"Viaggio in Lituania. Sharunas Bartas e Jonas Mekas a Torino"

In occasione della Fiera Internazionale del Libro 2007 che vede la Lituania come Paese ospite (Torino Lingotto Fiere 10-14 maggio), il Museo Nazionale del Cinema presenta dall'11 al 15 maggio 2007 al Cinema Massimo una rassegna dedicata ai due registi lituani più famosi

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Il Museo Nazionale del Cinema presenta

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"Viaggio in Lituania. Sharunas Bartas e Jonas Mekas a Torino"


 


 


Cinema Massimo, 11-15 maggio 2007


 


 


 


 


In occasione della Fiera Internazionale del Libro 2007 che vede la Lituania come Paese ospite (Torino Lingotto Fiere 10-14 maggio), il Museo Nazionale del Cinema presenta dall'11 al 15 maggio 2007 al Cinema Massimo la manifestazione Viaggio in Lituania. Sharunas Bartas e Jonas Mekas a Torino, una rassegna dedicata ai due registi lituani più famosi.


 


Oltre alla personale completa dedicata all'opera di Bartas, il programma prevede anche un omaggio al regista sperimentale Jonas Mekas, il cui nome è legato al New American Cinema e all'avanguardia americana degli Anni Sessanta, che negli Stati Uniti era giunto, esule, proprio dalla Lituania stalinista.


 


La rassegna verrà inaugurata l'11 maggio 2007 alle ore 20.30 al Cinema Massimo con Reminiscences of a Journey to Lithuania (Usa 1972, 82', col., v.o. sott. It) di Jonas Mekas, che sarà in sala per dialogare con il pubblico prima della proiezione. Ingresso euro 2,50.


Gli omaggi a Jonas Mekas e a Sharunas Bartas sono stati organizzati dal Lithuanian Institute e dal Ministero della Cultura della Repubblica di Lituania in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema e con il sostegno di Alenia Aeronautica.


 


Museo Nazionale del Cinema


Resp. Ufficio Stampa: Veronica Geraci


tel. 011 8138509-10 – cell. 335 1341195 – email: geraci@museocinema.it



Viaggio in Lituania. Sharunas Bartas e Jonas Mekas a Torino


di Grazia Paganelli


 


 


Non è possibile paragonare il cinema di Sharunas Bartas a nessun altro sguardo o idea, nati tra oriente e occidente negli ultimi vent'anni. Da Tofolarjia (1986) a Seven Invisible Men (2005) il regista lituano ha costruito il suo racconto astratto e poetico, indugiando in una forma di non-racconto, via via sempre più rarefatta e distante dalla rappresentazione del mondo cui siamo abituati. Questione di volontà e di sperimentazione, di un sentimento del tempo che non concede distrazioni, perché un istante dopo l'altro si costruisce il microcosmo magico e ricco, popolato di suoni, rumori, gesti, oggetti, cambiamenti impercettibili, e soprattutto, sguardi che rimbalzano tra i luoghi, le inquadrature, trasformando in una storia quello che altrimenti sarebbe solo un flusso continuo di immagini.


C'è sempre qualcuno che guarda ed è guardato, per questo il silenzio assume un significato così profondo: è la sospensione, l'attesa, l'idea di un inizio che si ripete e che cambia per il passaggio di un'ombra o l'intromissione di una voce nascosta. Il risultato è la vertigine degli opposti, il vuoto che all'improvviso si rivela denso e inquieto e che rappresenta altri luoghi, altri mondi, altri tempi, ancora più imprendibili, fluidi, accecanti. I personaggi si incrociano, si sfiorano, raramente si raccontano. Sono figure discrete che attraversano lo spazio con la loro stessa essenza, uomini e donne che appaiono come viaggiatori di un tempo confuso tra il presente e l'eternità, dispersi nei lunghi piani sequenza, forma necessaria alla messa in scena della riflessione costante cui l'opera di Bartas rimanda con straordinaria coerenza. Il nodo sta proprio nel desiderio di rappresentare, o forse di interpretare, il vuoto che si crea tra questi suoi personaggi e il paesaggio selvaggio e ammaliante che li circonda, sia esso il deserto di Freedom (2000) o la periferia cittadina di Trys dienos (1991), il biancoenero pastoso di Koridorius (1995), o i colori vibranti del successivo Few of Us (1996). "La bellezza dell'opera di Bartas consiste nel modo in cui i suoi film sanno stare perfettamente in bilico sul filo instabile che unisce l'autore, i suoi dolori e le sue luci, ai dolori e alle luci del mondo tutt'intorno". Scrive così il regista francese Leos Carax che ha affidato proprio a Bartas un ruolo incisivo nel suo Pola X (1999), dopo che lo stesso Carax era comparso in The House (1997), muovendosi distrattamente nella deriva mobile e quasi febbrile del film forse meno noto del regista lituano.


