West Memphis Three: di Atom Egoyan, Eddie Vedder, Peter Jackson e della caccia alle streghe

Dei WEST MEMPHIS THREE e della caccia alle streghe

 I "tre di West Memphis" avevano 18, 17 e 16 anni nel '94, quando vennero accusati di aver ucciso tre bambini in un fantomatico "rituale satanista": tre adolescenti diventano il capro espiatorio ideale di una piccola cittadina conformista dell'Arkansas. Lo scorso 19 agosto sono stati finalmente liberati. Ne parlano Atom Egoyan e Peter Jackson; ne hanno parlato durante tutti questi lunghi 18 anni i documentaristi JoeBerlinger e Bruce Sinofsky con i tre Paradise Lost.

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West Memphis Three: di Atom Egoyan, di Peter Jackson e della caccia alle stregheI "tre di West Memphis" avevano 18, 17 e 16 anni nel '94, quando sono diventati il capro espiatorio ideale per una piccola cittadina conformista dell'Arkansas, dove il fondamentalismo religioso è di casa. Pur non essendo collegati al delitto da nessuna prova, furono accusati di aver ucciso tre bambini all'interno di un fantomatico "rituale satanico".

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Nel '97, la difesa porterà in tribunale le prove che sul luogo del delitto non c'era traccia del DNA di nessuno dei tre teenager accusati. Ma solo il 19 agosto 2011, pochi giorni fa, dopo 18 anni di prigionia basata su una autentica moderna caccia alle streghe, Echols, Baldwin e Misskelley sono stati sottratti alla pena di morte (Echols) e all'ergastolo (Baldwin e Misskelley) e liberati (il video della conferenza stampa dopo il rilascio) anche se, quale beffa finale, secondo i termini dell'Alford Plea, patteggiamento previsto dalla legislazione statunitense, gli imputati, pur non dichiarandosi colpevoli, riconoscono che l'Accusa ha avuto abbastanza prove da convincere una giuria e rinunciano in partenza all'opportunità di ottenere qualsiasi risarcimento per ingiusta detenzione. 

 

Il prossimo film di Egoyan sarà The Devil's Knot, ispirato alla storia dei West Memphis Three.
"Il film si concentra sugli eventi intorno al periodo del primo processo. Non diversamente da Il dolce domani, sarà un dramma corale che osserva la reazione dei membri della comunità al cataclisma, l'incapacità di dare un senso al male più estremo, più aberrante. Ma ne Il dolce domani c'era un colpevole. Ciò che è inquietante di questa storia è che il colpevole è ancora libero. Il caso si riapre" ha detto il regista armeno a Hollywood Reporter.
Il dolce domani, splendido film diretto da Egoyan nel '97 vincitore di 3 premi a Cannes, esplorava proprio la perdita dell'innocenza di un'intera comunità in seguito alla morte di quasi tutti i bambini del villaggio.

The Devil's Knot, in sviluppo dal 2006, si basa su un libro-inchiesta del 2003 della giornalista Mara LeverittDevil’s Knot: The True Story of the West Memphis Three – che mette bene in luce l'atmosfera di isteria collettiva che ha portato alla condanna dei tre adolescenti, oggi uomini adulti ai quali nessuno restituirà gli anni perduti.

 

Baldwin, Echols e Misskelley da adolescenti e da adultiRiepiloghiamo brevemente la vicenda: nel 1993 a West Memphis vengono trovati i cadaveri di tre bambini intorno agli 8 anni, seviziati e uccisi. L'assassino potrebbe essere vicino alle loro famiglie, ma questo particolare viene ignorato (più tardi, nel corso degli anni, emergeranno alcuni indizi che conducono al patrigno e al padre adottivo di due delle vittime, già estremamente violenti verso donne e bambini e sprovvisti di alibi convincenti). O potrebbe avere a che fare con un uomo sconvolto, coperto di sangue e di fango, che irrompe in un ristorante subito dopo il delitto.

Anche questo episodio incredibilmente  viene trascurato dalla polizia locale – che tra l'altro arriva direttamente dai boschi dove sono stati ritrovati i bambini, senza usare le indispensabili precauzioni – e l'uomo viene perso di vista. Intanto la scena del crimine non è stata protetta, i corpi spostati prima dell'arrivo del medico legale, la situazione viene gestita in modo superficiale e totalmente inappropriato dalla polizia locale, probabilmente impreparata di fronte all'accaduto.

 

Damien Echols, Jason Baldwin e Jessie Misskelley Jr., pur non essendo collegati al crimine da nessuna prova fisica, diventano il capro espiatorio ideale di un'intera comunità: "colpevoli" essenzialmente di provenire da famiglie modeste, interessarsi di musica metal, portare i capelli lunghi, leggere libri sull'esoterismo e romanzi horror (Stephen King, in particolare), vengono indicati arbitrariamente come esecutori di un "delitto legato all'occulto". Un lampo, ed è Satanic panic.

