35 anni dopo…torna Animal House

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In una versione tutta da vedere torna per tre giorni nelle sale il "classico" di John Landis,. Con un John Belushi strabiliante, volutamente tenuto ai confini della storia, corpo esplosivo unico del cinema americano. Lo ricordiamo con la recensione dal libro "John Belushi, L'anima blues in un corpo punk: il comico demenziale", ristampato per le Edizioni Sentieri selvaggi nel 2012.

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“Animal House” è il primo ‘vero’ film di John Belushi. La Universal che lo produce non avrebbe mai realizzato il film senza la presenza ‘massiccia’ di Belushi che, nel 1978, è ormai un affermato divo della TV. E gli stessi tre sceneggiatori, del gruppo di National Lampoon, Chris Miller, Doug Kenney e Harold Ramis, avevano scritto il testo pensando proprio a lui come protagonista. Quando poi il copione giunge nelle mani di John Landis (attraverso il responsabile della Universal Sean Daniels, la cui fidanzata, Katherine Wooter era la segretaria di edizione del film di Landis “The Kentucky Fried Movie”…. come vedete sono sempre le ‘conoscenze’ che regolano i rapporti professionali), il film ha bisogno solo della conferma della presenza di Belushi. L’incontro tra Landis e Belushi, il loro rapporto di amicizia/stima, anche conflittuale, è noto a chi abbia letto le biografie. Certo è che Landis si rende pienamente conto di avere tra le mani da un lato un soggetto bollente, dissacratorio e spettacolare, dall’altro un cast formato da gente molto in gamba ma con quasi nessuna esperienza di commedia cinematografica. Inoltre il personaggio di Bluto Blutarski è troppo ‘ingombrante’, e richiede un ridimensionamento per evitare una ‘deflagrazione’ visiva. Insomma, Landis prende il mano la situazione e affronta con decisione il ‘problema Belushi’, il quale lamentava una presenza persino troppo marginale del suo personaggio. Ma Landis riesce a convincere Belushi che un personaggio vulcanico e di una tale intensità come Bluto non poteva essere facilmente sostenuto troppo a lungo sullo schermo e che la sua presenza andava ‘misurata’. Così come le battute, che Landis riduce al minimo, dando invece grande spazio alla straordinaria mimica facciale di John Belushi. Landis sceglie di avere solo Belushi come ‘vero e proprio’ comico in squadra, e “fa rinunciare” Chevy Chase per il ruolo di Otter, il leader dei Delta (che sarà interpretato molto bene dal ‘commediante’ non comico Tim Matheson).
Così preparato il film si compone di due elementi che lo sostengono con forza: da un lato un gruppo di attori ‘non appariscenti’, ma bravi, che fanno un ottimo gioco di squadra (Tim Matheson, Tom Hulce, Peter Riegert, Stephen Furst, James Widdoes , Bruce McGill, i componenti del gruppo Delta), coadiuvati da ottimi professionisti come John Vernon (il preside) e Donald Sutherland (il professore); dall’altro la figura straripante di Bluto-Belushi, che con la sua sola presenza è in grado di trasformare ogni scena in un cataclisma.

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Sin dalla sua prima apparizione Bluto appare come un essere disgustoso, sporco e rivoltante. Larry e Kent, le matricole, rifiutati dal gruppo Omega si rivolgono ai Delta, e il primo che incontrano è proprio Bluto, che sta facendo pipì in strada. Si volta e continua, bagnandoli entrambi. Poi li introduce tra i Delta, dove regna una festa caotica continua. Landis imposta la struttura della storia come se i protagonisti fossero gli altri componenti del gruppo Delta. In realtà è un perfetto gioco di squadra, ma il filo narrativo ‘apparente’ passa attraverso le vicende dei due novizi Larry e Kent, e dei due Leader del gruppo Delta, Otter e Boon. Sono loro infatti che si ritrovano nella maggior parte delle scene del film. Ma la presenza di Belushi è talmente straripante che si potrebbe ricostruire il film attraverso le sue azioni. Si dall’inizio lo vediamo rompersi una lattina di birra sulla fronte, urlare alle votazioni sulle matricole, assegnare – come responsabile dell’ordine… – i nuovi nomi ai nuovi adepti.
La prima vera azione in cui è impegnato Bluto è quella del ‘furto’ del cavallo del ‘cattivo’ Neidermeyer, animale che viene depositato nello studio del preside per essere ucciso del novizio Kent. Con giubbotto di pelle e berretto di lana in testa Bluto si muove a saltelli, e data la pistola (caricata a salve) a Kent, aspetta lo sparo. Quando sente il cavallo cadere a terra (infarto!) spalanca gli occhi e va nello studio gridando “o porca vacca”, e ripetendolo come una cantilena. Poi un urlo infinito e la fuga.
Ma il vero ‘cavallo di battaglia’ di Belushi è la scena della mensa. Qui Bluto può esibirsi al meglio delle sue possibilità ‘porcine’. Mentre dalla colonna sonora ascoltiamo Sam Cooke cantare "(What a) Wonderful World" (ma nella versione Home Video – chissà perché – la canzone è un’altra, e non è l’unica differenza che abbiamo verificato tra la versione TV e quella per l’Home Video: ad esempio in TV è stata del tutto tagliata la sequenza in cui Kathy, Boon e Larry vanno a casa del professor Jannings e fumano ‘erba’), Bluto si riempie la bocca le tasche e tutto il resto di ogni genere di cibaglia, e quando arriva al tavolo degli Omega è unto, sporco e davvero schifoso. Ma quando lo definiscono ‘porco’ egli si mette una mozzarella in bocca, gonfia le guance e prima di schiacciarle dice “indovina cosa sono adesso? Un foruncolo!” (o “un lancia cibo”, nell’edizione italiana), e sputa addosso agli altri una mitragliata di latticino. Da lì inizia l’inseguimento e il famoso ‘food fight’ con lancio di cibi e piatti per tutta la mensa. In due sole sequenze abbiamo già la definizione del personaggio Bluto: è lui l’anima dei Delta, lui il vero ‘animal’ del gruppo, lui il trascinatore, il casinista, l’elemento dirompente. Ovvio che Landis cerchi di contenerlo in scena, ha per le mani un comico terribilmente esplosivo!

