4021, di Viviana Lentini

4021 è la storia di un giovane rappresentante di prodotti alimentari. Anche se si apprezza la volontà di raccontare la realtà del Paese, il film non riesce a non risultare estremamente artificioso

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4021 è la storia di un giovane agente di commercio rappresentante prodotti alimentari e della sua lunga giornata alla ricerca di denaro per pagare gli strozzini. Alle spalle un matrimonio fallito con la bella Daniela e un figlio che neanche lo riconosce. Durante la sua giornata vaga per Roma in macchina, risponde a telefonate di capi e familiari esigenti e maldisposti, cerca disperatamente amici e conoscenti a cui chiedere un aiuto economico.

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Scritto e diretto da Viviana Lentini, 4021 nasce da un’idea di Simone Pulcini, protagonista di questo film basato sulla sua storia personale. La volontà è quella di  portare alla luce la situazione di molti giovani italiani, che faticano a trovare lavoro e che anche quando lo trovano stentano ad arrivare a fine mese. Notiamo che oltre a qualche personaggio sostanzialmente meschino, ci sono anche debitori che non riescono a restituire i soldi al nostro protagonista poiché a loro volta non rientrano di ciò che guadagnano. Si apprezza quindi il voler raccontare un problema che ristagna alla base di un meccanismo ben preciso, in un Paese dove il futuro è più invisibile di quanto già non lo sia per definizione. Il tutto con un budget ridotto al minimo.

Ma purtroppo 4021 è affetto da un problema di fondo da cui inevitabilmente ne scaturiscono altri: è un film che vuole raccontare la realtà ma non riesce a farlo senza che si avverta l’artificio della costruzione cinematografica e questo indipendentemente da certe volute (e discutibili) scelte surreali. La sceneggiatura troppo spesso scade in facili escamotage per spiegare allo spettatore personaggi e retroscena. Ad esempio, a mezz’ora dalla fine del film con l’uso del personaggio che si rivolge al pubblico guardando in camera. È davvero necessaria la rottura della quarta parete a esclusivo scopo didascalico? Sovente si avverte la finzione, ad esempio nell’uso eccessivo di dialetti e cadenze, spesso adoperati per dare una nota di vero a certi film, ottenendo la maggior parte delle volte l’effetto contrario. Da tutto ciò scaturisce anche l’artificiosità dell’accostamento di commedia e dramma, tentativo apprezzabile ma che necessita di uno scheletro maggiormente semplice e sottile per raggiungere quel certo riso amaro che sembrava essere il proposito sperato.


Regia: Viviana Lentini

Interpreti: Simone Pulcini, Elisa Billi, Mirko Frezza, Luigi Di Capua
Origine: Italia, 2015
Distribuzione: West 46th 
Durata: 87′

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