50 Santarcangelo Festival, di Michele Mellara e Alessandro Rossi

Tra le Notti Veneziane all’Isola degli Autori, il doc che ricostruisce la storia del Festival di Teatro tra i più importanti e influenti in Europa, attraverso l’abituale stile di Mellara e Rossi

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Nelle Notti Veneziane della sezione Giornate degli Autori, il doc che ricostruisce la storia del Festival di Teatro tra i più importanti e influenti in Europa. 50 anni quest’anno, dedicati al teatro di ricerca, sperimentale, d’avanguardia, da cui sono passati proprio tutti, dalla genesi nel 1971 fino ai giorni nostri. Si fa prima a dire chi non c’è stato, Vittorio Gassman, Carmelo Bene e pochissimi altri. Dal teatro politico degli anni ’70, passando al teatro d’attore di Leo De Berardinis, per raggiungere la contemporaneità, fatta soprattutto di performance, di arti sceniche e dal vivo. I due autori, che lavorano insieme da circa vent’anni, hanno seguito, come solitamente preferiscono, il loro stile collage, con accostamenti emotivi, tra il pop e il classico, con immagini e musica, suoni e poesia, volti e corpi del quotidiano. Il teatro è il demone sepolto di ogni civiltà, quindi i luoghi parlano assieme alle persone e agli archivi.
Mellara e Rossi si muovono nel loro campo di competenza, con grande disinvoltura, avendo in passato sempre avuto lo sguardo puntato sui temi del diritto alla salute, della globalizzazione, della vita politica italiana, e questa volta, attraverso l’arte teatrale, archivi totalmente inediti, proveniente non solo da Santarcangelo, si spingono a ricomporre una sorta di memoria collettiva, che abbraccia anche una storia sociale e politica, specchio e riflesso del “palcoscenico”.

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Che cosa sono dunque la rappresentanza politica e la rappresentanza culturale? A questa domanda propende a rispondere l’opera imprescindibile di Mellara e Rossi. Più precisamente: quali sono le differenze tra questi concetti e le incoerenze interne di ciascuno? “Partecipa anche tu se hai coraggio…”, è il motto. Entrambi i concetti posano su contraddizioni insanabili, vivere di solo teatro sarebbe un miracolo e a Santarcangelo il miracolo si ripete ogni anno, da 50 anni, per pochi giorni, eterni e vulnerabili come le pareti e i muri venuti giù, per mezzo di “calamità” del linguaggio. Mentre la rappresentanza culturale è talmente inflazionata per ogni cosa, tanto quanto in compenso sono svalutate e scadute quasi tutte le singole immagini, i testi e suoni, la rappresentanza politica non è solo più iniqua, è anche sempre meno rilevante. I due mondi sembrano inoltre evolversi in un vistoso fuori sincrono. C’è una relazione inversamente proporzionale tra la rappresentanza politica e la rappresentanza culturale. In quel fuori sincrono si dimenano i mondi come quelli di Santarcangelo, ricco di preziosi racconti, inestimabili testimonianze, che certamente non procedono verso il sincrono, ma lasciano germinare ininterrottamente architetture inesplorate, insurrezioni di immagini che irrompono nell’illusione della presenza.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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