Altra scena, Bluto è al campo sportivo e, da sotto le tribune, sbircia le gambe delle ragazze del gruppo Omega; sguardo in macchina e sopracciglio alzato ammiccante: è il marchio di fabbrica di Belushi, il sopracciglio più famoso del mondo. Lo abbiamo già visto nell’imitazione di Beethoven al SNL, e lo vedremo ancor di più quando, in una successiva scena, spierà dalla finestra le ragazze del college che si spogliano. Qui Belushi, che è di spalle alla cinepresa, addirittura si gira e guarda appositamente in macchina, occhieggiando con il sopracciglio. E’ la tecnica che Oliver Hardy aveva fatto sua, quello sguardo di complicità con lo spettatore ‘proibito’ dal cinema classico di tutto il mondo, ma che solo i grandi comici sanno utilizzare al meglio. Ma Bluto è iperattivo: è lui a trovare immergendosi tra i rifiuti (che in definitiva è il ‘suo’ habitat naturale) il ciclostile con il compito in classe del giorno successivo, ed è sempre lui ad ammiccare a Hoover in classe mentre tutti i Delta copiano (il compito che si rivelerà poi quello sbagliato). E quando il preside li va a trovare e ne annuncia la prossima espulsione, è sempre Bluto a gridare, come unica risposta possibile: TOGA! TOGA! TOGA!
E’ il “Toga Party” il vero centro, ‘clou’ della pellicola. Al punto che i presidi di molte università americane si troveranno, in quegli anni, costretti a dover proibire ufficialmente sia i ‘food fight’ che i ‘Toga Party’, a tal punto Animal House aveva influenzato i giovani degli States. Ma il ‘Toga Party’ è anche l’occasione per mostrare il lato più travolgente di Belushi. Compare con una corona di foglie in testa, neanche fosse l’Imperatore Nerone, e, mentre scende le scale, sente un giovane cantautore suonare la chitarra e cantare una canzone melanconica. Ma Bluto non regge: strappa la chitarra al malcapitato e la frantuma in mille pezzi, salvo poi chiedere, umilmente, scusa. Non è cattivo Bluto, solo che non può accettare un mondo delicato, pulito e per bene. Cantare significa per lui (e, in definitiva anche per il successivo Belushi-Blues Brothers) dimenarsi, ballare, urlare, cioè scatenare fino in fondo la propria esuberanza. Quando alla festa arriva la travolgente ‘Shout’ è tutto il Delta che balla ma è Bluto il vero centro dell’azione. Landis ha capito che la corporeità incredibile di Belushi avrebbe comunque conquistato la scena, e allora fa di tutto per procedere di ‘sottrazione’: ma più Landis tiene in disparte Bluto, più egli conquista ugualmente il centro dell’azione, ed è proprio in questo bell’equilibrio che sta la ricchezza di Animal House. Ed è quando smontano la sede dei Delta che viene fuori da un lato il carattere di Bluto dall’altro l’essere – come lo definì Dan Aykroyd (che nonostante le sollecitazioni di Belushi per interpretare il ruolo del motociclista preferì dedicarsi anima e corpo alla scrittura dei testi di SNL) – John Belushi un vero “effetto speciale vivente”. Bluto piange per lo smantellamento della sede ma si dispera quando portano via le birre e tutto il bar. E quando Otter gli cattura al volo un Jack Daniels, egli se lo beve in un unico sorso, tutt’intero! (raccontò Tim Matheson: “John era stupefacente, quando si bevve il quinto Jack Daniels avevamo sistemato la cosa in modo tale che il whisky scorresse lateralmente alla sua bocca, attraverso un trucco ottico. Lui invece disse: No lo faccio io. Spalancò la sua gola e lo fece in un unico ciak.”).
Poi in garage, dopo che la macchina del fratello di Kent è andata praticamente distrutta, cerca di consolare l’amico facendo il buffone: è un Belushi/Harpo Marx quello che fa le smorfie, prima si rompe in testa una lattina di birra e poi, addirittura una bottiglia di vetro. E il suo essere il vero campione dell’irriverenza Bluto lo dimostra quando sono convocati dal preside, che li redarguisce leggendogli i voti bassissimi. Quando legge lo “zero virgola zero” di media di Bluto egli ha due matite che gli penzolano dal naso. Ed è questa la forza del personaggio-Bluto, che solo un corpo comico come Belushi poteva ben rappresentare. Bluto è l’irriverenza per l‘irriverenza, il casino per il casino. Non c’è una logica nelle sue azioni e se non quella del continuo sberleffo, del godimento puro e dello ‘svacco’. Bluto-Belushi tutto è tranne che raffinato: egli é pura ‘materia comica’ travolgente. Belushi é insieme la presenza ingombrante di un Oliver Hardy, la capacità distruttiva di un Jerry Lewis, l’innocenza di un Buster Keaton e l’abilità mimica di un Harpo Marx (ma in realtà egli è tutti e tre i fratelli Marx assieme…).

