30/9/2005 – Alberto Farassino, fotografo

Non solo critica a Pordenone

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E' dal 24 settembre, giorno di inaugurazione della mostra presso l'Aula Magna del Centro Studi alle ore 12.00, al 30 ottobre 2005 che Cinemazero dedica il suo spazio espositivo ad una mostra fotografica dedicata ad uno dei nostri critici cinematografici più attenti e appassionati: Alberto Farassino. La mostra è stata inaugurata all'interno della terza edizione di Scrivere di Cinema in collaborazione con pordenonelegge.it.


Nonostante sia stata una delle figure più importanti della critica cinematografica italiana dell'ultimo periodo, quella di Farassino è un'eredità che si fa fatica a condividere: se non si è degli addetti ai lavori nel campo della critica del cinema, bisogna proprio essere determinati per riuscire a  imbattersi in uno dei suoi testi in libreria. Monografie su Buñuel, Camerini, Doillon, soprattutto quella su Godard, della quale ha curato anche la riedizione, aggiornando quella che aveva scritto nel 1978, ma anche studi di storia del cinema mondiale e italiano. E poi tutti gli appunti dei suoi corsi universitari a Trieste e a Pavia. Per fortuna c'è stata l'idea di raccoglierne alcuni in un libro edito dalla Bulzoni con un titolo assolutamente anti-accademico: Fuori di set – viaggi, esplorazioni, emigrazioni, nomadismi. Fuori di set lo divori in un paio di giorni. A tratti sembra un romanzo, a tratti un diario, eppure alla fine ti accorgi che, chi lo ha scritto, ha tracciato, con uno stile tutt'altro che pedante, l'evoluzione del cinema, da quello sperimentale e «senza futuro» dei Lumiére (così lo avevano definito, dando vita a una delle previsioni più sbagliate nella storia delle veggenze) a quello contemporaneo, combattuto tra vecchi imperialismi e nuove libertà dello sguardo. Arrivi all'ultima pagina – hai iniziato con i primi operatori dei Lumiére e ti ritrovi a riflettere sul cinema di Lynch, di Kusturica, di Spielberg. Il passaggio è graduale, in mezzo c'è uno sguardo attento e smaliziato sui centocinque anni di cinema trascorsi di un critico che è prima di tutto un appassionato.


Ecco, la mostra vorrebbe avere questa ambizione. Scatti, sguardi, punti di vista, ma anche incontri, esperienze, eredità. Di certo, la non ufficialità; piuttosto la dimensione intima di Alberto padre che insegna alla figlia Viola a scrivere, o quella ironica di Alberto, amico di Tati Sanguinetti, mentre posano in studio per un paio di scatti glamour.


Sono tante e dentro ci ritrovi puntualmente anche volti e luoghi che sono stati anche dell'immaginario comune, quindi pure un po' tuoi. Ci sono, ad esempio, Roberto Benigni e Nicoletta Braschi che guardano spaventati un primo piano di Majakovskij.


La mostra non ci dirà tutto di Alberto Farassino; e come si può, d'altronde, racchiudere una vita in nove metri per sette? Sarà, piuttosto, come sfogliare un album. Infine il titolo: Alberto Farassino. L'altro sguardo. Lo sguardo è il filo esibito che unisce tutti gli scatti, a volte furtivo, a volte incuriosito, a volte sfuggente.


La mostra si chiude con una delle ultime pose del critico, mentre era al Festival di Locarno. È seduto, dietro una porta-finestra aperta a delimitarne i confini, lo sguardo è in macchina. Fulvia non vuole scattarla ma Alberto insiste, così come non smette di scrivere di e sul cinema fino – se Godard permette il prestito – all'ultimo respiro.


 


Ogni info su http://www.cinemazero.net/

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