In questi film, che descrivono microcosmi sonori di grande intensità immaginifica, l'occhio diventa il punto di incontro e di scontro di ogni contrasto, il confine tra l'esterno e l'interiorità, metafora della dissolvenza, del nero e del ritorno alla luce, secondo un movimento naturale che qui, però, diventa l'oggetto stesso di ogni attenzione, la forma di ogni respiro. Gli sguardi rappresentano una sorta di barriera invalicabile, sono le pareti ideali dei diversi set oltre le quali è inutile spingersi. Sono sguardi interrogativi, pieni di domande che avranno, in risposta, solo altri sguardi in cui specchiarsi, dove confluiscono ombre e fantasmi; guardi che vanno oltre il guardare, oltre la materia, fino a sfidare la macchina da presa e la sua fissità.


 


Oltre alla personale completa dedicata al cinema di Sharunas Bartas, il programma prevede un omaggio a Jonas Mekas, poeta e padre del New American Cinema degli anni Sessanta, che negli Stati Uniti era giunto esule nel 1949, fuggendo proprio dalla Lituania stalinista. Mekas si fa portavoce di  un cinema libero dalle convenzioni del cinema classico rivendicando la totale libertà dell'autore. Nei suoi primi film, infatti, cerca di mettere in pratica le sue teorie e la sua polemica militante contro la società di massa, ma, lentamente, l'attenzione si sposta verso un cinema di pura sperimentazione visiva. Le sue opere, nella loro interezza, sembrano formare una sorta di diario che attraversa la Storia contemporanea, tra riflessioni intime e considerazioni sul veloce cambiamento con cui vede cambiare la società contemporanea.

PROGRAMMA DELLE PROIEZIONI


 


 


                     


Sharunas Bartas


Three days – Trys dienos


Lituania 1991, 76', col., v.o. sott.it.


Due ragazzi lituani, in viaggio a Kaliningrad, incontrano due giovani russe. Vagano per la città cercando invano un posto dove riposare e trascorrere qualche ora insieme, in intimità. Ma questo non è l'unico loro problema. Sentono che le loro vite non hanno senso e continuano a vagare per la città, tra strade deserte e case in rovina abitate da disperati come loro. I tre giorni passano nella ripetizione silenziosa di gesti e attese.


Sc.: S. Bartas; Fot.: Vladas Naudzius; Int.: Yekaterina Golubeva, Rimma Latypova, Arunas Sakalauskas.


SAB 12, h. 20.15


 


Sharunas Bartas


In Memory of the Day Passed By


Praejusios dienos atminimui


Lituania 1990, 40', b/n


Diario di un giorno che si consuma, ma che sembra non avere mai fine. Miniatura preziosa che osserva i gesti come se fossero mondi dimenticati, immagini che affiorano da un tempo indefinibile e sono inscritte in una continuità fatta di ripetizione e sospensione. Dal mattino presto, quando le strade si animano di presenze, di passanti e di auto. Un uomo, con il suo organetto e il suo burattino attraversa le strade e l'intera giornata, ma c'è anche un anziano su una sedia a rotelle, alcune figure che osservano con curiosità il microcosmo che li circonda.


Sc. e Fot.: S. Bartas.


SAB 12, h. 21.30


 


Sharunas Bartas


The Corridor – Koridorius


Lituania/Germania 1995, 80', b/n


Tra le stanze e i corridoi di un grande palazzo alla periferia di Vilnius un gruppo di persone vive una vita silenziosa e apparentemente prevedibile. I gesti sono quelli della quotidianità, un uomo che osserva dall'alto della sua finestra la piazza piena di vagabondi, il risveglio di un giovane, le attività quasi casuali della giornata, lo scorrere del tempo. Un piccolo universo di volti e sussurri, nascosti in camere chiuse o esposti nei corridoi di passaggio dove ci può incontrare, ma anche ignorare. Non una parola, ma un vociare indistinto che soccombe, alla fine, all'allegria instabile di una festa di ubriachi.


Sc.: S. Bartas; Fot.: Rimvydas Leipus; Int.: Daiva Ksivickiene, Mantvydas Janeliunas, S. Bartas.


SAB 12, h. 22.30


 


Al termine della proiezione, sarà presentato il corto Children Lose Nothing (2005, 5'), parte del film collettivo Visions of Europe che ha riunito ventisei registi europei per altrettanti cortometraggi che raccontano visioni molto private, ognuno del proprio sguardo sull'Europa.


 


Sharunas Bartas


Lontano da Dio e dagli uomini


Few of Us


Lituania/Francia/Portogallo/Germania 1996, 105', col., v.o. sott.it.


