#Venezia76 – Tutto il mio folle amore, di Gabriele Salvatores

Salvatores volge lo sguardo all’indietro verso la riscoperta di toni e colori cinematografici a lui molto cari, e mette a punto un ottimo the road, superbamente recitato dai suoi attori

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Vincent (Giulio Pranno) è un ragazzo affetto dallo spettro dell’autismo. La madre Elisa (Valeria Golino) fatica moltissimo ad instaurare un rapporto con il ragazzo che invece è molto legato a Mario (Diego Abatantuono), padre acquisito. Un giorno dal passato riemerge Willy (Claudio Santamaria) cantante di musica italiana amatissimo nei Balcani, nonché vero padre di Vincent.
Gabriele Salvatores presenta a Venezia  Tutto il mio folle amore, partendo dalla storia vera di un padre, di un figlio e di un viaggio, raccontata nel libro Se ti abbraccio non aver paura di Fulvio Ervas.

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Salvatores volge lo sguardo all’indietro, verso la riscoperta di alcuni toni e colori cinematografici a lui molto cari, come il viaggio di Turné. Il regista, a differenza delle terre americane di Ervas, ambienta il suo film nei Balcani e grazie alla luce del fidato direttore della fotografia Italo Petriccione, ne restituisce sia le sfumature malinconiche che le tonalità calde del giallo dei campi, riportandoci indietro al Tavoliere di Io non ho paura. Attraverso le tappe dei concerti di Willy, padre e figlio viaggiano per la Slovenia e per la Croazia, passando da Nova Gorica a Svetana, da Otocici a Sveta Marija. Tutto il mio folle amore  segue quindi alla lettera gli stilemi dell’on the road ed è sempre all’altezza dell’arduo compito. Viaggiamo così insieme ai personaggi avvertendone gradualmente e senza forzature i cambiamenti, anche grazie alla buona sceneggiatura di Umberto Contarello e Sara Mosetti.

Il risultato è un’ottima commedia che attraverso il viaggio e i suoi significati simbolici, travalica  i temi più espliciti del film, come l’autismo, per raccontare tutt’altro. L’esordiente Giulio Pranno affronta in modo sorprendente la prova attoriale, ma il disturbo del ragazzo non è il punto focale della storia, che ruota invece attorno al rapporto di due adulti con loro stessi e con l’essere genitori, e ancor di più nello specifico al rapporto di una madre che deve riscoprire il figlio,  farlo nascere per la seconda volta.

Ogni tappa di Tutto il mio folle amore racconta un inseguimento, l’andare verso se stessi e verso l’altro dei veri protagonisti Willy e Elisa, attorno ai quali gravitano i punti solidi, Vincent e Mario (un imponente Abatantuono, vero contrappunto comico del film).
E poi la colonna sonora, a cui Salvatores come sempre affida ogni sua scena senza remore, spaziando fra Modugno, Don McLean e gli Imagine Dragon.

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