“L’idea del film nasce da una folgorazione. Stavo in macchina è all’improvviso il mio smartphone mi ha fatto ascoltare Il re fa rullare i tamburi, una canzone poca conosciuta di Fabrizio De Andrè. Il pezzo è una ballata medioevale in cui un marchese accetta di cedere la sua sposa al proprio Re per mantenere i suoi privilegi. Mi sembrava interessante raccontare una storia che sottolineasse come in mille anni non sia cambiato nulla.” Inizia con un riferimento alto e non scontato, l’incontro con il regista Giorgio Amato per la presentazione del suo piccolo film indipendente Il Ministro, una commedia satirica con Gianmarco Tognazzi e Fortunato Cellino.

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Più che una scontata critica comica sul malaffare, l’obiettivo di Amato, per ammissione, è leggermente più ambizioso: “Il focus della storia non è la corruzione, è un argomento che non considero centrale. Volevo raccontare la nostra subordinazione al potere e agli uomini che lo detengono. Ho vissuto delle serate molto simili a quelle raccontate nel mio film, con produttori che si prodigavano per esaudire tutti i sogni dei loro amici potenti. Sono situazioni assai diffuse in Italia. Il Ministro, si ricollega a questo clima di diseducazione civile. In qualche modo, soprattutto per lo spirito, è una sorta di seguito ideologico de I mostri di Dino Risi. Mentre scrivevo di getto la sceneggiatura ho ripensato molto all’episodio con Ugo Tognazzi che insegna al figlio il modo “giusto” di stare al mondo.“Amato ammette di essere stato molto fortunato nella scelta degli attori: “All’inizio avevo contattato altri interpreti, soprattutto perchè Gianmarco e Alessia non potevano per altri impegni lavorativi. Quando le riprese sono state posticipate, nell’emergenza, abbiamo avuto la fortuna di ritrovare gli attori perfetti per i ruoli che avevo scritto. Con Gianmarco Tognazzi o Edoardo Pesce si è creato un grande feeling e il set è stata un’esperienza fantastica. Anche Fortunato Cellino è stato bravissimo in scena, purtroppo con lui l’esperienza lavorativa non è stata un granché, ma non voglio parlare male degli assenti.”

Il regista ci tiene molto anche, a sottolineare il grande lavoro fatto dalla sua troupe, in quelle che non devono essere state condizioni facili: “Abbiamo lavorato in tre settimane, è stata una corsa contro il tempo. Se il film è venuto fuori cosi bene il merito è tutto degli attori, tutti splendidi, e dei miei collaboratori che hanno dato il cuore per il progetto.” Da questi ringraziamenti nasce per il regista anche l’opportunità di parlare di Cinema indipendente in Italia: “Io ho esordito al cinema a quaranta anni. Non voglio piangermi addosso ma nel nostro paese puoi fare cinema solo se te lo puoi permettere. Qui se fai un piccolo film nessun distributore ti da una mano. Neanche ti rispondono. E’ una situazione intollerabile e per questo sono ancora più fiero di essere riuscito, contro tutto, a portare il progetto a termine.” Per concludere, un solo, piccolo rimpianto. “Quando sono andato dalla truccatrice per vedere la parrucca di Gianmarco mi sono ritrovato davanti a queste fantastiche capigliature seicentesche e mi sono innamorato. Ho detto a tutti: quanto sarebbe bello girarlo in costume! Ecco, se avessi avuto un budget più consistente lo avrei ambientato nel seicento. La sceneggiatura sarebbe stata la stessa con piccole modifiche, ma l’impatto sarebbe stato più forte.”

Il film è distribuito dalla Europictures, dal prossimo 5 maggio in circa venti copie nei circuiti più importanti.

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