Vieni a vivere a Napoli, di Guido Lombardi, Francesco Prisco, Edoardo De Angelis

La città e l’immigrazione. Un’idea produttiva unisce tre sguardi sulla Napoli di oggi. A dominare è lo stereotipo. Ma il magnifico shock di De Angelis apre squarci emotivi travolgenti

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Dove si nasconde oggi l’oro di Napoli? Forse nella sua capacità di essere una città accogliente anche nella sua inospitalità, di consentire uno spazio di sopravvivenza nonostante tutto, margini insospettabili di libertà e invenzione nelle pieghe nascoste delle sue storture, delle sue disfunzioni irrisolte, forse irrisolvibili. Napoli porto di mare, la grande caldera del Mediterraneo, magma che ribolle, scambi di culture ed esperienze, conflitti incandescenti che sboccano in solfatare, bradisismi continui. La canzone, la pizza, la camorra, o’ sole, il lavoro da inventare e la fame che ti rode le ossa. Di stereotipi da usare ce ne sarebbero a migliaia, formule buone per i turisti in viaggio in Italia, ma per chi “deve vivere” è tutto un altro discorso. Qui, come ben sapeva Rossellini, c’è un movimento continuo che non dà mai una perfetta leggibilità al reale. Restano sempre margini insondabili di mistero aperti alle invenzioni del racconto.

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vieni a vivere a napoli - lubaParte da un’idea dei produttori della Run Film, Alessandro e Andrea Cannavale, il progetto di Vieni a vivere a Napoli: la città e il suo rapporto con l’immigrazione secondo il punto di vista di tre registi campani dell’ultima generazione. C’è Guido Lombardi, che in Nino e Yoyo mette a confronto un vecchio portiere di condominio nullafacente e un bambino cinese. Poi Francesco Prisco che racconta le peregrinazioni di una donna ucraina, Luba, nota presentatrice in patria, poi caduta in disgrazia e costretta a far da badante a un vecchio brontolone insopportabile. E infine Edoardo De Angelis, che in Magnifico shock, segue la giornata di un ragazzo da bar bengalese e una giovane cantante, neomelodica ribelle, tra matrimoni, comunioni e serenate per figli di boss. A legare i tre episodi c’è il personaggio interpretato da Giovanni Esposito, che attraversa le tre storie dai margini, passando da un lavoro all’altro secondo la classica arte di arrangiarsi.

 

Il tono generale è da commedia, declinato in varie forme. Domina il cliché, ovviamente, soprattutto in Lombardi, che gioca sull’atavica indolenza dei napoletani contrapposta alla muta e incomprensibile operosità cinese. E il suo episodio porta alle estreme conseguenze quella tendenza al grottesco, alle formule di chiusura semplificatrici, che già era evidente in Take Five. Mentre Prisco lavora sull’ironia amara e la satira sociale, per raccontare le strade di una Napoli nottura e sporca e le schizofrenie dello spettacolo generalizzato. Ma anche qui non si esce dallo stereotipo. Forse è la difficoltà ad adattarsi alle esigenze della durata breve, da quella invincibile tentazione di risolvere la narrazione breve nell’aneddoto o nella parabola. Ma si resta su quella linea di confine incerta in cui la realtà, nel farsi racconto, ha perso tutte le sue dimensioni per ridursi a un guscio vuoto, a una pura parvenza. Mentre l’immagine rimane di puro servizio. A reggere la fragile impalcatura resta il mestiere, quello dei caratteristi e dei protagonisti, da Gianfelice Imparato a Antonio Casagrande.

 

vieni a vivere a napoli - nino e yoyoE finalmente arriva il magnifico shock di De Angelis, che impone una sterzata al film e apre squarci emotivi travolgenti in quella rabbia che sta tra il tutto e il nulla, tra la mediocrità del quotidiano e la meraviglia sognata, tra le prospettive del raggio corto e la libertà del desiderio. Miriam (Miriam Candurro) è stanca della sua misera carriera, delle canzoni in playback, dell’avidità volgare del suo manager (come sempre straordinario Massimiliano Gallo), dei giri deprimenti tra boss delle cerimonie e piazze di provincia. Riesce a trovare di nuovo un barlume di speranza e gioia in Amila, che la richiama alla responsabilità delle sue ambizioni. Che sia solo una parentesi o il principio di un’altra vita, non si sa. Ma di certo De Angelis riesce a passare in un istante dalla brutalità alla poesia, sa scovare nella pesante opacità di un mondo violento, gretto, opprimente, ancora un’immagine di bellezza, una stella al led che illumina un volto stanco, due mani che si toccano… Una vitalità concreta e disperata, sempre sul punto di perdersi, di evaporare nel miraggio, eppur ancora là, a cercare un altro senso, un contatto oltre le differenze, per puro passaggio di dolore, comprensione e tenerezza.

 

Regia: Guido Lombardi, Francesco Prisco, Edoardo De Angelis

Interpreti: Miriam Candurro, Antonio Casagrande, Massimiliano Gallo, Gianfelice Imparato, Giovanni Esposito

Distribuzione: Europictures

Durata: 88’

Origine: Italia, 2016

 

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