8/11/2006 – China Crisis

La Microsoft: "La Cina cambi o lasceremo il mercato"

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Da Atene, sede del primo Forum Mondiale sulla governabilità di Internet (Fgi), un alto consulente del gruppo di Bill Gates ha rivelato alla Bbc che la Microsoft sta valutando se abbandonare il mercato cinese. "In Cina le cose stanno andando male", ha detto Fred Tipson, e con un effetto domino dalla Cina la svolta epocale potrebbe estendersi a tutti gli altri paesi non democratici. "Dobbiamo decidere – ha spiegato Tipson alla Bbc – se la persecuzione dei bloggers da parte delle autorità di quei paesi ha raggiunto un punto inaccettabile e incompatibile con il fare business lì".
Ma il rigurgito di coscienza che ha portato Microsoft e con essa tutte le grandi società americane che con Internet fanno affari in Cina non è casuale. Durante il Forum sono state particolarmente attaccate dalle organizzazioni per i diritti umani che le hanno accusato di omertà e connivenza con la repressione della libertà di espressione nei paesi autoritari dove operano. Google, Yahoo!, Microsoft e Cisco System hanno infatti sino ad oggi avallato censure e controlli preventivi imposti dal governo cinese prevedendo nei loro servizi l'autocensura su temi quali le aspirazioni indipendentiste del Tibet, i rapporti con Taiwan o le istanze democratiche in generale. Strategie impopolari ma che hanno consentito alle società di entrare nel mercato più promettente dei prossimi anni (in Cina si è passati da 80mila navigatori nel 1994 ai 120 milioni attuali e il mercato è destinato a superare anche quello nord-americano nel giro di un paio d'anni…). Divenendo a volte più realisti del re segnalando gli internauti più pericolosi per il regime. Come è stato il caso della stessa Microsoft che a gennaio ha bloccato il blog del dissidente cinese Zhao Jing senza aver ricevuto pressioni dal governo di Pechino oppure quello dell'ufficio di Hong Kong di Yahoo! che ha fornito alla polizia cinese l'indirizzo web del giornalista Shi Tao (successivamente condannato a dieci anni di carcere per "divulgazione di segreti di Stato") che aveva semplicemente diffuso una circolare governativa che vietava ai giornalisti di parlare dell'anniversario del massacro di Tienanmen del 1989.
I rappresentanti di Microsoft e Cisco hanno provato a difendersi ad Atene sostenendo che si sta "massimizzando l'accesso all'informazione" agli utenti di quei Paesi dove l'accesso ad Internet rappresenta l'unico canale alternativo alla propaganda di regime. Ma anche il Congresso Usa nei mesi scorsi ha puntato l'indice contro la politica cinese di Microsoft che ora, accerchiata, sta tornando sui suoi passi.

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