22/4/2005 – Tagli alla cultura, la voce di Buonvino

"Internet, impresa, inglese: vanno bene le tre "i", ma la "c" di cinema e cultura dov'è?"

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"L'ultima legge cinema non sembra dare alcuna possibilità ai giovani. Chi incassa può fare ancora del cinema, chi non incassa, invece, viene escluso. Lo Stato non dovrebbe tenere conto solo dell'aspetto economico di un film: non è detto che le cose importanti dal punto di vista culturale, di per sé assicurino rendite". Paolo Buonvino, pluricandidato al David di Donatello 2005 per le musiche di Manuale d'amore di Giovanni Veronesi, e autore di numerosissime colonne sonore, tra cui quelle dei film di Gabriele Muccino, si dice molto preoccupato riguardo ai tagli alla cultura. "Nel programma del governo – continua Buonvino sul Giornale dello Spettacolo – si parlava di tre 'I'. Internet, Impresa, Inglese. Non c'erano 'c' per cultura o cinema. E questo è gravissimo, perché un paese non può essere gestito come un'azienda. Non si può pensare alla cultura in termini esclusivamente economici: il ritorno degli investimenti culturali favorisce il benessere delle persone. E questo stare bene non può essere misurato soltanto dal punto di vista economico. Lo Stato deve garantire la cultura e la possibilità di accesso ad essa, altrimenti tutto quello che non è economicamente redditizio diventa automaticamente un ramo secco da tagliare: teatri d'opera, orchestre, prosa". Il perdurare di questa situazione, secondo Buonvino, sta portando ad un progressivo impoverimento: "basta pensare a quello che accade nella musica. Le case discografiche producono solo 'quello che va'. Mentre, non si sperimenta più per mancanza di soldi. Risultato? Il rischio concreto di un forte appiattimento". Molte le difficoltà anche per la produzione cinematografica: "persone con cui ho lavorato in passato sono attualmente disoccupate. Qualcuno è andato a lavorare in televisione, ma non è che la Tv abbia aumentato le sue produzioni e ciò ha avuto pesanti riflessi occupazionali".

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Buonvino spera in una modifica dell'attuale legge: "lo Stato deve prendersi la briga di aiutare le produzioni valide, indipendentemente da chi le sottoponga. Magari, con una maggiore onestà intellettuale rispetto al passato: il metro deve essere la forza del progetto. Se il film risulta velleitario, se non ha alcuna possibilità di incassare, allora sì che bisogna rifiutare il finanziamento. Sono d'accordo: nessun clientelismo e nessun finanziamento a pioggia. Ma nemmeno una mera valutazione commerciale". Tra i problemi del settore, la pirateria: "Lo Stato deve lottare contro la pirateria, ma un modo efficace contro quella musicale potrebbe essere l'abbassamento i prezzi. Ai prezzi attuali dei Cd la gente non entra nemmeno nei negozi".

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