16/3/2005 – Anche Pierfrancesco Favino interviene sulla Vertenza Spettacolo

"A chi mi chiede come diventare attore, consiglio di andare all'estero, e mi vergogno"

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"Un Paese che non investe in spettacolo vuole ingannare i cittadini, dando l'idea che la felicità si ottenga attraverso le cose e non tramite la condivisione della riflessione sulla vita, propria degli spettacoli teatrali e del cinema". Lo dichiara, al Giornale dello Spettacolo, l'attore Pierfrancesco Favino che, dopo l'esperienza recente sul set di "Romanzo Criminale" di Marco Tullio Giordana, sta per diventare Gino Bartali in una fiction televisiva. In particolare, per Favino, i tagli dei contributi statali destinati allo spettacolo "portano a credere che oggi non ci sia più il desiderio di formare delle persone, ma soltanto dei clienti. Del resto – continua l'attore – i politici, di destra e di sinistra, non hanno voluto investire sulla nostra arte. Quelle risorse che, recentemente, Lina Wertmuller ha definito come "il nostro petrolio". Impedire lo sfruttamento di questi beni nazionali come arte, cultura, spettacolo significa condannare le persone alla depressione". Per Favino questa situazione è un "boomerang per l'economia: si perdono molti posti di lavoro. E' un dramma che si va ad aggiungere alla situazione cronica dei lavoratori dello spettacolo che sono trattati alla stregua di quelli che operano nel lavoro interinale. Nessuno di noi ha le garanzie di chi è occupato stabilmente".

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A proposito delle manifestazioni per la Vertenza Spettacolo, promosse dall'Agis in tutta Italia, Favino dichiara che si tratta di "un segnale di civiltà e di vera cultura. Credo che sia arrivato il momento di smettere di nascondersi dietro un dito: anche nel nostro ambiente ci sono delle responsabilità per questo stato di cose. Non abbiamo una forza corporativa e questo anche perché manca una garanzia di qualità. In Italia – continua Favino – nessun attore è obbligato ad un percorso formativo serio. Oggi i ragazzini sognano di diventare attori passando per i provini della televisione. Ma non basta". Per Favino è, di conseguenza, fondamentale puntare sulle scuole: "Oggi se un ragazzo mi chiede consiglio su dove studiare per diventare attore gli dico "all'estero". E mi vergogno. Insegnare ad insegnare, in Italia non è mai stato un obiettivo. Nessuno vuole creare oggi i professionisti di domani. Io, insieme a Fabrizio Gifuni, Alessio Boni e Luigi Lo Cascio, ho avuto la fortuna di lavorare all'Accademia d'Arte Drammatica con Orazio Costa, ma quanti attori escono dalle scuole per imparare tutto daccapo? Io sono stato fortunato, perché non mi è stato insegnato a sperare nel tutto e subito".

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