13/3/2007 – Placido e Pavan sul lavoro dell'attore

Il panorama italiano tra divismo e dilettantismo

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"Di attori bravi in Italia ce ne sono pochissimi, come anche vi sono pochissimi registi bravi, per questo il cinema italiano è in crisi". Così dichiara, sulle pagine del 'Giornale dello Spettacolo', Monica Guerritore che aggiunge: "forse dovrebbero praticare un po' di più il teatro, acculturarsi di più". Di tutt'altro parere è invece Michele Placido che dichiara: "il cinema italiano non è mai stato tanto ricco di attori come in questo periodo".
Il giudizio della Guerritore appare abbastanza sorprendente perché arriva in un momento in cui i film italiani stanno riscuotendo un grande successo grazie anche ad interpretazioni di qualità: è il caso ad esempio di film come Manuale d'amore 2 e Saturno contro nei quali ha recitato il meglio di una nuova generazione di interpreti. "Il 'miracolo' – continua Placido – è avvenuto perché gli attori di oggi sono più colti e preparati rispetto al passato. Sono caduti incomprensibili steccati fra cinema, teatro, televisione; si lavora di più, e questo è un mestiere che si impara soprattutto facendolo. Oggi gli attori si interessano alla tecnica cinematografica, hanno ambizioni d'autore, dirigono film, spesso con ottimi risultati, come dimostrano i casi di Kim Rossi Stuart e Sergio Rubini". Sta inoltre riemergendo un certo divismo: "Riccardo Scamarcio, per citare un esempio – dice Placido – è già un autentico divo. Giustamente si torna a scommettere anche su interpreti dotati di glamour, come Laura Chiatti o Cristiana Capotondi. Però il divismo non è legato solo alla bellezza e allo charme: quello di Silvio Muccino nasce dalla simpatia, quello di Favino dal carattere; ma bisogna anche possedere talento, altrimenti il successo è destinato ad essere effimero".
Anche Tonino Pavan, segretario nazionale del Forum Attori Italiani affiliato alla Fistel-Cisl, non condivide il giudizio di Monica Guerritore. "Di attori bravi – afferma – ce ne sono; il problema è che spesso non sono noti. Nel nostro Paese da sempre si è cercato di penalizzare la figura dell'attore, come se non fosse l'elemento centrale del palcoscenico e non solo. E le cose non sembrano destinate a cambiare nell'immediato futuro, tutt'altro: basti pensare che nell'ultima Finanziaria è stato introdotto un emendamento che consente alle imprese di spettacolo di non pagare i contributi all'Enpals, utilizzando giovani con redditi inferiori ai 5mila euro. Questo provvedimento favorisce il dilettantismo, perché le imprese saranno spinte ad ingaggiare chiunque, magari persone che nella vita fanno un altro lavoro, piuttosto che i giovani diplomati delle scuole, delle accademie e dei conservatori. La verità è che nello spettacolo italiano c'è poca professionalità, perché non si vuole spendere nella formazione". Dello stesso parere Placido: "l'importante è investire maggiormente sugli attori e aiutarli a crescere, senza timore di affrontare anche passi falsi. Dobbiamo imparare dal calcio a far crescere il vivaio".

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