Zeta, Cosimo Alemà presenta il suo film sul rap italiano

Il regista racconta alla stampa romana che dopo due film “assolutament e senza speranza” ha voluto finalmente dedicarsi ad “una storia d’amore”, nell’accezione anche di amore per la musica rap

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“E’ chiaro che qualunque film termini con una battle non può che far venire in mente 8mile, e nel mix di toni, stili, tematiche e ambienti abbiamo sempre tenuto in testa il modello de L’odio, però Zeta è in realtà un film pensato in riferimento ad alcuni classici degli anni ’80 che innestavano dinamiche molto semplici e chiare tra i personaggi”, spiazza tutti Cosimo Alemà andando a pescare per mappare il suo nuovo lungometraggio i titoli che meno ti aspetteresti: Cocktail, Ufficiale e gentiluomo, soprattutto Il tempo delle mele versione rap!”
Davanti al regista ci sono i giornalisti presenti alla conferenza stampa di Zeta, esperimento “dallo sguardo internazionale” di canovaccio hip hop travasato nella periferia romana, costellato di star della scena di nuova generazione – presenti al Moderno di Piazza della Repubblica il protagonista Izi, Baby K, Rancore, LowLow, ma sullo schermo c’è spazio anche per Ensi, J-Ax, Clementino, Fedez, e gli attori Jacopo Olmo Antinori, Salvatore Esposito, Irene Vetere, Francesco Siciliano, Massimiliano Gallo.

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“Il film è ambientato in squarci ai confini di Roma che credo siano totalmente impossibili da riconoscere per chi non viene da qui”, racconta il regista, “e quando la vicenda del protagonista si sposta verso il centro ci concentriamo unicamente sugli interni, una certa Roma turistica e cinematografica ho deciso di lasciare totalmente fuori dalle immagini”.
D’altra parte l’hip hop è filoloficamente espressione artistica propria dei sobborghi, dei quartieri ai margini: Alemà spiega che dopo due film “assolutamente senza speranza” come At the end of the day e La santa, ha voluto finalmente dedicarsi ad “una storia d’amore”, nell’accezione anche di amore per la musica: “nei confronti del rap vedo la stessa passione musicale viscerale e urgente che si aveva 30 anni fa per altri tipi di musica, la popolarità crescente del genere è dovuta anche ad un’intera generazione che lo ha eletto come veicolo principale per esprimere il proprio disagio e la propria impotenza. Spero che il film contribuisca a traghettare ancora maggiormente il rap fino alle orecchie di chi non lo conosce.”

L’estrema accessibilità del rap è dovuta alla centralità che nelle canzoni rivestono le parole, lunghe strofe generalmente di 16 “barre” attraverso le quali raccontare le proprie storie. Alemà ha contribuito alla salute florida della scena dirigendo decine di videoclip in una carriera ventennale: “nell’epoca della circolazione della musica su youtube la cellula-canzone assume un’importanza più cruciale della forma-album, ed è fondamentale poter promuover ogni singolo attraverso il video giusto.”
L’uscita in sala di Zeta sarà accompagnata dalla pubblicazione della colonna sonora, in larga parte composta da pezzi inediti: “ci siamo comportati come se stessimo lavorando ad un musicarello 2.0, racconta il regista, “scrivendo i brani in relazione ai personaggi e alle scene in cui sarebbero stati inseriti. E il disco che è venuto fuori…spacca i culi.”

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