E quando, nel pre-finale, il gruppo Delta è espulso, e tristi e sconsolati tutti si leccano le ferite infertegli, è proprio lui Bluto, a fare il discorso programmatico per la riscossa del gruppo. E’, neanche a dirlo, un discorso folle e sconclusionato: “Ehi! E noi ce ne stiamo qui con le mani in mano? E’ forse finita quando i tedeschi hanno bombardato Pearl Harbour? – ”i tedeschi?”, dice Boon, “lascialo fare, è partito”, aggiunge Otter – “Qui non finisce. Perché quando l’affare si fa duro…. i duri si dan daffare (nella versione italiana è: “quando il gioco si fa duro… i duri cominciano a giocare”, perdendo un po’ l’allusione sessuale dell’originale)”. E Bluto parte di corsa, ma nessuno lo segue. E allora arringa ancora, questa volta con più rabbia e determinazione: “Ehi che cavolo gli ha preso ai Delta che conoscevo? Dov’è il vecchio spirito? Non avete fegato eh? Questa dovrebbe essere la nostra più grande notte e voi lasciate che sia la più stronza! Beh io non ci sto.! Wormer è un uomo morto! Marmalard: morto! Neidermeyer…” e qui interviene Otter: “Morto!”. E allora tutti i Delta si scaldano e partono alla riscossa. E’ evidente che Bluto è completamente pazzo, ma è altrettanto evidente che ai Delta, ormai espulsi dal Campus e sulle cui teste cui grava l’incubo della chiamata alle armi, non resta altra soluzione che quella della dissolutezza totale. E’ necessaria un’azione del tutto folle e sconclusionata “E noi siamo i più adatti a farla” grida Bluto. Nel finale infatti la parata cittadina degli studenti viene letteralmente devastata dalla furia iconoclasta dei Delta, ma c’è tempo ancora per un paio di gag straordinarie. Intanto tutti i componenti del gruppo girano per le strade con gli occhiali scuri tranne Bluto, neanche fosse un omaggio ‘in anticipo’ sul futuro Blues Brothers… Primi piani sui vari Delta che consultano l’orologio per attaccare contemporaneamente: ma Bluto è l’unico con l’orologio in avanti di almeno 4-5 ore – anche nell’azione distruttiva egli è comunque “non sincronizzato”. Bluto è vestito da pirata e si distacca da tutto il resto del gruppo agitando la sciabola. Si lancia sui nemici con tutta la sua travolgente determinazione. Inseguito sale e fugge sui tetti, poi utilizzando uno striscione come la liana di Tarzan si lancia per la strada e rapisce Mandy, la reginetta degli Omega. Alla fine, il fermo-immagine sui destini dei vari personaggi (omaggio ironico ad “American Graffiti”) ci annuncia – sorpresa – che il futuro prevede un senatore Blutarski.
Non è un caso che il film si chiuda sul suo fermo immagine. Belushi è la vera anima del film, il quale vive della sua presenza, forza magnetica, azione. Bluto Blutarski appare ai ‘normali’ come un povero ‘demente’, e da qui a caratterizzare il cinema di Belushi, e la sua travolgente comicità come ‘demenziale’ ci vuole poco. Ma in realtà quello di Belushi è si un corpo istintivo, ma che sa scegliere bene gli obiettivi, e soprattutto sa rovesciare tutte le istituzioni possibili, dall’esercito alla disciplina scolastica, alla musica fino alle parate studentesche. Nessuna istituzione è buona per Bluto Blutarski, tutte meritano il suo sberleffo e la sua furia distruttrice. Urlare, sporcarsi, ubriacarsi, godere, ridere e far casino sono i suoi imperativi categorici morali. E non è affatto un caso che questo film arrivi proprio nel 1978: come disse lo stesso Belushi, questo è davvero un film punk!

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