365 giorni: adesso, di Barbara Bialowas e Tomasz Mandes

Del film originale abbandona il rapporto vittima/carceriere, in favore di una trasgressività ancor più infantile e innocua. È un thriller erotico paradossale che non evoca suspense o erotismo. Netflix

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365 giorni: adesso parte dagli assunti del film originale, e li riposiziona in un contesto differente, con la matrice erotica che cede progressivamente il passo ai sensazionalismi tipici della soap opera. La volontà iniziale di raccontare la relazione asimmetrica tra Laura (Anna-Maria Sieklucka) e Massimo (Michele Morrone) attraverso una (ri)lettura superficiale della Sindrome di Stoccolma, si apre qui al trionfo programmatico dell’espressività kitsch, che ha come unico risultato la relegazione narrativa di quello stesso sentimento erotico che il film (e a questo punto, la saga) cerca vanamente di evocare.

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Senza mediazioni ulteriori (almeno questo!), 365 giorni: adesso inizia dove si è interrotta la narrazione originale. Laura non è stata uccisa nell’imboscata sulle montagne, ed è già pronta a dimenticare la morte del feto che porta(va) in grembo. Quel che le interessa è ora intrattenere un’intensa relazione sessuale con il marito/mafioso/ex carceriere, legame di cui ella (e di conseguenza, il racconto) desidera cambiare le coordinate. E nel presentare una storia di (ipotetica) rivalsa, in cui il rapporto vittima/padrone si dirige verso scenari più o meno paritetici, il film rivoluziona le sue stesse regole diegetiche, portando al collasso anche quei (pochissimi) elementi che avevano quasi funzionato nel primo capitolo. Alla stucchevole subalternità sessuale tra i due personaggi, 365 giorni: adesso predilige infatti delle piatte dinamiche masochistiche, completamente prive di sensualità o spirito lascivo. In direzione cioè di una trasgressività infantile e innocua, che cerca in tutti i modi di allontanare il racconto dall’edulcorazione erotica del suo omologo 50 sfumature di grigio, ma che lo spinge a replicarne l’intero approccio rappresentativo. Un cambio di rotta ulteriormente aggravato da una cornice estetica al limite dell’amatoriale, che mette in scena il sesso secondo una pretenziosa e disorganica ontologia da videoclip. Si arriva così alle radici di un film incongruente, che esalta la paradossalità a suo unico (e inconsapevole) manifesto programmatico. Perché 365 giorni: adesso è un “thriller erotico” che non sa cosa sia la suspense o l’erotismo. In esso l’apparente licenziosità va in contro ad un mero processo di sensazionalizzazione tonale che disinnesca la più minuscola parvenza di eccitazione, sacrificata com’è sull’altare di una sensualità inesistente.

Titolo originale: 365 dni: Ten Dzien
Regia: Barbara Bialowas e Tomasz Mandes
Interpreti: Anna-Maria Sieklucka, Michele Morrone, Simone Susinna, Magdalena Lamparska, Otar Saralidze
Distribuzione: Netflix
Durata: 111′
Origine: Polonia, 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
1
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Il voto dei lettori
1 (1 voto)
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