Vengo anch’io, di Nuzzo Di Biase

Il duo di comici parte da uno schema narrativo piuttosto collaudato come il road movie per inserire la propria storia e comicità, che trovano una coesione nello sviluppo dei personaggi principali

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È raro che un film affronti l’argomento della sindrome di Asperger evitando i cliché che ci portiamo dietro come un’eredità non voluta, eppure estremamente radicata nella nostra mente. Certo non sarà quest’esempio a estirparla, però può essere indicativo di una tendenza che sta prendendo piede – anche nel cinema italiano (quest’anno sono stati realizzati In viaggio con Adele di Alessandro Capitani e Quanto basta di Francesco Falaschi) – di approfondire con un fine più o meno sociale la (neuro)diversità. Vengo anch’io, opera d’esordio del duo Nuzzo Di Biase, lo fa con i toni a loro familiari della commedia giocando proprio con i luoghi comuni della sindrome per dimostrare che non sempre sono veri, anzi.

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Corrado, che assiste ragazzi Asperger tra cui Aldo, è appena stato licenziato e decide di partire per il Salento per suicidarsi. Prima però vuole accompagnare Aldo dal padre, che vive a Pescara. Nel loro viaggio verso il sud Italia saranno accompagnati da Maria, ex carcerata che attende solo di riabbracciare la figlia che non vede da due anni. I registi, attori e sceneggiatori Nuzzo e Di Biase partono da uno schema narrativo piuttosto collaudato come il road movie per inserire la loro storia e la loro comicità. L’errore più grande sarebbe stato fare del film un motore e un contenitore di gag, in cui applicare gli stretti meccanismi televisivi. Dopo un inizio un po’ traballante, che poteva far presagire ciò, il film trova un respiro stabile permettendo alle situazioni di svilupparsi in maniera più naturale. La cifra comica lascia spazio ai sentimenti e alla riflessione, anche se il timore che essa sovrasti tutto è sempre dietro l’angolo; in altre parole, la sensazione generale è che i due elementi non siano perfettamente integrati e che alla base la sceneggiatura risenta di una scrittura che avrebbe richiesto una durata maggiore di un’ora e mezza.

D’altro canto i tre personaggi principali hanno una propria coerenza e coesione, andando pian piano a rappresentare la tipica famiglia disfunzionale che in fondo è più felice di quelle “classiche”: si ride e si fa ironia delle crisi depressive di Corrado, della mania omicida di Maria e del fatto che, pur essendo Asperger, Aldo non sia un genio della matematica o un campione con le carte – il giovane attore Gabriele Dentoni dà una rappresentazione degli aspetti della sindrome vicina alla realtà, con una leggerezza che non è mai macchiettistica o irrispettosa. Vengo anch’io strizza quindi l’occhio (molto divertente il cameo di Aldo Baglio) al passato e al presente della commedia (l’albero su cui si arrampica Aldo o il furgoncino vintage), battendo una strada che non riserva imprevisti o svolte brusche.

Regia: Nuzzo Di Biase
Interpreti: Maria Di Biase, Corrado Nuzzo, Gabriele Dentoni, Cristel Caccetta, Ambra Angiolini, Aldo Baglio, Francesco Paolantoni, Vincenzo Salemme
Distribuzione: Medusa
Durata: 91′
Origine: Italia 2018

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