Una ragazza osserva dall'alto di un elicottero il territorio del Saiani. È una regione sconfinata e misteriosa, dove vive il popolo dei Tofolari che sembra aver dimenticato il passare del tempo e il contatto con gli altri esseri umani. Gli uomini di mezza età portano al pascolo le renne, gli anziani restano nel buio di case povere e spoglie, le donne preparano un cibo fatto di raccolte naturali. La ragazza scende dall'elicottero e si affaccia nel chiuso di uno di questi silenziosi gruppi. Un uomo cerca di avere un contatto con lei, durante la notte. Viene respinto, il giorno dopo un altro uomo lo uccide con un colpo di fucile. La ragazza si allontana. La vita continua tra boschi, ruscelli, renne e il passare regolare del tempo.


Sc. e Fot.: S. Bartas; Int.: Sergei Tulayev, Katerina Golubeva, Piotr Kishteev.


DOM 13, h. 20.30, LUN 14, h. 18.30


 


 


 


 


Sharunas Bartas


The House – A Casa


Lituania/Francia/Portogallo 1997, 120', col., v.o. sott.it.


All'interno di una casa, un ragazzo si aggira spaesato da una stanza all'altra incontrando anziani, giovani donne nude e personaggi di ogni tipo. In una sala da pranzo, alcune persone stanno consumando il pasto in uno scenario devastato. Ma i corridoi della villa sono popolati di altre strane figure. I piani sequenza sono il mezzo che conduce lo spettatore fra i meandri di questa casa-mondo, misteriosa, quasi inospitale. La festa, l'ideale sovrapporsi dei piani temporali, la confusione tra interno ed esterno, l'insolito al posto del quotidiano, come il girotondo di uomini e donne mascherati attorno ad un albero di Natale oppure, all'esterno della casa, su una distesa di ghiaccio, alcuni passanti lanciano dei razzi, mentre, poco più tardi, lo spazio esterno viene quasi invaso da una colonna di mezzi blindati.


Sc.: S. Bartas, Yekaterina Golubeva; Fot.: S. Bartas, Rimvydas Leipus; Int.: Valeria Bruni Tedeschi, Leos Carax, Micaela Cardoso.


DOM 13, h. 22.30, LUN 14, h. 16.15


 


Sharunas Bartas


Seven Invisible Men


Lituania/Francia/Portogallo/Olanda 2005, 119', col., v.o. sott.it.


In un paesaggio insolito, quello post-sovietico della Crimea, si compone un'altra storia di fughe non solo dell'animo. La giovane Mila raggiunge una banda di malviventi che sopravvive tra piccoli crimini, truffe, bar e alcol. Sono ostili tra loro e verso la società che li circonda, incompresi e ottusi verso l'altro. La fuga è l'unica speranza di sopravvivenza, soprattutto esistenziale, non solo dalla legge, quindi, ma da se stessi.


Sc. e Fot.: S. Bartas; Int.: Dmitri Podnozov, Rita Klein, Aleksandr Esaulov.


LUN 14, h. 20.30 (ingresso libero), MAR 15, h. 18.15


 


Sharunas Bartas


Freedom


Lituania/Francia/Portogallo 2000, 94', col., v.o. sott.it.


Sulla costa atlantica del Marocco tre trafficanti di droga fuggono dopo un'operazione fallita. Dizzy, Rotamon e Fabia viaggiano a piedi di notte e si riposano di giorno fino a quando Rotamon sceglie di staccarsi dai due compagni che, invece, prima trovano rifugio in un villaggio di berberi e poi si rimettono in viaggio, senza cibo, attraverso il deserto. Si tradiscono a vicenda. Lui disprezza la sua compagna di viaggio, lei teme l'uomo suo complice. Viaggiano da un'oasi all'altra fino ad arrivare ad una miniera abbandonata di epoca coloniale, dove due famiglie sopravvivono sopraffatte dalla povertà. Per qualche giorno stabiliscono il loro riparo in questo luogo assurdo, ai confini del nulla, ma Dizzi non sa sottrarsi alla violenza, e l'uccisione di uno degli uomini che ha dato loro fredda ospitalità, costringe i due a riprendere la fuga.


Sc.: S. Bartas; Fot.: S. Bartas, Rimvydas Leipus Shore; Int.: Fatima Ennaflaoui, Valentina Masalskis, Axel Neumann.


MAR 15, h. 16.30


 


Jonas Mekas


Reminiscences of a Journey to Lithuania


Usa 1972, 82', col., v.o. sott. it.


Il resoconto filmato di un viaggio in Lituania compiuto da Mekas ventisette anni dopo la sua partenza per gli Stati Uniti. Il film si compone di tre parti: la prima contiene le riprese che Mekas fece nei primi anni del suo esilio, la maggior parte si svolgono tra il 1950 e il 1953. La seconda parte fu girata nell'Agosto del 1971, in Lituania, mentre la terza è composta da riprese fatte a Elmshorn (la città in cui durante la guerra, i fratelli Mekas iniziarono le loro disavventure) e a Vienna dove Jonas fece visita ad alcuni amici.


