A German Life. La segretaria di Goebbels, di Krönes, Storm, Schrotthofer, Weigensamer

Presentato nella sezione “Concorso Documentari” del 28 Trieste Film Festival, il doc è l’inedita testimonianza di una silenziosa complice del Terzo Reich. In sala per la Giornata della Memoria

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L’ultracentenaria Brunhilde Pomsel, segretaria, stenografa e dattilografa di Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda nazista nonché uno dei più stretti collaboratori di Adolf Hitler, si racconta per la prima volta ricalcando il ricordo di un’epoca brutale pervasa dall’ipocrisia di un ceto medio sedotto dal Terzo Reich, dalle sue vaghe promesse e da quel tragico silenzio/assenso che pervase il suo mondo.

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Il film documentario di Christian Krönes, Olaf S. Müller, Roland Schrotthofer e Florian Weigensamer arriva nei cinema nella Giornata della Memoria, dopo l’anteprima nazionale al 28esimo Trieste Film Festival.

«In poche parole quello che stiamo per presentarvi è la banalità del male»: questo il breve e immediato messaggio che ci ha inoltrato alla visione del film nell’ambito del Festival triestino, una proiezione preceduta dal commento di uno dei suoi autori che fin dal principio esplica il valore di una testimonianza che ha dell’insolito: raccontare la storia non per voce di chi l’ha subita, ma dal punto di vista di chi ne è stato complice e seguace, di coloro che hanno distolto lo sguardo.
La signora Pomsel, che al momento delle riprese aveva 103 anni, espone con incredibile e profonda lucidità gli anni della giovinezza, del mondo che si stava rivoltando a sua insaputa e la crisi economica e lavorativa che la portarono ad iscriversi al Partito con la promessa di un futuro migliore.
«Ero così stupida, così superficiale. Pensavo solo a me stessa».
Una frase ricorrente nel corso del suo racconto ma lontana dal voler palesarsi come mera giustificazione: la fluidità della storia da lei narrata, il ricorso sommario e continuo alla vita di una semplice ragazza tedesca alla ricerca di una propria tranquillità è specchio di un vivere quotidiano che apparteneva a tutti, di un quadro generale fatto di piccole speranze che non hanno nulla a che vedere con ciò che ne sarebbe successivamente emerso.
La recessione di una nazione che vedeva fiducia nell’insorgere di un nuovo partito, senza porsi troppe domande in merito a cosa questo avrebbe comportato, la possibilità di una prospettiva lavorativa ottimale: un fulcro storiografico vissuto con totale e semplice inconsapevolezza, in una sfera emotiva fatta di amori e amicizie di sempre, compresa una ragazza di origine ebraica, sua grande confidente, che sarebbe poi stata vittima dei campi di concentramento.
Evidente il rammarico nelle parole della Pomsel, tanto quanto la frivolezza nel commento al fascino del suo capo Goebbels e all’ascendente che esso determinava, vissuto e descritto con l’immedesimarsi nella ragazza semplice che era. Una ragazza traviata dalla sua stessa leggerezza e che ne avrebbe pagato parte delle conseguenze, dagli ultimi paradossali momenti nel bunker-rifugio del Fuhrer fino alla successiva prigionia sovietica.
Un insieme filmico che si determina in un apparato che passa dalla testimonianza della Pomsel a spezzoni di filmati di archivio di propaganda o denuncia, in un continuo alternarsi visivo, sempre in un bianco e nero onnipresente che diviene sinonimo della stessa corrente storica a cui appartiene il racconto della protagonista. Uno studio congeniale dell’immagine ben delineato che sembra scrutare e voler risaltare ogni singola traccia del viso della donna-testimone, come una mappa oscura impressa in ogni ruga a simbolo della storia in essa celata della quale l’appartenenza è oggettiva, reale ed eternamente vivida.
A German Life non è solo un documentario. E’ una visione che deve appartenere a tutti noi, come straordinario monito per una generazione presente e futura che non dovrà mai più ‘distogliere lo sguardo‘.

Titolo originale: A german life
Regia: Christian Krönes, Olaf Storm, Roland Schrotthofer, Florian Weigensamer
Distribuzione: Feltrinelli Real Cinema, Wanted Cinema
Durata: 114′
Origine: Australia, 2016

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