19/5/2008 – Sean Penn, lupo solitario

Da oggi al Museo Nazionale del cinema

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Il Museo Nazionale del Cinema presenta al Cinema Massimo dal 19 al 30 maggio 2008 la rassegna LUPO SOLITARIO. IL CINEMA DI SEAN PENN che comprende molti dei film da lui interpretati e tutti i film da lui diretti. Un modo per conoscere meglio la figura di Sean Penn alla luce del successo del suo ultimo film da regista Into the Wild, nella sua duplice veste: non soltanto attore di fama internazionale ma anche regista di successo.

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“Nel corso della storia del cinema non è cosa rara che un attore passi dall’altra parte della macchina da presa, anche per una sola, indimenticabile, volta (basti pensare a La morte corre sul fiume di Charles Laughton). Meno frequente è la possibilità che questo passaggio cancelli completamente il corpo dell’attore, che decide di non mostrarsi e di concentrare la sua attenzione su altri corpi, su altre storie. Infine, forse più rara ancora è la possibilità di rintracciare un filo segreto tra i personaggi interpretati da un attore per altri registi e quelli creati nei film da lui diretti. È proprio lungo questo filo segreto che si sviluppa l’itinerario di Sean Penn, attore emblema di una Hollywood capace di discutere se stessa e il proprio mito, figlio d’arte (il padre Leo Penn è stato un regista televisivo, la madre Eyleen Ryan un’attrice), e fratello di un attore inquieto e sfortunato come Chris Penn. […] Ben presto le caratteristiche di questo attore dal fisico nervoso, dall’espressione malinconica e dalla recitazione sofferta, capace di improvvise esplosioni ma anche di recitazioni più contenute e sottratte, si fanno notare attraverso i personaggi da lui interpretati negli anni Ottanta in film come Taps – Squilli di rivolta (1981) di Harold Becker o Bad Boys (1983) di Rick Rosenthal o Il gioco del falco (1985) di John Schlesinger. […] emerge sempre più chiaramente la scelta dell’attore di lavorare su una certa tipologia di personaggi, complessi, inquieti e borderline, al di là del bene e del male. Dal detenuto nel braccio della morte in Dead Man Walking (1995) di Tim Robbins all’avvocato cocainomane e traditore in Carlito’s Way (1993) di Brian De Palma, dal chitarrista fallito e geniale di Accordi e disaccordi (1999) di Woody Allen fino al vendicatore nello stupendo Mystic River (2003) di Clint Eastwood e al detective sofferente e malinconico in The Interpreter (2005) di Sidney Pollack.

Figure lacerate e complesse, eroi loro malgrado o personaggi costretti a seguire fino in fondo il loro destino beffardo e tragico. Il cinema di Sean Penn corpo attoriale è un cinema non conciliante e fremente, un cinema che si trasformerà direttamente in sguardo registico nel 1991, con un piccolo (ma dal cast di tutto rispetto) film indipendente: bruciante e secco come la canzone di Bruce Springsteen da cui prende ispirazione, Lupo solitario è un lavoro intenso su una lotta fratricida, sullo sfondo di un’America in crisi e senza equilibrio. […] La sofferenza senza soluzione è il motore dinamico delle immagini di Penn, dal thriller disperato e senza scampo (La promessa, 2001) –  alla descrizione attenta e scrupolosa di un lunga vendetta (Tre giorni per la verità, 1995), fino al bruciante frammento del film collettivo 11 settembre 2001, dove la caduta delle torri diventa la speranza di vita per un piccolo fiore e per un uomo solo, ormai senza più avvenire. È il disagio di vivere e il senso di perdita ciò che accomuna le storie e i personaggi di Penn, sino all’ultimo e ambizioso Into the Wild (2007), film rischioso e problematico sull’impossibile ritorno alla natura di un altro personaggio senza pace, capace sì di dare un calcio ad ogni regola sociale, ma incapace di guardare la sublime indifferenza della natura, in una scelta fatale cieca e disperata: ancora una volta, il sottile filo segreto di Sean Penn corpo e sguardo".  (Daniele Dottorini)

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