X-Men – Giorni di un futuro passato, di Bryan Singer

x-men giorni di un futuro passato

La rilettura della miniserie di Claremont e di  Byrne segna il ritorno di Singer e ribadisce la centralità di Wolverine. Il regista può sfruttare la traccia narrativa per appagare l'idea di un cinema che cambia la storia all'ultimo minuto come in Valkyrie. La Fox può utilizzare gli incastri delle dimensioni parallele per azzerare la maldestra conclusione di The Last Stand e ripartire da capo…

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Gli X-Men sopravvissuti alla diaspora del Vietnam e ai crudeli esperimenti genetici di Bolivar Trask si riuniscono nel laboratorio di Hank McCoy. Uno dei tanti schermi catodici che sono nella stanza sta trasmettendo un episodio della vecchia serie televisiva di Star Trek. La citazione è significativa perchè il nuovo capitolo della saga dei mutanti di Stan Lee adotta una trovata narrativa di cui si era appropriato anche il reboot di J. J. Abrams. I due racconti si sviluppano su un cortocircuito dimensionale: due piani temporali differenti entrano in comunicazione e provano a collaborare l'uno con l'altro. Lo Spock rinnovato di Zachary Quinto chiede consigli allo Spock classico di Leonard Nimoy perchè ha già vissuto il futuro. James McAvoy cerca la soluzione alla guerra del presente con un contatto telepatico con Patrick Stewart perchè la sua versione anziana ne conosce le conseguenze e i rimedi. E' forse casuale che anche l'attore sia anche un volto noto della next generation dell'Enterprise?

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L'idea delle versioni alternative che sono elastiche e si intersecano è una topica di uno sceneggiatore come Damon Lindelof e sembra stia per approdare anche nel mondo dei marvel-movie. Il primo passo in questa direzione di Days of Future Past è il reintegro di Bryan Singer che in First Class del 2011 aveva il ruolo di produttore. La celebre miniserie scritta da Chris Claremont e disegnata da John Byrne nel 1981 è funzionale ad una tendenza che nel cinema del regista ritorna spesso. Gli X-Men tentano di modificare il corso degli eventi all'ultimo secondo e di scongiurare la guerra apocalittica tra l'homo sapiens e l'homo superior: la loro azione non è molto diversa da quella di Tom Cruise in Valkyrie e dal suo piano fallito per uccidere Adolf Hitler.

Lo script di Simon Kindberg alza il tiro e cambia l'identità dei nemici istituzionali dei mutanti: il senatore Robert Kelly viene sostituito da Richard Nixon e all'inizio Magneto è in un carcere inespugnabile perchè è stato coinvolto nel complotto contro John Fitzgerald Kennedy. Il coup de theatre della nuova spiegazione dell'omicidio è forse eccessivo ma i riferimenti agli accadimenti storici sono efficaci: gli X-Men e i loro rivali della Confraternita si muovono all'interno della ricostruzione della Conferenza di Parigi che mise fine all'intervento americano in Indocina. L'ambientazione viene rielaborata a partire dai filmati dell'epoca e la loro presenza aliena viene palesata agli occhi dell'umanità attraverso il vecchio medium della televisione. First Class portava i primi allievi di Charles Xavier nello scenario del blocco navale della Crisi di Cuba ma in questo caso il regista vuole correggere tutta la storia: la sua affascinante velleità potrebbe essere oltre la sua portata ma almeno pareggia i conti con il maldestro epilogo della vecchia trilogia. Il comic-book riportava indietro nel tempo Kitty Pride mentre adesso è Wolverine che cerca di cancellare gli errori di convivenza tra le due specie umane. L'avvicendamento è importante non solo perchè permette al film di appoggiarsi al carisma di Hugh Jackman ma anche perchè la sua presenza rimette in gioco i suoi due spin-off personali del 2009 e del 2012. Il suo intervento deve essere risolutivo non solo per evitare l'estinzione futurbile ma anche per placare i demoni interiori del protagonista e restituirgli quello che ha perso. La strategia commerciale della Fox ha un altro obbiettivo: azzerare il vuoto di continuity di The Last Stand e dare un ordine coerente al not too far future. Il gioco è complesso e forse è di difficile lettura per un neofita ma dimostra la volontà dello studio di sfruttare fino in fondo i propri diritti sul fumetto. Days of Future Past cerca di adattarsi alla struttura di interdipendenza del fortunatissimo progetto di The Avengers: ogni film è il cross-over di un altro ed è impossibile seguirne uno senza avere un rapporto di confidenza e di serialità con tutti gli altri. L'appeal dei personaggi giustifica gli sforzi che vengono richiesti allo spettatore? Se la risposta dovesse essere positiva le possibilità narrative delle versioni parallele degli X-Men potrebbero essere infinite. La conflittualità tra l'idealismo ottimista di Charles Xavier e l'odio darwiniano di Magneto potrebbe durare ancora a lungo…

 

Titolo Originale: X-Men: Days of Future Past
Regia: Bryan Singer

Interpreti: Jennifer Lawrence, Michael Fassbender, James McAvoy, Jason Flemyng, Ian McKellen, Patrick Stewart, Nicholas Hoult, Hugh Jackman, Anna Paquin, Ellen Page, Peter Dinklage, Halle Berry,
Origine: Usa, 2014
Distribuzione: 20th Century Fox
Durata: 134'

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