1982, di Oualid Mouaness

Un film di punti di vista, un catalogo di percezioni, un libro aperto nel quale leggere il coraggio dei bambini e le paure degli adulti. Fuori Concorso al FESCAAAL su MyMovies

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Il Libano è una striscia di terra incastrata tra il mare, la Siria alle spalle e Israele a sud. Un Paese che negli anni ‘60 era divenuto rifugio di personaggi famosi, ricchi e benestanti che avevano trovato nel Paese mediorientale un luogo sicuro per i propri beni e denari e un luogo anche benevolmente accogliente dove continuare, indisturbati, una serena dolce vita.
Con l’avvicinarsi degli anni ’80 questa condizione di benessere lasciò il posto ad una opposta situazione bellica. Il Libano, infatti, era diventato il rifugio eletto per i Palestinesi tra cui i combattenti dell’OLP. Fu così che divenne terreno di scontro acceso e terribile dove si fronteggiarono le forze armate israeliane e quelle siriane. Il 1982 fu l’anno della Prima Guerra del Libano, che dai militari israeliani venne definita Operazione di Pace in Galilea.
Preliminari, tutti questi, necessari per entrare nel clima di 1982 il film che, diretto dal liberiano-libanese Oualid Mouaness, Fuori Concorso, partecipa a questa edizione del FESCAAAL. Il film si svolge sugli scenari di una guerra che arriva sulle porte di casa, si avvale di una idea non nuovissima, ma perfettamente trattata, di un ritmo incalzante che diventa climax progressivo, di una contrapposizione di situazioni opposte dentro le quali ritrovare il senso drammatico di ogni guerra e, infine, di una notevole adesione dei suoi attori ai personaggi cui danno il volto. Tutto questo gli conferisce quella forza espressiva e quella indispensabilità del racconto che sa farsi sguardo originalissimo e visione alternativa, ma non per questo meno drammatica, sull’infanzia, sulla guerra, sugli effetti dei conflitti e anche sul futuro dei luoghi dello scontro.

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Alla fine dell’anno scolastico è tempo d’esami per Wassim e Majid due ragazzini dell’ultimo anno delle elementari. Wassim disegna supereroi che nascono dalla sua fantasia come Tigron, ma è anche innamorato di Joanna la ragazzina del banco a fianco. La loro insegnante, Yasmine sposata con Georges che fa il militare, forse ha avuto una storia con Joseph suo collega di lavoro; la segretaria della scuola, Leila, si da fare per mandare avanti la scuola. Ma nel giorno degli esami mentre gli aerei da guerra sorvolano il cielo di Beirut diviso tra est e ovest, Wassim riuscirà a far sapere a Joanna di essere lui il misterioso autore dei bigliettini da innamorato.
Il lavoro di Mouaness è di fine e articolata tessitura, è la sua capacità di direzione a sovrapporre lo sguardo dell’innocenza, quello infantile, che diventa acquisizione definitiva per orientare il senso della storia, a quello, invece, degli adulti che comprendono il dramma incombente, tra le mura della scuola, ad ogni boato degli aerei o a quelli di ogni bomba che cade sulla città. 1982 è fatto di un materiale complesso, di un accumulo di memorie personali dello stesso regista, di sensazioni visive e di paure reali, ma tutto sembra stemperarsi, pur nel crescendo del film in un montaggio sempre più serrato e più stretto nei tempi, durante l’arrivo della guerra, dall’ansia per il risolversi o meno dell’incipiente innamoramento tra Wassim e Joanna.

Un cinema che è essenzialmente di sentimenti che sembrano deflagrare dentro il suono sempre più vicino della guerra. La scuola non è più il rifugio sicuro che vorrebbe essere, nonostante l’impegno di tutti, dal direttore all’indaffarata e preoccupata Laila, alla professoressa, una volitiva e partecipativa Nadine Labaki, che tiene a bada i suoi giovanissimi alunni, ma a sua volta in ansia per il decorso della malattia del padre, per il marito partito che non può sentire neanche per telefono, con la responsabilità che impone il panico della guerra. Mouaness sa controllare questo materiale così denso di vita, di sentimenti contrastanti, di avvenimenti opposti, e 1982 sa ricostruire con la necessaria spettacolarità del cinema la paura e l’amore, lo sguardo lontano della guerra vista con gli occhi dei ragazzini e quello consapevole degli adulti che non sanno come proteggere quelle giovani vite. Ancora una volta la guerra, con il suo doloroso e sanguinoso strascico diventa catalizzatore di sentimenti, che sembrano accelerare dentro questo meccanismo così devastante. Mouaness ci mostra la guerra che invade la città con quel senso di pauroso e sconosciuto che ogni conflitto crea, ma soprattutto ci mostra la guerra che invade le vite dei protagonisti, dei bambini e degli adulti, incuriosendo i primi con lo sgomento del futuro e sconvolgendo quelle degli altri con il terrore del presente.

È così che 1982 diventa un film di punti di vista, quindi, anche un catalogo delle percezioni nelle varie età della vita. Un libro aperto nel quale leggere il coraggio dei bambini ovvero che le paure infantili forse non sono quelle vere, perché in fondo Wassim ha più timore di comunicare la sua cotta a Joanna, piuttosto che della guerra, che diventa solo un altro scenario per ambientare le storie fantastiche dei suoi supereroi protettivi. D’altra parte però è proprio l’ostinazione caparbia di Wassim a stemperare il dramma con la sua ricerca affannosa di un’occasione.
Oualid Mouaness sa mettere in scena una ipotesi di verità, sa raccontare anche un pezzo di storia drammatica del Libano, sa frammentare la vicenda storica attraverso i comunicati stampa letti dalle radio, sa trasferire nei suoi personaggi quell’ansia di futuro che sgomenta, sa raccontare la terra che manca sotto i piedi mentre cadono le bombe e dalle finestre non si scorge che il fumo alto e il rombo di altri aerei in arrivo.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
5 (1 voto)
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