10/12/2008 – Censura italiana per Ang Lee

Sulla Rai Brokeback mountain senza amore omosessuale: “una serie di casualità”

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Al momento a indignarsi è principalmente Aurelio Mancuso, presidente nazionale di Arcigay che chiede: «Vogliamo sapere chi ha deciso di trasmettere su Rai Due I Segreti di Brokeback Mountain, film che ha vinto il Leone d'Oro del 2005, 3 Oscar, 4 Golden Globe, con vistosi tagli da censura anni '50. Chi si è permesso di pensare che il pubblico adulto non avrebbe potuto sopportare i baci e le effusioni tra due uomini?»
La protesta del presidente nazionale nazionale di Arcigay non si ferma qui: «Chiediamo al Direttore di Rai Due e al Presidente della Rai di spiegare pubblicamente ciò che è avvenuto. Chiediamo alla Commissione di Vigilanza della Rai di intervenire, perchè il servizio pubblico televisivo non può in alcun modo favorire l'omofobia dilagante in questo paese. Chiediamo, infine – conclude Mancuso – che come gesto riparatore il film sia al più presto riprogrammato in versione integrale».

Dopo qualche ora arriva una nota della Rai a chiarimento della vicenda: «Non c'è stata alcuna censura, ma una serie di casualità che ha impedito la messa in onda della versione originale di Brokeback Mountain. La Rai ha comprato i diritti del film tramite Rai Cinema. Per un'eventuale trasmissione senza vincoli di orario, è stato chiesto alla società Bim, che l'ha distribuito nelle sale, il visto censura. In seguito a tale richiesta, il distributore ha consegnato la copia che aveva ottenuto il visto, mentre non è stato sollecitato l'invio contestuale della versione integrale. Pertanto, quando Raidue ha deciso di trasmettere il film ha ritenuto di utilizzare la versione integrale non verificando sul terminale che la versione in possesso della Rai era quella che aveva ottenuto il visto censura per la trasmissione senza vincoli di orario. Il Direttore di Raidue ha preso l'impegno di mettere in programmazione la replica del film nella versione cinematografica senza tagli». 

La precisazione della Rai però non basta a fermare la polemica politica. «È grottesco che la Rai in un film che ha vinto svariati premi internazionali, e che non ricadrebbe, neppure a forza, sotto la scure della porno tax del governo, censuri scene analoghe a quelle contenute nella grande parte dei film e delle fiction trasmesse dalla concessionaria pubblica in prima serata» tuona Benedetto Della Vedova, presidente dei Riformatori Liberali e deputato Pdl. «Se la censura non è stata motivata dalla natura 'hard' delle scene, ma dalla natura omosessuale della relazione rappresentata, considerata pornografica di per sè, usciremmo dai confini del grottesco e entreremmo in quelli dell'accanimento discriminatorio. Tagliare un film di questo genere, per ragioni di questo genere, è molto peggio che non trasmetterlo. È il caso – conclude Della Vedova – che il Presidente della Rai Petruccioli risponda a questi interrogativi e spieghi le scelte della concessionaria pubblica». (Ansa)

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