#Venezia76 – Mondo Sexy. Il documentario erotico degli anni Sessanta, di Mario Sesti

Evento Speciale alle Giornate degli Autori, Sesti racconta i documentari erotici e i film di genere “sexy” o “mondo” degli anni ’60, che evocavano l’universo del proibito, del nudo, del desiderio

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«Vi sono circostanze in cui il guardare stesso è una fonte di piacere».

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È il brivido del cinefilo nella sala buia, l’eccitazione di chi guarda dallo spioncino. È il voyeurismo. Come il desiderio che si accende nell’ammirare qualcuno che si spoglia lentamente, che fa uno streap-tease. Eccolo, il mito, per dirla con Barthes, che ha nutrito l’immaginario maschile, quando i vestiti scivolano via uno ad uno per lasciar posto a una distesa di gambe nude e seni ballerini.

Mondo Sexy, la nuova opera di Mario Sesti, presentato a #Venezia76 come Evento Speciale alle Giornate degli Autori con il sostegno di Women in Film, ce ne dà un assaggio. Col suo film ipnotizza lo spettatore e lo guida in un mondo notturno e sotterraneo che è prima di tutto quello dell’Europa di notte, quello dei club reali o immaginifici che Alessandro Blasetti aveva raccontato nel suo documentario del 1958, fino ad arrivare ai locali d’élite del burlesque contemporaneo.

Il montaggio serrato, le musiche, i colori, gli effetti visivi hanno un risultato straniante. C’è più Lynch (e Fellini) che De Sica, negli spogliarelli che Mario Sesti, alla maniera dell’archeologo, ha scovato tra le macerie del cinema dimenticato, in quello smisurato patrimonio audiovisivo catalogato come “minore”.

Oggi scordati, i documentari erotici e i film di genere “sexy” o “mondo” degli anni Sessanta, che evocavano l’universo del proibito, del nudo, del desiderio, girati allora con «due soldi» – come ricorda Mino Loy – hanno avuto un ruolo (e una colpa) centrale nell’educazione “sentimentale” degli italiani, che hanno così imparato a colonizzare con lo sguardo il corpo nudo della donna, a impadronirsi del desiderio, a marcare confini: c’è chi guarda e chi è guardato. Chi prova piacere e chi lo deve provocare. D’altronde si parla dei Sixties, gli anni dei “miti” barthesiani, del boom economico e della scalata al sesso, nella società come nel cinema. Tutto si fa consumo e merce, anche i corpi, specie se femminili.

Tramite la lente d’ingrandimento  di questi film erotici, Sesti prova a «rovesciare dinamiche e relazioni che sembravano connaturate alla rappresentazione stessa del sesso» a partire dall’equivoco stesso dello streap-tease, che lungi da essere un’arma seduttiva nelle mani delle donne, la conquista dell’agognato “potere”,sarebbe la loro rovina, il «vaccino» dell’erotismo.

 

E però, se è vero che il nobile intento del film vorrebbe il male gaze sul banco degli imputati, Mondo Sexy corre il rischio di rimanere impantanato nel terreno scivoloso degli stessi stereotipi da cui si vuole emancipare e in un femminismo privo d’incisività.

Pur avendo il merito di aver ri-portato filologicamente alla luce splendidi frammenti di storia del nostro cinema, una semplice galleria di immagini, di corpi «imperfetti, fuori norma, non gonfiati dal silicone, bellissimi e ingenui», cui si guarda con eccessiva nostalgia – quasi provenissero da “un’età dell’oro” ormai svanita –  non bastano più, oggi, a celebrare il corpo e l’erotismo delle donne, né tantomeno a problematizzare attualissime dinamiche di abuso e di potere.

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