VEN 11, h. 20.30 – ingr. euro 2,50


Prima della proiezione incontro con il regista Jonas Mekas


 


Jonas Mekas


Letter from Greenpoint


Usa 2004, 80', col., v.o. sott. it.


Video-diario in cui Jonas Mekas trasloca dal suo studio di Manhattan, e dalla sua casa di Soho fino a Greenpoint, Brooklyn. Nel film il regista percorre i suoi nuovi spazi, parla della bellezza della cantante sua amica Norah Jones, flirta con la sua gatta Mitzi. "Il vino, le donne e le canzoni sono ciò che ancora mi spinge ad andare avanti" (J. Mekas).


VEN 11, h. 22.30


 


 


 


Jonas Mekas


Walden


Usa 1969, 180', col., v.o. sott.it


Terzo episodio dei diari di Mekas, dopo Lost, Lost, Lost e In Between. Gli eventi, raccontati seguendo il modello letterario del diario di Toureau, si condensano in un unico blocco divisibile in tre fasi temporali, primavera, autunno e inverno. Il fulcro tematico dell'intero film traspare attraverso le ripetute e singole inquadrature della città e di Central Park. Mekas, dopo anni di malinconia e solitudine, è riuscito a trovare a Manhattan il proprio "Walden", un luogo dove arte, amicizia e natura coincidono. "Per me Walden esiste attraverso la città. Tu puoi ridurre la città in un piccolo mondo che gli altri non hanno mai visto. La reazione più usuale dopo aver visto Walden è una domanda: 'Ma è veramente New York?' La New York della maggior parte degli spettatori è composta da tristi palazzi e blocchi di cemento e vetri che deprimono. Ma questa non è la mia New York".


SAB 12, h. 15.30


 


Jonas Mekas


Paradise Not Yet Lost/Oona's Third Year


Usa 1979, 97', col., v.o. sott.it.


Montato nel 1979, questo diary film è interamente dedicato ad un periodo della vita (il terzo anno di età) di Oona la prima figlia di Mekas. Esso contiene, montati in modo cronologico, gli avvenimenti più importanti che caratterizzarono il 1977, e funge da "lettera" per la figlia ancora piccola. "Una meditazione sul tema del paradiso. Una lettera per Oona; che le serva un giorno, come lontano ricordo di come era il mondo intorno a lei quando aveva tre anni, un periodo del quale ci saranno solo brevi frammenti nella sua memoria. Per aiutarla con una guida romantica ai valori essenziali della vita, in un mondo di artificiosità e di veleno del corpo e dello spirito" (J. Mekas).


SAB 12, h. 18.40


 


Jonas Mekas


As I Was Moving Ahead Occasionally I saw Brief Glimpses of Beauty


Usa 2000, 288', col., v.o. sott. it.


Romanzo autobiografico di Mekas che ridefinisce gli incroci tra documento e finzione: il primo passando per le immagini e il secondo per la voce off dell'autore che a distanza di anni rimonta e compone i le immagini girate nell'arco di quasi trent'anni. Il film è diviso in dodici capitoli. "Filmavo per vedere come le mie mani e i miei occhi reagivano alla vita attorno a me, eppure erano i miei ricordi che filmavo: il presente reale era già gravido di quel futuro dal quale tutto sarebbe sembrato ricordo e grazie al quale gli odori della Provenza, i colori della sua frutta sono più veri di quando li stavo vivendo" (J. Mekas).


DOM 13, h. 15.30


 


Jonas Mekas


Lost, Lost, Lost


Usa 1976, 178', col., v.o. sott. it.


Primo volume dei diari di Jonas Mekas, cui faranno seguito In Between e Walden. Il film si divide in tre parti ognuna delle quali segue la stessa organizzazione narrativa: in ognuna delle tre parti si inizia con materiale personale e relativo alla vita di famiglia, e si prosegue con uno sguardo sul contesto politico e pubblico del filmaker. Ogni parte inizia nello stesso modo, con la presenza sullo schermo di Mekas e di suo fratello Adolfas, e finisce con scene di interesse sociale o politico. Le riprese contenute in quest'opera provengono dal numeroso materiale che Mekas iniziò regolarmente a collezionare, subito dopo il suo arrivo in America. Solo nel 1975, però, grazie ad un premio in denaro, fu in grado di portarla a termine. "È il titolo di un film che io e mio fratello volevamo fare nel 1949, e descrive come eravamo in quegli anni. La vita di una persona smarrita che non ha ancora dimenticato la terra nativa ma non ne ha conquistata una nuova" (J. Mekas).


MAR 15, h. 20.30

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