"A est di Bucarest" di Corneliu Porumboiu
È un po' come una fotografia, il film di Porumboiu, nella quale i più disparati piani temporali si intersecano e si sovrappongono l'uno all'altro, per parlare di destini e di memoria, di micro e macrostoria.

A est di Bucarest fa molto freddo. Dicembre è ormai arrivato e con lui si aspetta la neve, ma si sa, ormai le cose sono cambiate. Prima bastava aprire la porta per ritrovarsi davanti una città imbiancata, infreddolita sotto metri e metri di piccoli fiocchi dal peso leggero. Tutto era silenzioso e Babbo Natale poteva contare su uno sfondo perfetto per scendere giù, con la sua slitta carica di doni. Ora non nevica più e quell'uomo vestito di rosso, con renne al seguito e barba lunga, è andato in pensione, lasciandosi il passato alle spalle.
I ricordi però, quelli sì, rimangono. Magari un po' meno chiari, forse un po' malinconici, ma rimangono. E se la mente proprio non ce la fa a restituire fedelmente le immagini scattate anni prima, ci sono sempre le fotografie. Dentro e fuori dal tempo contemporaneamente, istantanee di un attimo dalla durata universale. Si può rimanere a fissarle per ore e riportare in vita ogni piccolo particolare, seppur ricoperto di una più recente nostalgia. È un po' come una fotografia, il film di Porumboiu, nella quale i più disparati piani temporali si intersecano e si sovrappongono l'uno all'altro, per parlare di destini e di memoria, di micro e macrostoria. I minuti si dilatano e le ore diventano giorni, anni. Come fumo l'odore del tempo satura le stanze, le riempie, avvolgendo tutto e tutti, tirando via dalle pareti lo squallore di una stanza senza futuro. Così é stato durante la rivoluzione dell'89, così torna ad essere per un giorno, carico di storie che superano i confini di ieri, oggi e domani, per godere di quell'aria rarefatta in cui annegano i ricordi.
Prima si sfogliano gli album personali, quelli della vita che accade ora tra quattro mura, che ha a che fare con il singolo e le sue peculiarità. Sola, la macchina da presa, si prende il merito di alternare piani verticali e orizzontali, creando un movimento composto e discreto, come di chi giri le pagine di un libro. Fotografie dentro fotografie, che moltiplicano i punti di vista, frammentando l'esperienza di una collettività in tanti sguardi. Poi la televisione, come filtro ulteriore, che trasforma la gente comune in eroi e poi di nuovo in miseri abitanti di un presente senza traccia di novità. Piani stretti, larghi, a fuoco, fuori fuoco: altri punti di vista. La televisione come la memoria, che rivede quanto è stato con occhi nuovi, dal potere distorcente.
Forse il passato può tornare, ogni giorno in una veste diversa. Forse la Storia Universale non esiste. Per ora è tornata la neve, portando con sé un silenzio che scalda e addormenta.
Titolo originale: A fost sau n-a fost?
Regia: Corneliu Porumboiu
Interpreti: Mircea Andreescu, Teo Corban, Ion Sapdaru.
Distribuzione: Istituto Luce
Durata: 89'
Origine: Romania, 2006