19/8/2004 – "25ma ora – Il cinema espanso", da La7 alla 61. Mostra di Venezia

Il programma notturno racconta i B-directors italiani: autore, Steve Della Casa

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Ha poco più di tre mesi di vita (notturna, dalle 2 alle 5 del mattino), ma la sua scommessa di nicchia pare proprio vincente.  Così il programma di La7, ideato da Elisabetta Arnaboldi, autore Stefano Della Casa, 25a ora – Il cinema espanso dedicato al cinema italiano dal sonoro ai nostri giorni, sceglie la trasferta veneziana per raccontare, in sintonia con la Retrospettiva della 61. Mostra, "l'altra storia" del cinema italiano. Quella di serie B, un po' dimenticata, in parte snobbata, a tratti misconosciuta, fatta da registi determinati e sapienti artigiani che nei decenni 60 e 70 declinarono con estro e grande perizia la grammatica del cinema popolare e di genere, vera e propria spina dorsale dell'industria cinematografica italiana.

E saranno i suoi stessi protagonisti a tessere le fila di questo affascinante racconto per interviste – provenienti dagli archivi dell'emittente – che si snoderà nel programma quotidiano 25a ora, durante la Mostra, in 10 puntate di un'ora circa in onda dopo la mezzanotte, "lanciate" al Lido, ospite lo stand della Film Commission Torino Piemonte, da Enrico Magrelli affiancato da Stefano Della Casa, per la cura di Elisabetta Arnaboldi.
Tra quei molti protagonisti: il prolificissimo Mariano Laurenti, autore prima di musicarelli (Ma che musica maestro!), di una decina di titoli con Franco e Ciccio (Satiricosissimo) per approdare al proprio genere d'elezione, l'eroticomico: è del '72, grande successo di botteghino, Quel gran pezzo dell'Ubalda tutta nuda e tutta calda con la Fenech; Umberto Lenzi, nella cui ricchissima filmografia trovano spazio l'avventuroso e il cappa e spada (anche improbabilissimo come Zorro contro Maciste), lo splatter (Sette orchidee macchiate di rosso, Paranoia), il poliziottesco (Milano odia: la polizia non può sparare) e il cannibalico di cui, con Il paese del sesso selvaggio, inaugura un vero e proprio filone (Deodato seguirà); Sergio Sollima, con la trilogia western "politica", protagonista Tomas "Cuchillo" Milian (La resa dei conti, 1967; Faccia a faccia, 1967; Corri uomo corri, 1968) in cui raggiunge forse i risultati più interessanti, e col successivo Sandokan realizzato sia per il grande che per il piccolo schermo; Antonio Margheriti alias Anthony Dawson, con i suoi veri e propri "cult" del cinema di genere (Spacemen, 1960, un fanta-western-avventuroso-amoroso, girato in 20 giorni, venduto in tutto il mondo; Danza macabra, 1963, con Barbara Steele, cui seguirono commedie, western, thriller, commedie erotiche, fantastici, horror, grotteschi, polizieschi e avventurosi, e molto spesso film "contaminati" nel genere); Fernando Di Leo (scomparso lo scorso anno, regista di riferimento, insieme a Lenzi, per Quentin Tarantino), con i suoi polizieschi/noir anarchici e politici degli anni '70 (Milano calibro 9, Il poliziotto è marcio, Il boss, Diamanti sporchi di sangue, La bestia uccide a sangue freddo, La mala ordina).

Appuntamento, allora, con le notti veneziane…

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