#Cannes68 – Le strade più attese

Cannes 68 cala i suoi assi. Un Concorso Ufficiale di ottimo livello, composto da molti cineasti abitué della Croisette che continuano a segnare film dopo film una profonda fidelizzazione

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Cannes 68 cala i suoi assi. Conferenza stampa solitamente eclettica quella di Thierry Frémaux, quasi incontenibile nell’esuberanza con cui snocciola i suoi “preziosi” nomi, quelli della selezione ufficiale del “Festival più importante al mondo”, quelli che dovranno riempire i giornali per un mese e tenere desta l’attesa. Sino al fatidico 13 maggio. Ecco: il film d’apertura La Tête haute di Emmanuelle Bercot, annunciato qualche giorno fa, aveva forse fatto presagire un Festival un po’ più sperimentale del solito e un po’ più arrischiato nella composizione della selezione ufficiale. Non è stato esattamente così e ci ritroviamo a ripetere come sempre: “poche sorprese da questo programma”. Perchè nel Concorso Ufficiale, di ottimo livello, troviamo molti “figli di Cannes”, cineasti abituè della Croisette che continuano a segnare film dopo film una profonda fidelizzazione. Croce e delizia di un Festival che da sempre punta più alle “conferme” e meno alla scoperta di “nuove vie” da sperimentare. Partiamo. I tre italiani Moretti (Mia Madre), Garrone (Il racconto dei Racconti) e Sorrentino (La giovinezza), di cui abbiamo molto parlato in questi mesi, erano ampiamente attesi. Ed è certamente una buona notizia averli tutti e tre in Concorso. L’unico dubbio è forse quello di blindare un po’ troppo il panorama cinematografico di un Paese nell’attesa spasmodica dei soliti noti, relegando un talento purissimo come quello di Roberto Minervini sempre nelle sezioni collaterali. Ma Cannes è anche (e soprattutto) questo: il peso di una tradizione nella conferma delle sue certezze. La Francia è ben rappresentata dal grande Jaques Audiard che con Dheepan si ispira a Montesquieu e lo traferisce nelle banlieue parigine di oggi. Poi da Stephané Brizé con La Loi Du Marchè, da Valerie Donzelli con Marguerite et Julien e da Maïwenn con Mon Roi, due registe che insieme alla Bercot (Fuori Concorso) confermano l’ottimo momento per il cinema francese al femminile.

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2Pattuglia asiatica veramente straordinaria quest’anno. Forse la “conferma” più gradita. Il più importante cineasta della VI generazione cinese, Jia Zhang-ke, torna a Cannes – dopo il premio alla sceneggiatura per Il Tocco del Peccato – con l’attesissimo Shan He Gu Ren che sonda gli abissi del tempo e dello spazio, tra la Cina e l’Australia, dal 1990 al 2025. E tornano anche il maestro taiwanese Hou Hsia-hsien con The Assassin (esordio attesissimo in un genere a lui inconsueto) e il giapponese Hirokazu Kore-eda con Umimachi Diary (dopo lo splendido Father and Son). Si parla anche di un possibile inserimento nei prossimi giorni di Apichatpong Wheerasethakul (la Palma d’Oro 2010): sarebbe il colpo finale per una rappresentanza asiatica sontuosa in Concorso.

Un’America sotto tono quest’anno? Lo si vocifera(va) da più parti. In realtà, per quanto ci riguarda, Gus Van Sant (The Sea of Trees) , Todd Haynes (Carol) e Denis Villenueve (che pur essendo canadese firma con Sicario un film di produzione americana), sono cineasti che ci hanno sempre sorpreso con i loro sguardi trasversali sul mondo, con i loro radicali punti di vista sulle cose e sul cinema. Ci aspettiamo molto.

L’esordiente di turno sarà l’ungherese Laszlo Nemes, già assistente di Béla Tarr, e quindi con un curriculum da altissima autorialità europea. Promossi in concorso anche gli sguardi glaciali del greco Yorgos Lanthimos e del norvegese Joachim Trier, oltre a Justin Kurzel che presenta il suo atteso Macbeth con Michael Fassbender e Marion Cotillard.

3Uncertain Regard è una sezione dalla quale esigiamo quegli sguardi “altri” forse un po’ troppo castrati altrove: grande notizia quella di Kiyoshi Kurosawa (Kishibe no tabi). E poi cineasti da India, Romania, Messico (molto atteso David Pablos che bilancia la grave assenza del Sudamerica dal Concorso), oltre al già citato Roberto Minervini con The Other Side. Un Fuori Concorso con i due grandi vecchi Woody Allen (Irrational Man) e George Miller (Mad Max: Fury Road) e le proiezioni speciali per Barbet Schroeder e per l’esordio di Natalie Portman dietro la macchina da presa. Insomma i “nomi” non mancano di certo: possiamo ribadire con Fremaux che Cannes è il “Festival più importante del mondo“, con un programma ancora una volta all’altezza della situazione. Certo: avremmo forse sperato di perderci in qualche fury road di genere in più, ma per quelle ci affidiamo volentieri al “vecchio” Mad Max. Appuntamento al 13 maggio per iniziare l’avventura.

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