sfogliato in uno schermo apre ogni episodio della ballata dei Coen, come all’inizio delle vecchie fiabe Disney, quando i cartoni animati facevano riferimento alla carta su cui, dopo esser state dette e ridette, le parole erano state infine scritte. Ma la morale del cinema dei Coen, non è immediata e trasparente come quella delle fiabe, al contrario è sempre leggermente inafferrabile. Qualcosa ci sfugge dietro le frasi e le immagini. Cosa ci insegna il povero James Franco in Near Algodones?  Cercare un appiglio nei sei racconti dei Coen è certamente un errore, occorre solo ascoltare quello che i due fratelli hanno da raccontarci mentre si fanno guidare dalle loro radici più profonde. L’America western si mischia all’aria di certi racconti orali tramandati da secoli, a strane forme talmudiche che non si esauriscono mai e non insegnano ma direzionano, evocano, suggeriscono.

Chi meglio di Netflix, culla delle serie tv, poteva contenere la serie dei fratelli Coen, antologia inafferabile? La grande protagonista di Venezia75 a soli tre giorni dall’inizio della mostra sta già vagliando ogni possibilità, da Roma di Cuarón alla strana creatura The Other Side Of The Wind. La piattaforma americana sfrutta al massimo la sua infinità direzionale e azzardando una riflessione, richiama all’idea di qualcosa che non è ancora raggiunto, simile all’inafferabilità delle storie dei Coen, un futuro sempre aperto. Forme strane. Serie tv proiettate come film. Nuove modalità che emergono piano piano, come le pepite d’oro che Tom Waits scopre con pazienza setacciando la terra nell’episodio All Gold Canyon.

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