A Misskelley, il più giovane e fragile dei tre, affetto da un lieve ritardo mentale, cresciuto in un trailer park, si estorce una confessione poco credibile, piena zeppa di incongruenze (afferma ad esempio di aver commesso l'omicidio al mattino – mentre lui e i suoi amici erano a scuola – finchè chi lo interroga non gli suggerisce letteralmente che il delitto è avvenuto di sera) con 12 ore di interrogatorio manipolatorio, la maggior parte delle quali non registrate, senza la presenza di famiglia o avvocato. In seguito Misskelley racconterà di aver mentito per sfinimento.

 

Un disegnino di Echols (le prove del super-esperto di occultismo)Echols, considerato il "capo" (occorreva rispettare il clichè: ci vuole sempre un leader carismatico nei gruppi satanisti) viene condannato a morte, gli altri due all'ergastolo. A confermare la pista demoniaca osservando i disegni sui diari di Echols e analizzando le sue poesie fu Dale Griffis, personaggio che sembrerebbe romanzesco se non fosse, purtroppo, reale: poliziotto in pensione riciclatosi come esperto di "occultismo", competenza certificata da una prestigiosa laurea per corrispondenza. Griffis si dichiara certo del movente satanista, vaneggiando nei modi più svariati e adducendo quali prove un po'di tutto, dalle poesie scritte da Echols, tra cui una ispirata a The Thin Ice dei Pink Foyd, ad alcuni suoi disegni. La pista del "delitto satanista" viene considerata plausibile anche grazie a queste inconfutabili prove:

quella sera c'era la luna piena.

otto (l'età delle vittime) è il numero delle streghe.

i bambini piccoli sono le vittime preferite dei satanisti perchè contengono molta energia: lo dice pure Aleister Crowley. E quei bambini là, guarda caso, erano piccoli.


– c'era poco sangue sulla scena del crimine? Ecco la spiegazione più razionale: il sangue è stato portato via, perchè i satanisti lo conservano per berlo.

Senza contare poi che gli imputati indossavano spesso t-shirt nere, che di per sè "è un elemento da prendere in seria considerazione in un caso di omicidio per occultismo" (parole testuali).

 

La totale inconsistenza delle accuse cominciò, nel tempo, a convincere anche alcuni dei genitori dei bambini uccisi che i tre teenager incriminati erano in realtà innocenti.  Nel 2003 Vicki Hutcheson, all'epoca mamma di un bambino dell'età delle tre piccole vittime, considerata una testimone chiave per i suoi deliri a base di incontri Wiccans e cerimonie oscure guidate dal "diabolico" Echols, finisce per ritrattare tutto, dichiara di voler ripulire la sua coscienza sporca e di aver mentito dalla prima all'ultima parola, prima attirata dalla ricompensa, in seguito minacciata dalla polizia.

Sul caso  i registi newyorchesi Joe Berlinger e Bruce Sinofsky hanno realizzato tre documentari prodotti da HBO.

Paradise Lost - Joe Berlinger e Bruce Sinofsky I primi due sono usciti nel 1996 (Paradise Lost. The Child Murders at Robin Hood Hills) e nel 2000 (Paradise Lost 2: Revelations); nascono un movimento e un sito web (non finanziati da HBO, totalmente spontanei) destinato tra l'altro alla raccolta di fondi per le spese legali, alimentato anche dai tanti che si riconoscono nella farsesca vicenda – tutti coloro che nella loro vita sono stati semplicemente dei teenager con dei tagli di capelli discutibili, come ironizzava lo stesso Echols in un'intervista, e le t-shirt dei loro gruppi preferiti.

Il caso raccoglie per anni il sostegno di numerosi personaggi celebri: soprattutto Eddie Vedder dei Pearl Jam, vicino ai tre da tempo e presente ad accoglierli alla scarcerazione, oltre che autore di una canzone scritta a quattro mani con Echols, Army Reserve, e di un'altra, Satellite, dedicata al rapporto di Echols con la moglie, conosciuta mentre era rinchiuso – ma anche Natalie Maines, Peter Jackson e Fran Walsh, Johnny Depp, Patti Smith, Henry Rollins, Winona Ryder, The Cure, Metallica e altri).

 

Il terzo documentario è in questi giorni in anteprima al 36° Toronto Film Festival e sarà al 49° New York Film Festival, dove sarà protagonista di un evento speciale con alcune scene aggiunte dopo il montaggio definitivo: Berlinger e Sinofsky erano in tribunale per documentare anche la fine di questa storia. Paradise Lost 3: Purgatory (trailer) già completato al momento della scarcerazione dei tre, sarà riproposto da HBO tra novembre e gennaio, in una versione aggiornata.
Nel frattempo,
Egoyan è già al lavoro sullo script di The Devil's Knot, opera di Scott Derrickson e Paul Harris Boardman (autori anche della sceneggiatura di The Exorcism of Emily Rose, trasposizione cinematografica del caso di Anneliese Michel). L'inizio delle riprese è previsto per la primavera del 2012

Sulla scarcerazione ha preso la parola Peter Jackson, che sulla sua pagina Facebook ha scritto un lungo, sofferto e condivisibile commento che inizia così: “nessuno pensi nemmeno per un secondo che oggi è stata fatta giustizia”. Con il patteggiamento effettuato, lo Stato non riconosce la sua colpa, anzi assegna ai tre esattamente i 18 anni che hanno scontato – con l'Alford plea, gli imputati non possono fare causa allo Stato per gli anni trascorsi in prigione, nemmeno qualora venga condannato formalmente un altro colpevole.

