«Quel cinema lì (ai tempi di Totò), faceva della satira su un mondo sociale, politico, culturale che era rappresentabile, comprensibile e quindi anche ridicolizzabile. Non è per fare una battuta, ma che cosa c’è oggi di ridicolizzabile; la cosa è talmente ridicola ma al tempo stesso volgare e poi addirittura irreale, perché sembra che stiamo vivendo in un momento che non esiste, che sia passato, che stia per passare, che non sia quello, che si ritorni ad una cosa diversa, oppure addirittura ad una cosa che non sappiamo qual è, ma non è quella presente. Io credo che ci sia una irrealtà nel presente che è irriproducibile, irrappresentabile, questo credo io.  Chi potremmo andare a rappresentare, a ridicolizzare: è tutta una satira, controsatira, autosatira, oltretutto poi neanche tanto divertente, abbastanza, direi, vomitevole….

«La cosa è che (alcuni film) non hanno vita, hanno una vita che riguarda la presenza del film in quel momento, in quel mese e poi spariscono dappertutto, dalla mente, dal ricordo… Non dico che i film devono essere sempre delle opere immortali, però sant’Iddio lasciare una minima traccia, di quello che si sta…. anche divertente….

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«E’ una società che non ha più minima consistenza, concretezza per essere rappresentabile; è una società che non può essere rappresentata, inesistente. credo, o spero…»  Così Mario Monicelli, a Bologna per Le parole dello schermo-Festival di letteratura e cinema, si è espresso sulla commedia e sul cinema di Totò nell’incontro dedicato all’artista napoletano, scomparso quaranta anni fa.

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