#Venezia72 – Gianfranco Pannone racconta il piccolo esercito del Vaticano

Abbiamo intervistato Gianfranco Pannone, il documentarista italiano che con L’esercito più piccolo del mondo racconta un’istituzione secolare come la Guardia Svizzera

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Il documentario di Gianfranco Pannone L’esercito più piccolo del mondo ha suscitato nei giornalisti presenti all’incontro una sincera curiosità, forse perché un’istituzione misteriosa e secolare come la Guardia Svizzera risulta ad oggi un interessante anacronismo.

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Perché dei giovani poco più che ventenni decidono nel 2015 di entrare tra le fila di un esercito composto da 110 individui? Secondo quali criteri vengono selezionate le nuove leve? Da cosa nasce l’idea di girare un documentario su una tematica così particolare? In primo luogo Pannone spiega come l’idea non provenga da lui, ma gli sia stata commissionata dal monsignor Viganò, direttore del Centro Televisivo Vaticano, e che “lo Stato Vaticano voleva specificatamente un film sulle Guardie Svizzere, per restituirne un volto più umano. D’altronde sono spesso vissute come le belle statuine, vengono confuse dai turisti per attrazioni, come se fossero i centurioni di fronte al Colosseo”. Una volta iniziate le riprese, Pannone si è da subito stupito delle libertà che gli sono state concesse. “In otto mesi di riprese all’interno del Vaticano, non ho avuto nessun ostacolo, mi hanno concesso carta bianca. Le stanze del Papa erano off limits, ma questo non hanno avuto bisogno di specificarlo. Al Vaticano non è tutto spianato, ma non ho ricevuto nessun niet. Non mi è stato mai detto: non parlare di questo, o forse hanno un modo per dirtelo senza dirtelo”. E prosegue esprimendo i suoi dubbi iniziali: “io partivo con qualche piccolo pregiudizio. Pensavo di trovare rigidità, invece ho trovato una grande umanità, come d’altronde trovo in Papa Francesco. Mi ha molto colpito il fatto che dietro ad una facciata, ci sia tutt’altro. D’altronde a me interessa la persona, ed in René, come nella figura del Papa ho trovato questo. Il problema per me è come ti collochi nei confronti del mondo. Questa è una tematica che da sempre sento molto mia”.

Alla domanda su come abbia scelto i personaggi su cui focalizzarsi, Pannone risponde presentandoci le figure delle tre reclute, René, Leo e Michele: “René è un personaggio particolare, perfetto protagonista. È un intellettuale, è curioso, si pone domande. È al contempo credente e molto laico. Tra i suoi progetti futuri c’è anche quello di scrivere un libro sull’esperienza che sta vivendo con le Guardie Svizzere, mentre il ventunenne Leo è l’esatto opposto, in Svizzera faceva il guardaboschi, ed inoltre ha un volto dolce, infantile. Michele, svizzero italiano dalle origini lucane, stupisce perché nella scena del giuramento si comporta come il più tedesco dei tedeschi, come succede spesso agli immigrati”.

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