365 Paolo Fresu – Il tempo di un viaggio – Incontro con Paolo Fresu

365 Paolo Fresu

Questa mattina, presso il Cinema Lux di Roma, Paolo Fresu ha presentato il docufilm realizzato da Roberto Minini Meròt che ha seguito il celebre trombettista sardo per un anno, al seguito dei suoi concerti in giro per il mondo, passando anche per prove, registrazioni in studio, momenti conviviali, considerazioni, interviste e improvvisazioni.

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365 Paolo fresuQuesta mattina, presso il Cinema Lux di Roma, Paolo Fresu ha presentato 365 Paolo Fresu – Il tempo di un viaggio, docufilm realizzato da Roberto Minini Meròt che ha seguito il celebre trombettista sardo per un anno attraverso i suoi concerti in giro per il mondo. 'Virgili' del viaggio sono stati Vic Albani e il giovane Raffaele Casarano, che ha pubblicato il suo primo disco grazie all'etichetta Tuk Music, fondata da Fresu. L'occasione è valsa per un dialogo sulla musica e sulle persone che il gruppo ha potuto incontrare. Fanno parte del film prove, esibizioni live, momenti conviviali, registrazioni in studio, considerazioni, interviste e improvvisazioni.

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Il film è distribuito da Mariposa Cinematografica e sarà disponibile in streaming grazie a Own Air.


 
Com'è stato essere seguito per un anno?
In realtà sono stati quasi due anni perchè dopo un anno ci siamo resi conto che eravamo solo a metà. Ho conosciuto Roberto due anni fa in Sardegna mentre girava un capitolo della sua testimonianza sulla musica in Italia, mentre io ero lì per dei seminari. Lui mi ha chiesto se poteva fare un docufilm su di me, io gli ho detto di no. Era un momento in cui erano uscite delle cose su di me, anche un libro. Io sono timido, sentirsi così messo all'esterno in modo forte mi ha spinto a rifiutare. Poi lui ha insistito e allora io ho detto, sperando che dicesse no, 'se vuoi fare un film devi stare un anno con me' e lui invece ha accettato. Così ha iniziato le riprese all'inizio dei miei 50 anni. Era il 2011, un anno fecondo. L'idea era raccontare la storia di un musicista nella sua totalità che fa tante cose diverse e tanti tipi di musica, dal jazz, alla musica barocca a quella del mondo. È venuto con me fino al Sud America, ma c'è anche tanta Sardegna. Quella di Raffaele Casarano è una storia parallela. Io l'ho aiutato nel suo percorso, è nata anche un'etichetta discografica che l'ha coinvolto. È un racconto di viaggi, discussioni, scoperte, affetti. Roberto è rimasto sempre dietro le quinte per far sì che il progetto restasse un documentario e non un 'film' per quanto ci sia una parte filmica. È anche un piccolo messaggio per le nuove generazioni che vivono in un momento difficile. L'argomento non è solo la musica ma come la musica sia uno strumento di scoperta verso le cose del mondo, la cosa che importa alla fine è crederci. Ho sempre creduto nella musica come strumento di conoscenza, poesia e emozione, e questa è la cosa più difficile da raccontare dietro la macchina da presa. Mi ha emozionato vedere il film. 



365 paolo fresuCi parli del progetto 'Sardegna chiama'?
Sabato a Cagliari ci sarà l'evento musicale più importante della Sardegna, a sostegno degli alluvionati. Ci saranno 50 musicisti tra i più grandi della scena italiana. Questo ha un triplice finalità: riporre attenzione al problema Sardegna di cui ci si è dimenticati dopo un mese, ricavare denari con le donazioni e i biglietti per il ripristino delle scuole, suggerire una riflessione sul tema del territorio. Quello che è avvenuto è colpa nostra. Se non avessimo costruito in quei posti non sarebbe successo. Ci sarà un convegno sulla questione del territorio e ci sarà un invito a firmare un manifesto etico 'Italia paradiso', per un nuovo pensiero rispetto al territorio. E riguarda tutti, ci sono stati gli stessi problemi in Veneto, Liguria, nel metapontino e nelle Marche. Non si tratta di chiedere l'elemosina ma proporci come luogo da cui far partire una riflessione. Il concerto sarà in diretta su Rai3 e Radio2. 



Il film è ricco delle testimonianze degli incontri con altri musicisti e artisti che parlano bene di te. Cosa ti danno questi incontri?
Li ho corrotti col pecorino. Scherzi a parte, molti artisti sono diventati amici, da Ornella Vanoni a Ermanno Olmi, sono percorsi intrapresi tempo fa. C'è stato ottimo feeling e la relazione è cresciuta. Per fare musica è necessario che tutto si basi sui rapporti umani ancor prima che sulla musica . Mi piace la dimostrazione di stima reciproca non artificiosa. Tutti questi rapporti sono sempre nati così per caso e quando li conosci non ti poni più il problema di con chi stai sul palco, sei allo stesso livello. Mi ha colpito sentire le loro reazioni e i racconti sul nostro primo incontro.



365 paolo fresuCom'è stato vedere tuo figlio che interpreta te da piccolo?
Il bambino che interpreta me da piccolo non è mio figlio ma si chiama Fresu come me, fa parte della banda. Fabrizio ha 11 anni come li avevo io quando sono entrato nella banda, suona la tromba e viene da una famiglia di campagna come me. Incarna la storia semplice di un bambino che si porta la tromba in campagna per seguire il papà che lavora lì. Mi sono ritrovato perfettamente.



Cosa pensi della situazione contemporanea del jazz?
Il discorso di oggi sul jazz non è più sul linguaggio ma sulla sua direzione nuova che porta agli ambienti, con un meticciamento per alcuni discutibile ma che ha prodotto cose interessanti. Altrimenti suoneremmo come in passato. C'è chi dice che il jazz è morto ma questi non vedono nel presente una via. C'è un pensiero politico. Nel nostro paese vecchio guardiamo al passato quasi spaventandoci per la sua grandezza. Certo va tutelato, ma non ci rendiamo conto che c'è anche un presente, diciamo che non ci sono più Bach, Monteverdi o Fellini ma magari ci sono, solo che hanno bisogno degli strumenti per crescere. La contemporaneità della musica ha tanti mondi che devono vivere. 
 
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