50 primavere, di Blandine Lenoir

Agnès Jaoui avvolge con il suo charme ironicamente sensuale l’intero racconto, sempre sulla falsariga dell’assurdo e del nonsense, con una discontinuità narrativa piacevole e appagante

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Aurore ha cinquant’anni, due figlie e un divorzio alle spalle. L’arrivo della menopausa, con le sue vampate di calore e gli sbalzi umorali, è solo il segnale definitivo di un giro di boa già percorso, di una soglia varcata verso la perdita di desiderabilità, la rinuncia agli appetiti sessuali e alla speranza di vivere una vita piena. Ma questo segnale chi è in definitiva a mandarlo, la natura o la società? Il destino delle donne è davvero rivolto all’irreparabile declino con l’interruzione del flusso mestruale e non si può far niente per cambiare i corsi e ricorsi della storia femminile? Su questo si interroga 50 primavere, sottraendo il peso della gravitas socio-antropologica con un irresistibile piglio di (auto)ironia, destrutturando schemi e stilemi in un divertente e anticonvenzionale ritratto di signora. Una rappresentazione che si inerpica tra le pieghe intragenerazionali, (ri)scoprendo la maternità, il sesso, l’amore e soprattutto la relazione con se stessi. Aurore si ritroverà a mettere in discussione tutto e forse a mettersi a nudo, davvero, per la prima volta in vita sua.

50 primavere2Agnès Jaoui avvolge con il suo charme ironicamente sensuale l’intero racconto, che schizza perennemente sulla falsariga dell’assurdo e del nonsense, con una discontinuità narrativa piacevole e appagante. Le forme burrose e sensuali dell’attrice franco-tunisina si avvinghiano a tutta la costruzione del lungometraggio, una sinuosità che flessuosa gioca con le simmetrie comiche, dialogiche, strutturali, cercando e trovando una propria azzeccata variazione sul tema – un tema, in questo caso, molto di rado attraversato dalla filmografia –, sofisticata e fragrante. Si ha l’impressione con questo film scritto e diretto da Blandine Lenoir, non solo di guardare una commedia brillante ben congegnata e interpretata, ma di assistere a un esperimento artistico molto più intimo, delicato, sincero, seppur sempre intercorso da una persistente venatura di levità e allegria. Molto interessante e divertente è in particolare l’uso che la Lenoir fa dell’apparato audio – musicale e dialogico – in un gioco continuo di rimandi semantici e sottolineature sceniche che intreccia sospiro e parole, il raccontabile e l’indicibile che attraversa ogni segmento di sguardo verso noi stessi e gli altri.

 

Titolo originale: Aurore
Regia: Blandine Lenoir
Interpreti: Agnès Jaoui, Thibault de Montalembert, Pascale Arbillot,
Sarah Suco, Lou Roy-Lecollinet
Distribuzione: Bim Distribuzione

Durata: 89′
Origine: Francia, 2017

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