"Young Adult", di Jason Reitman


Il film ha l'andamento a precipitazione verticale tipico del cinema di Reitman: parte dai piani alti dei grattacieli di Minneapolis e finisce con un parafango schiantato contro un marciapiede. Però stavolta il movimento non è tanto quello circolare della musicassetta che gira ad oltranza sui titoli di testa quanto lo stallo ostinato dell'autoradio che si inceppa sempre sulla stessa canzone. Più soprendente di Charlize è l'inedito comico tv Patton Oswalt, l'unico attore del cast in grado di infondere umanità ad uno script programmaticamente sgradevole

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Nell'inevitabile sequenza di sfogo (auto)distruttivo all'indirizzo di insopportabile, idilliaco quadretto familiare, che puntualmente colpisce la protagonista al ricevimento di battesimo della primogenita dei coniugi Slade, convivono alla perfezione gli opposti su cui si fonda il cinema di Jason Reitman.
La scena è infatti una sorta di versione drammatica ed implosa dell'irresistibile sketch di Kristen Wiig al party prematrimoniale delle Bridesmaids, e allo stesso tempo ricorda quel futile, irrisorio senso di rivalsa indie del sabotaggio del passeggino nella sequenza a casa di Maggie Gyllenhaal nel troppo presto dimenticato Away we go di Sam Mendes.
Un po' come dire i due poli dell'universo alternativo USA (tra Judd Apatow e Dave Eggers), al centro dei quali si colloca Reitman con un film sicuramente molto personale che sembra ripartire dalla tragica amarezza del finale del precedente Tra le nuvole, lasciando però presto per strada ammiccamenti e armamentario pop da cineasta di culto degli anni 2000, in sostanza abbandonati con i titoli di testa infilati nel mangiacassette vintage.
Il film infatti ha l'andamento a precipitazione verticale tipico del cinema di Reitman: parte dai piani alti dei grattacieli di Minneapolis e finisce con un parafango schiantato contro un marciapiede. Però stavolta il movimento non è tanto quello circolare della musicassetta che gira ad oltranza quanto lo stallo ostinato dell'autoradio che si inceppa sempre sulla stessa canzone.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Così facendo il cineasta svela paradossalmente però un'anima di disturbante cinismo, solo in parte adducibile ad uno script gocciolante di bile autobiografica a firma di Diablo Cody: continuando a ragionare per geografie dell'indipendenza USA, alcune patetiche macchiette di provincia grottesca non sfigurerebbero nei quadretti rancorosi di uno come Todd Solondz. Se il rischio è quasi sempre evitato, gran parte del merito va alla compagine attoriale.
Nel ruolo pericolosissimo dello sciancato sociopatico, sovrappeso e depresso, il sorprendente comico Patton Oswalt (visto in tv soprattutto nelle serie United States of Tara e Bored to Death) riesce nell'impresa di infondere umanità ad un personaggio programmaticamente sgradevole, tratteggiato dallo script in maniera non proprio inedita (i pupazzi che assembla in reazione al suo corpo massacrato, l'attrazione-repulsione per il personaggio di Charlize…).
La Theron, a cui è malauguratamente capitato di finire protagonista del film meno memorabile (perché meno "politico"…?) di Jason Reitman, tira su un'interpretazione che sta a metà tra la reale compassione per una donna antipatica e preda di un'evidente ossessione malata, e un ritratto di nerd rosa tutta felpe con il cappuccio e tv spazzatura (meno sincero però di certi autentici ruoli femminili nei film di Kevin Smith, per restare di nuovo nel circuito alt-radical).

Sorge il dubbio che, alla stregua del più consapevole e stratificato Somewhere di Sofia Coppola, questi film raccontino drammi e soprattutto sensi di colpa dei figli d'arte del cinema americano. La Mavis Gary di Cody/Reitman si troverebbe infatti a proprio agio a bere una birra con lo Stephen Dorff di Somewhere e il Ben Stiller del Greenberg di Baumbach (e il quadro è completo): tre young adults, tre ritratti che forse si somigliano di un cinema che ha fagocitato le proprie manie arrivando a smarrire qualunque contatto con il mondo.

Titolo originale: id.
Regia: Jason Reitman
Interpreti: Charlize Theron, Patton Oswalt, Patrick Wilson, Elizabeth Reaser, J.K. Simmons, Mary Beth Hurt, Jill Eikenberry
Origine: USA, 2011
Distribuzione: Universal
Durata: 94'

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array