300 celebrità chiedono azioni per Gaza al governo UK
Benedict Cumberbatch, Tilda Swinton, Dua Lipa, Annie Lennox e tante altre star scrivono al Primo Ministro inglese e mettono la loro firma perché inizino azioni concrete contro il genocidio a Gaza

Sono oltre 300 i firmatari di una lettera inviata al Primo Ministro inglese Keir Starmer, per chiedere azioni concrete sulla situazione drammatica di Gaza e, soprattutto, per sollecitare lo stop alle “complicità del paese” alla crisi umanitaria che si sta verificando.
Il mondo dello spettacolo torna a esprimersi sulla questione con azioni come questa e anche di altra natura. Basti pensare all’apertura del festival di Cannes di quest’anno, che ha voluto omaggiare Fatima Hassouna, giornalista palestinese che avrebbe dovuto presentare il suo film sugli orrori di Gaza proprio alla Croisette, ma che è stata uccisa da un missile israeliano che ha colpito la sua casa. E ancora, al più che esplicito appello del duo britannico formato da Ken Loach e Paul Laverty, che condanna chiaramente i crimini israeliani nei confronti dei cittadini palestinesi e, sopratutto, dei giornalisti.
In questa lettera si legge: “Vi esortiamo ad agire nell’immediato per mettere fine alla complicità del Regno Unito agli orrori di Gaza. In questo momento, i bambini di Gaza muoiono di fame mentre cibo e acqua sono a pochi minuti di distanza, bloccati al confine. Le parole non li sfameranno: Abbiamo bisogno di azioni concrete. Ognuno dei 2 milioni di abitanti a Gaza rischia di morire di fame, mentre voi leggete questa lettera”.
Nella lista dei firmatari alcuni attori inglesi tra cui Benedict Cumberbatch, Tilda Swinton, Tobias Menzies, Toby Jones, Steve Coogan, Paapa Essiedu e Mark Ruffalo, le cantanti Dua Lipa ed Annie Lennox, il rapper Riz Ahmed, il regista Danny Boyle. Insieme a medici, accademici e organizzazioni umanitarie, i protagonisti del cinema inglese usano la loro voce perché la solidarietà verso la situazione nella striscia non sia più soltanto di parole.
Tra le richieste, quella di sospendere immediatamente la vendita di armi da Regno Unito a Israele, l’accesso degli aiuti umanitari attualmente bloccati a pochi chilometri dal confine e, per ultimo, contributo concreto da parte del governo del Regno Unito alla mediazione per un trattato di pace.