21/2/2008 – Quanto pesa la critica sul successo di un film?

Mereghetti e Ferzetti vs. Parenti e Vanzina…

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“Il successo economico non è mai garanzia di qualità e un critico deve esprimersi su un film prescindendo da quelli che potranno essere i probabili esiti al botteghino”. Così dichiara il critico di Il Corriere della Sera, Paolo Mereghetti, al Giornale dello Spettacolo che ha avviato un’inchiesta sul peso della critica cinematografica sul successo dei film, dopo che lo scrittore regista Federico Moccia ha definito le stroncature “garanzia di successo”. “Le cose non stanno proprio così – dice Mereghetti – perché se ci sono film bocciati dalla critica, che diventano campioni d’incasso, sono molti di più quelli che, dopo aver ricevuto recensioni negative, vengono completamente ignorati dagli spettatori”.

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“Il fatto è – afferma Fabio Ferzetti, critico di Il Messaggero – che il cinema italiano più commerciale è da sempre alla caccia del successo facile e immediato. La qualità costa in termini di tempo, di ricerca, di riscrittura. Il cinema italiano di consumo ha sempre avuto un atteggiamento predatorio, addentando alla gola i filoni e sfruttandoli fino all’inverosimile. Rispetto al passato, la situazione è migliorata, non c’è dubbio che i Manuali d’amore dei nostri giorni sono qualitativamente migliori dei Pierini e dei Decameroni del passato, ma non per questo ci si deve accontentare. Credo che sia auspicabile che la critica pretenda di più; anzi il difetto della categoria è semmai quello di essere fin troppo tenera e generosa con la produzione nazionale”.

Dal fronte dei registi, interviene Neri Parenti: “Di stroncature – commenta – ne ho ricevute un’infinità, ma senza mai preoccuparmene. Certi film sono dichiaratamente dei prodotti di consumo che non andrebbero neppure recensiti. Nell’editoria non tutti i libri vengono giudicati dai critici; non ricordo di aver letto alcuna recensione del libro di Totti. Oggi purtroppo il livello culturale degli spettatori che frequentano la sala cinematografica, soprattutto giovani fra i 15 e 28 anni, non è particolarmente raffinato; si è costruito su una scuola che ha abbassato i livelli, su una televisione che offre quiz e grandi fratelli e un certo tipo di film deve tenerne conto”.

Enrico Vanzina – responsabile con il fratello Carlo di tanti successi popolari spesso e volentieri finiti sotto gli strali della critica – fa notare che “ai critici italiani, di cui rispetto sempre il giudizio sui nostri film, rimprovero due peccati: decidere spesso a priori, ancora prima di vederlo, se un film è un capolavoro o una porcheria e confondere la forma con il contenuto. Se un film parla di un argomento importante deve essere bello, al contrario se affronta temi frivoli è un filmaccio. Invece la storia del cinema è ricca di bruttissimi film impegnati e di splendidi film leggeri”.

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