Mobilitazione per i West Memphis Three - Eddie Vedder e Johnny DeppAvrei fatto lo stesso, ma è sconvolgente che lo stato dell'Arkansas non abbia il coraggio di ammettere il suo errore” ha aggiunto Joe Berlinger, allo stesso tempo felice e indignato.

 

Jackson ha annunciato che insieme a Fran Walsh continuerà a finanziare le indagini per il riconoscimento dell'innocenza dei tre, bollati come killer durante tutti questi anni e privati del diritto di vivere le proprie vite. Nel frattempo, l'assassino o gli assassini sono rimasti in libertà per quasi un ventennio. Non esattamente una definizione di giustizia.

A oggi, sono tanti i condannati a morte poi rilasciati che hanno raccontato di confessioni estorte con la minaccia e perfino la tortura. Alcuni sono stati scagionati dalle prove del DNA, altri, come è accaduto di recente in Florida, graziati, con la pena commutata in ergastolo: mossa in extremis di un governatore che non sapeva bene come spiegare ben 22 rilasci di persone precedentemente condannate a morte. Sono in tanti anche quelli giustiziati nonostante seri dubbi sulla loro colpevolezza.

I condannati a morte provengono per la maggior parte dagli stati del Sud degli Stati Uniti, ad alto tasso di conservatorismo e fondamentalismo religioso. Molti casi sono accomunati dalla totale mancanza di prove fisiche, come per i West Memphis Three.

West Memphis Three liberi Nel recente Conviction (2010) Hilary Swank, accanto a Sam Rockwell, Minnie Driver e Melissa Leo, interpreta la versione cinematografica di Betty Anne Waters, una donna del Massachusetts, di umile estrazione, che si imbarca nell'impresa costosa di laurearsi in giurisprudenza pur di scagionare il fratello, condannato per 17 anni a causa di una poliziotta corrotta, prima di veder riconosciuta la sua innocenza. In The Exonerated, film tv del 2005 diretto da Bob Balaban, si raccontano le vicende di 6 persone che hanno trascorso anni nel braccio della morte per poi essere riconosciuti innocenti, vittime di persecuzioni non di rado legate alla classe sociale, alla supposta “eccentricità” o al colore della pelle, o a semplici errori giudiziari.

Siamo in Texas, Illinois o in Florida, Oklahoma, Ohio e Alabama, oppure in Louisiana, dove è ambientato Dead Man Walking. Nel film del '95 Susan Sarandon interpretava sul grande schermo Helen Prejean, raro esempio di religiosa realmente schierata dalla parte dei più deboli, fondatrice della ONG Witness to Innocence e impegnata nel RFK Center for Justice & Human Rights.


Sul suo sito si possono leggere le storie di Clarence Brandley, unico inserviente di colore, quindi primo sospettato dell'assassinio di una studentessa bianca, bionda e ricca; Juan Meléndez, messicano, 18 anni nel braccio della morte, accusato senza l'ombra di una prova fisica, sarebbe stato certamente giustiziato se non fosse saltata fuori la registrazione della confessione da parte del vero assassino, sistematicamente ignorata per anni; Ronald Cucina, 21 anni nel braccio della morte per una confessione estorta dopo 39 ore di violenza da parte di un ispettore di polizia di cui si stima che abbia sistematicamente torturato oltre 150 uomini neri nella zona di Chicago tra la fine degli anni '70 e i primi anni '90.

 

Se la pena inflitta a un nero che uccide un bianco è sempre sproporzionata rispetto all'opposto, se le 3600 persone designate per la pena capitale negli Stati Uniti sono tutte povere e non tutte possono permettersi la difesa di uno studio legale e hanno già perso in partenza, se gli Stati Uniti sono in effetti “fondati sulla violenza”, a cominciare dagli Schiavi e dai Nativi americani, Helen Prejean, che evidentemente conosce molto bene la metà oscura del suo Paese, interpreta i dati con una formula importante: La pena di morte non è una questione marginale su cosa fare di qualche delinquente che ha commesso crimini terribili. Piuttosto riassume le tre ferite più profonde nella nostra società, ferite che dobbiamo curare e guarire: la prima ferita è il razzismo, la seconda è la prassi di infierire sui poveri, la terza è la nostra inclinazione a risolvere i problemi sociali con la violenza”.

 

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