34º Bergamo Film Meeting – Incontro con Ahu Öztürk per Toz Bezi/Dust Cloth

La regista Ahu Öztürk ha parlato del suo primo lungometraggio, Dust Clothes, presentato in concorso al Bergamo Film Meeting, dove ci mostra le vide di due donne delle pulizie di origini curde.

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La regista e sceneggiatrice Ahu Öztürk ha parlato ieri con pubblico e stampa del suo primo lungometraggio, Dust Cloth – Straccio per la polvere, proiettato in concorso al Festival, in cui ci  mostra la vita di due donne delle pulizie di orgini curde che vivono nella periferia di Istambul, Nesrim e Hatun. Nesrim è una giovane madre ed è appena stata abbandonata dal marito, mentre la più matura Hatun oltre alle vessazioni costanti del suo duro lavoro, si confronta con un marito indifferente ed un figlio scansafatiche.

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“Stavo lavorando su un’altra sceneggiatura, quando un giorno una mia parente mi è venuta a trovare, ha guardato mio figlio, che ha gli occhi verdi, ed ha esclamato: tuo figlio è chiaramente circasso, con questi occhi chiari!” Afferma Ahu Öztürk quando le viene chiesto da dove è nato il progetto del film. “Ma non è vero, io e mio figlio siamo di origini curde. Da questo avvenimento mi sono soffermata a riflettere sulle origini. Le due protagoniste del mio film sono curde ma vista la discriminazione dei curdi in Turchia tendono a rifiutare le loro origini. Oltre alla dimensione etnica, volevo esplorare la dimensione femminile, e le differenze tra classi. Nesrim e Hatun sono di una classe sociale molto bassa. Anche i curdi hanno livelli di classi sociali“. “La condizione delle donne delle pulizie in Turchia non è regolamentata”, prosegue la regista, “di conseguenza i proprietari di casa possono comportarsi come vogliono, il padrone di casa può anche scegliere di pagare regalando i propri vecchi vestiti.

toz-bezi-berlin-film-festivaline-seildi-11969178210107350078Negli ultimi anni le donne di servizio si sono organizzate e sindacalizzate, ma molte di loro ancora non sanno neanche che esiste questa realtà”. Per rispondere alla suggestione di una giornalista, secondo la quale Dust Cloth è un film tutto al femminile, con tanti dialoghi tra le due donne, la Öztürk ricorda che “nel cinema turco di oggi quasi tutti i ruoli principali sono presi dai maschi. Ma troppo spesso nei film i dialoghi tra uomini sono poco seri e poco interessanti. Il mio sforzo con Nesrin e Hatun era mostrare due donne in grado di esprimere le loro emozioni, sentite in maniera acuta dalle due. Nella creazione del personaggio sono stata attenta a non  distinguere la donna buona dalla donna cattiva: nello stesso carattere ci sono aspetti buoni e cattivi”.

Il film è stato proiettato alla Berlinale, dove ha avuto un’ottima accoglienza, ma ancora non è stato proiettato in Turchia. Vista la questione curda mostrata sottotraccia, come pensa sarà accolto? “La Turchia in questo momento è una nazione sulle spine, la situazione è caotica, quindi non ho idea di come potrà essere accolto il mio film”, afferma la regista. In conclusione, si ricordano gli studi filosofici della Öztürk: in che modo la filosofia ha influenzato il suo cinema? “Io penso alla filosofia come ad una mamma”, dice la regista “e al cinema come al mio amante”.

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