26/10/2006 – "Il cinema va visto come centro di cultura"

Lo sostiene il presidente dei cinema d'essai

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"Il cinema non va visto solo come box office, ma come centro di cultura: il film come valore e la sala come momento importante per la sua diffusione e mezzo primario, rispetto a tutti gli altri, dal dvd alla tv, pay o free". Così dichiara Domenico Dinoia, presidente della Fice, federazione italiana cinema d'essai, in apertura della sesta edizione degli Incontri del cinema d'essai, in programma fino al 26 ottobre a Ravenna.

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"Bisogna aumentare la visibilità e la promozione dei film più deboli – continua Dinoia – ma non per questo meno importanti. Inoltre, il cinema d'essai non deve puntare solo sui film recenti, ma anche sul repertorio. Per fare tutto ciò è necessario ripensare, nell'ambito della nuova legge di sistema, la possibilità di recuperare il patrimonio del cinema italiano. Gli esercenti potranno però tornare a proporre repertorio solo nel momento in cui verrà ripensato anche il sistema degli incentivi e si deciderà di premiare quelle sale che programmano non solo i successi, ma garantiscono una tenitura ai film meno commerciali, e spesso prodotti con denaro pubblico". In questa ottica si inserisce il progetto "Schermi di qualità", promosso dal ministero per le Attività Culturali, che incentiva quelle sale che programmano cinema d'autore, italiano ed europeo. "Schermi di qualità – afferma il presidente Fice – sta già dando dei buoni risultati in termini di aumento delle giornate di programmazione".Cambiare il sistema cinematografico, secondo Dinoia, significa anche confronto tra esercenti e distributori su vari temi, tra cui quello della carenza delle copie dei film. A Ravenna si parlerà anche di questo in occasione del seminario su "Visibilità e diffusione del cinema d'autore tra strategie di lancio e incentivi", in programma giovedì 26. Sul questo argomento, la posizione dei distributori è diversa da quella degli esercenti.. Sergio Oliva di Mikado dichiara, sul Giornale dello Spettacolo, che "la mancanza delle copie è un falso problema. Spesso, infatti, ci è capitato di mettere a disposizione un certo numero di copie e di non aver trovato lo stesso numero di esercenti disposti a proiettare il film. Piuttosto esiste il problema della tenitura in sala". D'accordo con Oliva è Luciano Sovena dell'Istituto Luce: "i film da noi portati sul mercato – dice – non possono fare affidamento su una pubblicità fatta sui canali tradizionali e vengono promossi soprattutto attraverso le critiche sui giornali e il passaparola tra il pubblico. Molto spesso però i film non restano in sala il tempo adeguato per permettere al passaparola di dare i suoi frutti". Per Barbara Bianciardi di Dnc c'è invece il problema dell'affollamento del uscite dei film in determinati periodi: "il mercato potrebbe dare risultati migliori se regolato in modo razionale con un'offerta più ampia e diversificata".

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