"2012", di Roland Emmerich

2012
Ogni cosa è già successa, ogni parola è stata già detta, ogni sentiero è stato già battuto. L’oggi figlio di ieri, in cui l’unico modo per sfuggire ad un presente che altro non è che una riproduzione, più o meno fedele, di ciò che è stato,  è il sacrificio

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2012It’s the end of the world as we know it…

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Non (c’)è più tempo. Quello che era un paradiso naturale è ora punto di partenza della più grande catastrofe che l’umanità abbia mai affrontato. I legami sopravvivono solo per essere spezzati, le unioni per essere squarciate, l’amore per essere straziato. Le storie sono state tutte già scritte, custodite dentro quei libri che forse qualcuno un giorno leggerà. Ogni cosa è già successa, ogni parola è stata già detta, ogni sentiero è stato già battuto. Non resta che lo sgretolamento, la cancellazione, l’involuzione, dopo la saturazione, l’esplosione, l’inondazione, di un mondo fatto a brandelli.
Tutto ruota intorno alla famiglia nell’ultimo film di Emmerich, o meglio a ciò che di essa rimane, ai suoi resti. Un padre separato che porta i figli in campeggio, il Presidente degli Stati Uniti d’America che ha perso la moglie anni prima, lo scienziato, colpevole di aver portato l’imminente tragedia all’attenzione delle alte cariche politiche, che è prima di tutto figlio di un genitore perennemente assente. Frammenti di vite differenti, testimonianza di un’unione ormai dissolta. L’oggi figlio di ieri, in cui l’unico modo per sfuggire a un presente che altro non è che una riproduzione, più o meno fedele, di ciò che è stato (la Gioconda sostituta da una copia, il nucleo familiare originario (ri)costruito solo grazie ad un elemento estraneo – uno nuovo compagno) è il sacrificio, volto a distruggere i simboli del potere (la Casa Bianca spazzata via) e dei culti religiosi (il crollo di S.Pietro e della Cappella Sistina), ma soprattutto quelli alla base della società, delle popolazioni. Non c’è altro modo di sperare in un futuro che possa tendere nuovamente verso la verità, verso la purezza dei sentimenti, che liberarsi del falso (ad esempio il nuovo compagno dell’ex moglie di Jackson/Cusack). Per il superamento è necessario l’azzeramento. Ecco perché Emmerich non ha altra scelta. Prima però occorre raggiungere il livello massimo di saturazione, ingolfando lo schermo di esplosioni, incidenti, crolli, deflagrazioni, per terra e per aria (esemplare la staffetta della famiglia in fuga nell’ordine in auto, aereo turistico, furgoncino, aereo di linea e chi più ne ha più ne metta), generando una moltitudine tale di sollecitazioni da accecare.
2012 reca su di sè i segni dell’(auto)distruzione fin dalle prime battute (su tutte, la sequenza di apertura in cui la nave giocattolo con cui un bambino si sta divertendo, affonda in una pozzanghera), creatura cinematografica che procede consapevole verso il patibolo, non senza ironia, di cui la pellicola è fin troppo pervasa. Il cinema/mondo di Emmerich come lo conoscevamo non ha più ragione di esistere. È un’arca che vaga alla deriva, portando con sé i germogli di un nuovo possibile inizio. 

Titolo originale: id.
Regia: Ronald Emmerich
Interpreti: John Cusack, Danny Glover, Thandie Newton, Oliver Platt, Woody Harrelson
Distribuzione: Sony Pictures
Durata: 160'
Origine: USA, 2009

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