Wild, di Jean-Marc Vallée

wildIn Wild il regista prosegue il discorso sul corpo già tracciato da Dallas Buyers Club. La protagonista dopo averlo abusato per esprimere un dolore che non riusciva a maneggiare, attraversa la sofferenza fisica del Pacific Crest Trail per vivere la sua personale Passione, inizialmente intesa come purificazione dagli errori passati che muta poi verso il perdono per sé stessa.

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WildL'inquadratura di un paesaggio roccioso e un respiro ansimante, maliziosamente sfumato di una carica erotica a fare da sottofondo, apre la prima scena di Wild, per poi mostrarci la sua protagonista, Cheryl (Reese Witherspoon), seduta sul bordo di un sentiero, stretta nella morsa del dolore fisico a causa di un paio di scarponcini da trekking troppo stretti, emblema e parabola stessa del film. Cheryl, figlia modello e ottima studentessa, dopo la morte prematura della madre, un matrimonio sabotato dall'interno da continui tradimenti e da una dipendenza dall'eroina per la sua impossibilità di gestire quel lutto, decide di percorrere in solitaria il Pacific Crest Trail, percorso che dal confine messicano raggiunge il Canada, per espiare quelli che crede siano i suoi peccati e cercare di lasciarsi alle spalle i ricordi che le annebbiano la mente e ritornano ad ondate per infestarle i pensieri.

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Diretto da Jean-Marc Vallée e sceneggiato da Nick Hornby che fa sentire la sua presenza anche per il sottile humor che pervade la pellicola, Wild, prende spunto dal libro di memorie di Cheryl Strayed e prosegue il discorso del regista sul corpo già tracciato da Dallas Buyers Club. Se per il texano Ron Woodroof, malato di AIDS, il deperimento e la trasformazione del suo corpo, oltre aWild testimoniare la fine della sua vita, coincidevano con l'accrescere della sua consapevolezza di essere umano, in Wild, dopo averlo abusato per esprimere un dolore che non riusciva a maneggiare, Cheryl, attraversa la sofferenza fisica, espressa da lividi, sangue e privazioni, per vivere la sua personale Passione, inizialmente intesa come purificazione dagli errori passati che muta poi verso il perdono per sé stessa. Quello che salta agli occhi, oltre la centralità della protagonista rispetto all'ambiente naturale che la circonda è che, a differenza di Into the Wild, l'obiettivo che interessa a Vallée non è mostrare, attraverso le varie tappe del viaggio del personaggio principale, anche uno spaccato dell'America delle grandi contraddizioni, ma concentrarsi sul percorso interiore di Cheryl, una straordinaria Reese Witherspoon nella doppia veste di interprete e produttrice, grazie anche al montaggio di Martin Penca abilissimo nell'intervallare i più piccoli flashback con il suo presente. Film di chiusura del Torino Film Festival, Wild, riprende il tema del viaggio on the road, tanto caro al cinema a stelle e strisce, per tramutarlo, attraverso il flusso di coscienza continuo fatto dei brevi monologhi interiori della protagonista, in una mappa interiore nella quale Cheryl riassembla i vari pezzi che costituiscono la sua vita, aiutata anche da una colonna sonora fatta di reminiscenze uditive (ecco che torna il tocco di Hornby),cercando di farli combaciare di nuovo. La natura selvaggia alla quale si riferisce il titolo va intesa non tanto come didascalicamente rapportata ai paesaggi incontrati da Cheryl ma alla sua vera indole, combattiva e forte, per anni nascosta sotto uno strato di dolore dal quale riemerge attraverso la sofferenza fisica che combacia con la rinascita morale.

 

Titolo originale: id
Regia: Jean-Marc Vallée

Interpreti: Reece Witherspoon, Laura Dern, Gaby Hoffman

Distribuzione: 20th Century Fox

Durata: 115'

Origine: USA, 2014 

 

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