A Starting Point: come Chris Evans vuole cambiare la politica americana

Tutorial di 30 secondi affidati ai politici USA; roundtable in streaming, una piattaforma e un canale instagram: come Capitan America vuole riavvicinare la generazione Z al dibattito politico

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Va avanti da ormai più di un anno uno degli esperimenti politici più interessanti mai sperimentati da un personaggio del mondo del cinema e in particolare di un mainstream come quello Marvel. “A Starting Point” è, come dice il suo nome, soltanto l’inizio di quello che sembrerebbe essere il piano di Chris Evans. Svestiti i panni di Steve Rogers, l’attore americano sembrerebbe voler diventare per l’America un simbolo non più soltanto dietro lo schermo. Esattamente come il personaggio che lo ha reso famoso, Evans vorrebbe dedicarsi anima e corpo al miglioramento di quello che è un paese così politicamente controverso come gli Stati Uniti. Sfruttando sicuramente la notorietà che ha acquisito con i numerosi cinecomic a cui ha partecipato ha deciso di portare l’influenza che i personaggi del mondo del cinema inevitabilmente hanno sul loro pubblico ad un livello successivo, per creare qualcosa di inedito, che vada oltre alla semplice sponsorizzazione di eventi o campagne sui social media.

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Se è vero che da anni Evans si espone pubblicamente su Twitter, in maniera esplicita, prima contro Trump e poi pro-Biden, un passaggio così rappresenta una chiara dimostrazione di quanto le star del cinema siano di fatto spesso molto più “politiche” di quanto si creda. Evans ha pensato a qualche cosa di realmente importante e necessario per il pubblico votante americano, di cui lui stesso fa parte. Eppure ovviamente si colloca a metà fra un semplice cittadino che si reca alle urne ed un influencer in grado di raggiungere milioni di persone su tutto il pianeta, senza però far parte in maniera diretta della sfera politica. Da questa posizione privilegiata, ha creato insieme all’attore, regista e produttore Mark Kassen (con il quale Evans ha lavorato sia in Puncture che in Before We Go) e all’imprenditore di origini iraniane Joe Kiani, questa piattaforma online denominata appunto “A Starting Point”, sulla quale sono raccolti brevi video in cui esponenti politici americani, sia democratici che repubblicani (molto spesso in totale disaccordo), rispondono a domande su diverse tematiche. Il sito è molto curato e diretto, con un’interfaccia decisamente user friendly, proprio perché il suo scopo è quello di connettere gli elettori alla senza bisogno di alcun tipo di intercessione dei media. Una sorta di nuovo luteranesimo politico, dove sono i social a sostituire la Bibbia del fedele.

Uno degli scopi principali che Evans e il suo team si sono posti è quello di coinvolgere la generazione Z molto più di quanto le giovani generazioni siano mai state coinvolte. Visto il considerevole aumento di affluenza alle urne da parte degli elettori fra i 18 e i 29 anni nelle elezioni presidenziali del 2020 (55% contro il 44% del 2016) sembra che questi potrebbero essere fra i fruitori più interessati di “A Starting Point”. Inoltre interessante è come, visto che questo aumento ha interessato particolarmente i 18/19enni, questo trend sarà probabilmente destinato a crescere alle prossime elezioni non appena accederà al voto un’altra fascia di giovanissimi. Come sottolinea Newsweek, con il quale Evans ha iniziato una collaborazione dedicata alla Gen Z (che ha portato ad esempio a questa roundtable) la fascia d’età fra i 10 e i 25 è stata da sempre ignorata dai politici. Le giovani generazioni non accedono alla politica tramite i media tradizionali ormai da anni, ed è proprio per questo che “A Starting Point” potrebbe rappresentare in questo senso un punto di svolta.

Le motivazioni che hanno spinto Evans verso la creazione di “A Starting Point” sono quelle di un qualsiasi cittadino che si sente distante dalla realtà politica ma soprattutto che si sente confuso dalla quantità enorme di informazioni contrastanti che appaiono facendo una semplice ricerca Google, come spiega lo stesso Evans nella sua presentazione del progetto. L’attore spiega di essersi chiesto come poter fare in modo di avere risposte chiare e dirette degli esponenti politici senza dover trovarsi davanti a troppe e poco chiare informazioni. “Si possono trovare video che in 30 secondi ti spiegano come si fa quasi qualsiasi cosa, ma nella politica questo non esiste e mi sembrava davvero urgente.” Inoltre la politica è sempre sembrata ad Evans “molto lontana da quello che importava a me”, motivo per il quale tramite la piattaforma è possibile in pochi minuti conoscere l’opinione su tantissimi temi, anche molto diversi fra loro, da quelli che sono i rappresentanti di un’enorme quantità di persone, soprattutto se si pensa all’estensione (e alle diversità culturali) degli Stati Uniti. Questo collegamento diretto è fondamentale anche se si pensa al fatto che i politici coinvolti non stanno puntando (almeno nel vicino futuro) all’elezione, visto che già in possesso di poltrona, per cui ogni rischio di pesante demagogia dovrebbe essere piuttosto facilmente schivato. E questo rappresenta un enorme passo avanti rispetto alla miriade di interviste politiche con poca onestà rilasciate ai media americani nel periodo vicino alle elezioni (che siano essere cittadine o nazionali).

L’account Instagram di “A Starting Point” è molto attivo e conta 161mila follower e presenta spesso commenti di un pubblico molto attento. Ogni giorno vengono pubblicati video e post informativi. Di pochi giorni fa è ad esempio un’intervista con Leon Panetta, italoamericano direttore della CIA durante l’amministrazione Obama. Siamo per caso di fronte ad una nuova frontiera della politica? Per sapere quanto in là si spingerà Chris Evans nel suo progetto di rivoluzione mediatica ce lo potrà dire soltanto il tempo, ma senza dubbio il confine fra il primo vendicatore di casa Marvel e l’uomo che gli ha prestato il volto si sta assottigliando sempre di più. D’altronde in un mondo dove a fare politica sono sempre più spesso i blockbuster che i politici stessi, “A Starting Point” rappresenta davvero, letteralmente, un punto di partenza da cui osservare il cambiamento epocale in corso nello storytelling politico contemporaneo.

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