10/5/2005 – Davanti alla porta della legge

Il Gruppo "16-12" contro il congelamento dei finanziamenti ai loro film

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E' capitato ad alcuni produttori: il 16 dicembre del 2003 ottennero per i loro progetti il finanziamento pubblico, con lo status di ICN (Interesse Culturale Nazionale). Passarono due mesi e ancora, di soldi, nessuna traccia; finché il 6 febbraio 2004 entrò in vigore la nuova legge sul cinema.
La nuova commissione si riunì per vagliare altri progetti, e i vecchi (tutte opere prime e seconde) rimasero indietro. Una clausola presente nel decreto legislativo n. 28 del 22 gennaio 2004 riporta la seguente frase: "Le istanze relative ai progetti filmici che, alla data di entrata in vigore del presente decreto, abbiano ottenuto il riconoscimento dell'interesse culturale nazionale e non siano corredate dell'esame tecnico-economico del preventivo e del piano finanziario, possono essere nuovamente presentate ai sensi del presente decreto". Quindi c'era poco d'attendere per i vecchi progetti: "potranno" essere riesaminati, magari con qualche agevolazione riguardo ad alcune valutazioni, come quelle inerenti la qualità artistica del film, quella tecnica e la coerenza tra il progetto e le componenti artistiche previste… Nella rotazione tra la vecchia e la nuova  legge c'è qualcuno che è rimasto stritolato.
Ora tutti si adoperano per far valere i propri diritti; si è creato un gruppo formato da quei produttori e registi in attesa di risposte (gruppo '16-12', in onore del giorno in cui seppero di aver ottenuto il finanziamento, sito:
www.16-12.it), perfino il francese "Le Monde" ne ha parlato ("Cineasti italiani privati dalle sovvenzioni"); durante la recente premiazione dei David di Donatello c'è stata una manifestazione sostenuta dal comitato permanente di agitazione per il cinema italiano; una sentenza provvisoria del Tar è stata emessa in loro favore e si attende l'8 giugno per l'udienza, ma non possiamo dimenticare la frase che risuona minacciosa: "possono essere nuovamente presentate ai sensi del presente decreto". Un caso della burocrazia che vince sulla creatività.

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